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01/10/2025

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I giovani cambiano lavoro in fretta: ecco perché

Marco Cerasa (Randstad): ambizione e flessibilità guidano le scelte professionali della Generazione Z



Il 37% dei lavoratori italiani della Generazione Z prevede di rimanere nell'azienda attuale al massimo per un anno (rispetto al 28% dei Millennials, al 13% della Generazione X e al 19% dei Boomers); il 25% per 1-2 anni; l'11% per 3-5 anni. Solo il 17% prevede di rimanerci per sempre, contro il 30% della Generazione X che esprime questa intenzione. Tuttavia, un periodo breve di permanenza non significa visione a breve termine: i giovani cambiano lavoro più frequentemente soprattutto per ambizione. Dopo lo stipendio, i lavoratori della Gen Z affermano che è la mancanza di avanzamento di carriera il principale fattore a spingere per lasciare il posto di lavoro. E l'87% considera sempre o spesso obiettivi a lungo termine quando valuta un nuovo ruolo. La generazione dei nati tra il 1997 e il 2007 sta costruendo la carriera a modo suo, cercando percorsi di sviluppo chiari, flessibilità, programmi di formazione basati anche sull'AI e un lavoro in linea con i propri valori.


L'indagine Randstad Workmonitor Pulse

È quanto emerge dal Randstad Workmonitor Pulse, l'indagine globale di Randstad su 11.250 lavoratori di tutti i settori in 15 paesi, tra cui 750 intervistati in Italia. La ricerca ha analizzato i fattori chiave che determinano il comportamento e l'inclinazione al lavoro della Gen Z, che oggi rappresenta il 23% della forza lavoro globale. Per i giovani italiani, si affaccia sempre più l'era del "lavoretto secondario". Potendo scegliere, oltre metà di lavoratori della Gen Z preferirebbe un tipo di lavoro diverso dal classico tempo pieno: solo il 22% opterebbe per il full time (per Boomers e Gen X si arriva quasi al 30%) e ben il 19% affiancherebbe al full time un'attività extra o comunque un'entrata economica aggiuntiva. Un quarto vorrebbe un part time, con varie formule (il 9% un solo contratto a tempo parziale, il 7% con un'attività extra, un altro 9% più contratti part time). Mentre il 14% preferirebbe essere un lavoratore autonomo, il 13% avere contratti temporanei, il 7% da free-lance.

L'attitudine al cambiamento continuo della generazione "un anno, un lavoro" porterà a una crescente mobilità lavorativa e la necessità di strategie di talent retention e attraction sempre più rapide e flessibili. I fattori principali di fidelizzazione a lungo termine per i giovani sono la retribuzione con il 42% di preferenze (al primo posto come per le altre generazioni, ma con percentuali inferiori), poi i giorni di ferie con il 24% (così importante solo per la Gen Z) e al terzo posto a pari merito la flessibilità di orario (21%) e le opportunità di carriera (21%).

L'impatto dell'AI


Entrare nel mondo del lavoro per i membri della Gen Z significa entrare in contatto con l'AI. La maggior dei giovani riconosce il suo potenziale come strumento per migliorare sé stessi e la propria attività; il 79% della Generazione Z impara utilizzando gli strumenti dell'AI, molto più di qualsiasi altra generazione; il 61% è entusiasta delle possibilità della nuova tecnologia.

"I risultati del Workmonitor Pulse mostrano chiaramente le differenze nelle esigenze e motivazioni della Gen Z rispetto alle altre generazioni - dichiara Marco Ceresa, Group CEO Randstad -, che sono da comprendere a fondo per migliorare le strategie di talent retention e attraction delle organizzazioni. I lavoratori più giovani evidenziano una maggiore attitudine al turnover, ma anche una mentalità più orientata al futuro. Entrano nel mercato del lavoro con ambizione, fiducia e desiderio di crescere, ma sono aperti a esplorare forme diverse rispetto al lavoro tradizionale a tempo pieno. Oltre alla retribuzione, guardano un ventaglio di fattori nella scelta dell'impiego ideale, in cui appaiono sempre imprescindibili flessibilità e equilibrio con la vita personale".

Fattori di fidelizzazione

La priorità più frequentemente indicata dagli intervistati per rimanere in azienda è ricevere il giusto livello di retribuzione. La Generazione Z (42%) la valuta leggermente meno rispetto ai Millennial (43%) e decisamente meno della Generazione X (57%). La flessibilità dell'orario di lavoro è stata indicata come priorità principale dal 21% degli intervistati, seguita a breve distanza dalla flessibilità del luogo di lavoro al 15%. Tra la Generazione Z, i fattori meno prioritari - ciascuno selezionato solo dal 2% come primo - sono avere più tempo per le proprie passioni e aumentare l'occupabilità attraverso competenze pertinenti.


Motivi di abbandono

Il 37% della Gen Z prevede di rimanere nella propria azienda attuale solo fino a 12 mesi (contro il 28% dei Millennial, il 13% della Gen X e il 19% dei Baby Boomer); il 25% di loro prevede di rimanerci per i prossimi 1-2 anni. Tra i giovani che hanno indicato l'intenzione di abbandonare il lavoro entro il primo anno, la bassa retribuzione è la motivazione maggiore, indicata nel 38% dei casi (contro il 33% medio delle altre generazioni), seguita da limitate opportunità di avanzamento di carriera al 18% e da mancanza di flessibilità dell'orario di lavoro al 12%.
Attitudini e coinvolgimento

La Gen Z ha una mentalità più orientata al futuro, con l'85% che considera sempre o spesso gli obiettivi di carriera a lungo termine quando valuta un potenziale cambio di lavoro, una percentuale superiore a qualsiasi generazione più anziana. Il 58% della Gen Z si sente pienamente motivato e coinvolto nel proprio ruolo attuale, una percentuale inferiore rispetto ai Boomer (73%) e alla Gen X (65%). I più giovani mostrano una maggiore disponibilità a scendere a compromessi sui valori in cambio di benefici tangibili: il 60% della Gen Z sarebbe disposto a lavorare per un'azienda i cui valori non corrispondono pienamente ai propri se la retribuzione e benefit fosse interessanti.


Competenze e AI

In media, l'80% degli intervistati si sente sicuro della propria capacità di acquisire rapidamente le competenze necessarie per un lavoro; per la Gen Z questa percentuale è leggermente inferiore (74%). La Gen Z impara attraverso molteplici canali: non solo formazione on the job, ma anche spunti da colleghi e mentor, opportunità di training specifiche quando necessarie per il proprio ruolo, con uno stile di apprendimento adattivo, incentrato sull'esperienza e sulla necessità pratica. Strumento fondamentale per l'upskilling personale è l'AI: il 79% della Generazione Z impara utilizzando gli strumenti dell'AI, molto più di qualsiasi altra generazione. In generale la nuova tecnologia è percepita in maniera positiva, con il 61% che si dice entusiasta del potenziale dell'AI sul lavoro e il 57% che la utilizza già per la risoluzione dei problemi (rispetto al 47% dei Millennials e al 44% della Gen X).


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