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01/10/2025

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La dipendenza digitale mette a rischio l'Europa: ecco perché è allarme

Hentzen (Stormshield): la sovranità digitale europea è a un bivio, servono azioni concrete per l'indipendenza strategica

L'Unione Europea si confronta oggi con una questione cruciale: la difesa della propria sovranità digitale. Un recente studio di Cigref rivela che ben l'80% della spesa europea in software e servizi cloud professionali, quantificata in 265 miliardi di euro, viene indirizzata verso aziende statunitensi. Questa marcata disparità solleva serie preoccupazioni riguardo alla perdita di controllo su strumenti considerati essenziali per l'autonomia strategica, la continuità economica e la sicurezza nazionale.
Questa dipendenza non è più sostenibile: occorre agire con decisione, mettendo in sicurezza lo scambio di dati, sviluppando infrastrutture certificate, padroneggiando le tecnologie di crittografia e rafforzando la governance collettiva sui dati, ha dichiarato Pierre-Yves Hentzen, Presidente e CEO di Stormshield. La mancanza di sovranità tecnologica espone infatti i Paesi europei a pesanti conseguenze, tra cui una maggiore dipendenza da fornitori esterni, un potenziale incremento dei costi per componenti critici fino al 4.000%, vulnerabilità lungo le catene del valore e il rischio di spionaggio o ingerenze esterne.

Particolarmente gravi sono le minacce alla cybersicurezza: i dati di imprese e istituzioni europee, anche in settori sensibili come difesa, energia e industria, sono soggetti a normative extraeuropee come il Cloud Act statunitense. Questo ha un impatto diretto sulla sicurezza, la competitività e l'autonomia strategica del continente.
Per contrastare tale situazione, l'Unione Europea ha avviato una strategia articolata su più fronti. Sul piano normativo, strumenti come il GDPR, il Cyber Resilience Act e lo schema di certificazione europea EUCC mirano a gettare le basi per un'economia digitale più sovrana. La cooperazione tra gli Stati membri, inoltre, facilita la condivisione di informazioni e l'adozione di standard comuni, potenziando la capacità di risposta agli incidenti. In parallelo, la Commissione Europea ha stanziato oltre 7,3 miliardi di euro nell'ambito del programma Horizon Europe 2025, destinandone 1,6 miliardi allo sviluppo dell'intelligenza artificiale. Questi fondi supporteranno la ricerca e l'innovazione in aree chiave quali la cybersicurezza, il cloud e il calcolo quantistico.

L'Europa sta muovendo passi importanti, ma troppo spesso si ferma agli annunci. Non basta parlare di ?campioni europei', servono azioni concrete e misure più assertive, ad esempio la valutazione di una preferenza per soluzioni europee negli appalti pubblici, ha evidenziato Hentzen.
Le imprese e le istituzioni europee sono chiamate a compiere scelte consapevoli per mantenere il controllo sui dati e mitigare i rischi geopolitici e tecnologici. Ciò implica l'adozione di soluzioni conformi agli standard europei, bilanciando in modo oculato criteri di sicurezza, interoperabilità e tracciabilità dell'origine. A tal fine, le certificazioni di cybersicurezza rilasciate da autorità europee, come l'ANSSI in Francia, rivestono un'importanza sostanziale. Queste certificazioni generano fiducia attraverso audit completi del codice sorgente, verifiche contro backdoor, test di robustezza e un controllo meticoloso dell'intera catena di produzione.

Non solo. Per consolidare la sovranità digitale, è fondamentale investire in partnership tecnologiche, sostenere università e start-up, e formare e trattenere talenti digitali in Europa tramite programmi adeguati e salari competitivi. Al contempo, la protezione dei valori europei, dalla privacy all'etica dell'AI, può trasformarsi in un tangibile vantaggio competitivo su scala globale.
Di fronte a tensioni geopolitiche crescenti e minacce digitali sempre più complesse, la sovranità digitale deve diventare il cuore delle decisioni europee in materia di innovazione e regolamentazione, ha concluso Hentzen.


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