Draghi: fate presto?
Mentre la Francia diventa un problema enorme e la Germania non scherza, dobbiamo registrare che Christine Lagarde farà "whatever it takes", c'è un dilemma Draghi che coinvolge l'Europa.
L'ex Presidente del Consiglio dei Ministri a Bruxelles ha lanciato un avvertimento netto: senza una risposta di nuova velocità, scala e intensità, l'Europa rischia di perdere insieme competitività e sovranità, perché "l'inazione minaccia la nostra stessa sovranità" e il "business as usual" non è più sostenibile.
L'ex presidente BCE ha accusato la lentezza dei governi e la frammentazione regolatoria di paralizzare decisioni e investimenti, chiedendo di produrre risultati in mesi, non anni, con azioni coordinate a livello europeo su tecnologie strategiche, energia e difesa. Il messaggio è rivolto a un'UE che, a un anno dal suo rapporto, non ha colmato i gap e resta esposta a shock esterni, tra dazi USA e un'industria cinese sempre più competitiva.
Draghi descrive un modello di crescita in deterioramento: crescita debole, costi energetici elevati e dipendenze critiche che limitano la capacità di risposta, con il gas europeo che resta molto più caro rispetto agli Stati Uniti, zavorrando l'upgrade tecnologico dell'industria. La fotografia "un anno dopo" è peggiorata: vulnerabilità in aumento, assenza di un percorso chiaro per finanziare gli investimenti, e obiettivi industriali (come il 2035 auto) basati su presupposti che non si sono materializzati.
Per Draghi serve concentrare risorse su innovazione avanzata, decarbonizzazione pro?crescita e sicurezza economica, usando leve comuni per scalare settori chiave e rimuovere barriere nel mercato unico che bloccano startup e capitali. Passo cruciale è considerare un nuovo debito comune per progetti comuni, o cooperazioni rafforzate tra "volenterosi", così da mobilitare capitali privati e superare la frammentazione nazionale.
Il bivio è tra ambizione e marginalità: o l'UE accelera con decisioni rapide, standard snelli e investimenti condivisi, oppure resterà schiacciata nella nuova geoeconomia tra Washington e Pechino, con un mercato interno troppo lento per reggere la corsa globale.
In una frase: servono unità, urgenza e scala per riportare al centro la competitività e difendere la sovranità economica europea.
Che piaccia o no, che le sue idee siano condivise o no, le sue parole pesano molto.
Moltissimo.