Il futuro è incerto: quattro scenari che ridefiniranno la geopolitica globale
Cooney (Capital Group): l' i quattro percorsi che la politica internazionale potrebbe intraprendere nel prossimo futuro, tra isolamento economico e nuove alleanze
Il mondo si trova a un punto di svolta geopolitica, con gli Stati Uniti, pilastro tradizionale dell'ordine globale, che riconsiderano i propri impegni. Sebbene i primi segnali di disgregazione siano emersi dopo la crisi finanziaria del 2008, le amministrazioni americane successive, inclusa quella del Presidente Biden, avevano finora cercato di preservare lo status quo tramite alleanze consolidate. Questa traiettoria ha subìto una deviazione significativa con l'avvento del secondo mandato del Presidente Trump, la cui amministrazione ha manifestato una svolta strategica basata sul riequilibrio della spesa per la difesa e sulla revisione dei sistemi commerciali e finanziari.

Questa mutazione strategica è destinata a lasciare un'impronta duratura, a prescindere dalle future evoluzioni politiche negli Stati Uniti. Abbandonando strumenti di soft power, Washington potrebbe delegare ad altre potenze la realizzazione dei propri obiettivi. Nel frattempo, nazioni come la Cina e la Russia, da tempo critiche verso l'ordine liberale a guida occidentale, utilizzano la loro forza economica e militare per plasmare le dinamiche globali a proprio vantaggio. Nonostante molti paesi europei continuino a sostenere i diritti umani e i valori democratici, l'assenza di una leadership statunitense coerente rende più difficile presentare questi ideali come universalmente coesi.
Per comprendere questo futuro incerto, è utile analizzare l'ordine globale attraverso due assi principali: il potere economico e quello militare. Sul fronte economico, il mondo potrebbe oscillare tra negoziazioni tattiche e un isolamento crescente. In uno scenario di negoziati, i dazi fungono da leva gestibile, i flussi di capitale rimangono robusti e le catene di fornitura globali si adattano tramite il friendshoring, ovvero la delocalizzazione verso paesi amici o alleati. Al contrario, un mondo che si chiude è segnato dal fallimento dei negoziati, dazi permanenti, blocchi commerciali di ritorsione, gravi interruzioni nel movimento di beni e capitali, e una minaccia accresciuta allo status del dollaro come valuta di riserva globale.
Dal punto di vista militare, lo spettro spazia da alleanze storiche e deterrenti strategici a dimostrazioni di influenza più aggressive. In contesti di cooperazione globale, simili al panorama internazionale degli ultimi settanta anni, alleanze come l'Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO) mantengono stabilità, i conflitti si risolvono attraverso l'impegno multilaterale e la diplomazia assume un ruolo centrale nella mitigazione delle tensioni. In tale ambiente, i leader adottano un approccio più moderato alle rivendicazioni internazionali e gli Stati Uniti promuovono la de-escalation e il dialogo.
In uno scenario meno collaborativo, le grandi potenze potrebbero invece affermare i propri interessi con mezzi più diretti, come l'occupazione di aree strategiche, l'intensificazione di dispute regionali e un aumentato rischio di proliferazione delle armi. In un simile contesto, l'efficacia delle istituzioni multilaterali, come le Nazioni Unite, potrebbe essere messa in discussione, ricordando periodi storici in cui le strutture di governo globali faticavano a mantenere la propria influenza.
Queste dinamiche si combinano, delineando quattro distinti esiti geopolitici che comportano implicazioni profonde per la stabilità globale, l'integrazione economica e le norme che regolano l'impegno internazionale.
Il primo è lo scenario di Battaglia commerciale, contraddistinto da dazi elevati, restrizioni all'esportazione di tecnologia e altre misure protezionistiche che accelerano l'isolamento economico e la riorganizzazione delle filiere. Gli Stati Uniti collaborano con altri paesi per mitigare i rischi e diversificare le proprie economie, mentre grandi potenze come gli Stati Uniti e la Cina si confrontano sul piano tecnologico e commerciale.
Un altro scenario è quello dei Grandi accordi, dove la diplomazia prevale e le alleanze resistono. Mini accordi commerciali potrebbero soddisfare il Presidente Trump, con moderati aumenti dei dazi. Gli Stati Uniti si riavvicinano alla NATO e all'Europa, e le tensioni tra USA e Cina rimangono gestibili. Questo è il contesto più favorevole e generalmente ha un impatto positivo sui mercati azionari e sull'economia.
Lo scenario delle Grandi potenze vede il riconoscimento delle sfere d'influenza regionali, evitando conflitti diretti. Le minacce commerciali si attenuano e persiste una divisione ordinata dei poteri. Questa configurazione richiama l'epoca degli imperi, in cui le grandi potenze coloniali dividevano il mondo in sfere d'influenza, vincolate da patti reciproci di non aggressione.
Infine, il Nazionalismo assertivo rappresenta il caso più inclemente, caratterizzato da una guerra commerciale globale e da un maggiore ricorso alla forza per gestire gli aspetti di sicurezza, con il potenziale rischio di scontri militari tra le grandi potenze. Prevedibilmente, questo avrebbe effetti negativi sui mercati e sulle economie.
Le implicazioni macroeconomiche si riflettono in questi quattro scenari, definiti dalle dinamiche geopolitiche ed economiche. La prospettiva più critica, il Nazionalismo assertivo, implica l'assenza di crescita, tassi di interesse prossimi allo zero, un forte deficit fiscale e un dollaro più debole, mentre valute concorrenti e l'oro guadagnano terreno.
Lo scenario della Battaglia commerciale potrebbe creare condizioni che preludono a un contesto di stagflazione. L'aumento dei dazi potrebbe contribuire a pressioni inflazionistiche, spingendo la Federal Reserve ad aumentare i tassi di interesse nonostante una crescita modesta, un'elevata disoccupazione e un significativo deficit fiscale.
Nello scenario del Ritorno delle grandi potenze, i governi gestiscono ingenti deficit fiscali e tollerano un'inflazione elevata, privilegiando l'influenza geopolitica e il controllo regionale. Nonostante queste pressioni, la crescita globale mantiene una certa resilienza, supportata da un commercio a blocchi e da investimenti strategici.
Lo scenario dei Grandi accordi prevede un contesto globale più stabile, in cui la diplomazia prevale, la crescita rimane relativamente solida, l'inflazione si mantiene moderata e il dollaro conserva la sua forza