Vino e Cultura: un progetto agricolo rivoluzionario nel cuore della Sicilia
Carbone (Serra Ferdinandea): nasce la prima cantina urbana che unisce produzione vinicola ed eventi culturali
"Un luogo di produzione di vino e uno spazio culturale progettato per ospitare eventi, favorire il dialogo e celebrare la ricchezza del territorio siciliano". Chi ci parla è Cecilia Carbone, poliedrica giovane manager con un forte dna internazionale, dal 2018 impegnata nel dare forma e anima a un bellissimo progetto agricolo. Unico non c'è dubbio, nel suo genere. "Ho la fortuna di aver vissuto, studiato e lavorato in diverse parti del mondo, acquisendo da tutti i luoghi, le persone e le culture che ho conosciuto qualcosa di unico e di speciale. Che anche in questa nuova dimensione riesco a riscoprire e valorizzare" racconta con un perfetto mix di determinazione e immaginazione.

La cantina di Serra Ferdinandea
Stiamo parlando di La Cantina di Serra Ferdinandea - nel panorama vinicolo di Menfi - la prima cantina urbana della zona. Situata al cuore della città, la struttura non solo mantiene la sua originaria funzione produttiva ma vuole essere un punto di incontro culturale e sociale che rispecchia l'immagine e i valori di Serra Ferdinandea, progetto composito che include agricoltura, cultura e protezione della natura. "Serra Ferdinandea si estende su un territorio di circa 110 ettari tra 400 e 450 mt di altitudine tra boschi, vitigni e macchia mediterranea tra Sciacca e Sambuca di Sicilia, non lontano dal mare e dal Monte Kronio" ci spiega. Qui, nel 1831, emerse e velocemente scomparve, sprofondando di nuovo nei fondali marini, la leggendaria Isola Ferdinandea: contesa da italiani e francesi, l'"Insula in mari nata" nacque da una catena di vulcani sottomarini che si estendono sotto il Canale di Sicilia e ispirò, tra gli altri, scrittori come Verne, Pirandello e Camilleri. Per chi conosca la Sicilia siamo in un autentico paradiso, ricco di storia e tradizioni forti ma, al tempo stesso, dolci e sensuali.
Un'azienda ideale, dove l'agricoltura è espressione dell'armonia e della bellezza della natura e dove l'antico concetto di organismo agricolo di sussistenza trova un nuovo significato, con un occhio al futuro e alla responsabilità di un'agricoltura sostenibile rispettosa del territorio.
Il dominio agricolo di Serra Ferdinandea si estende su 110 ettari, di cui 17 di vigneto già impiantato con varietà Grillo, Sauvignon Blanc, Syrah e Nero D'Avola (20 ettari addizionali verranno piantati nel prossimo biennio), 10 ettari dedicati alla coltura dei ceci, dei fichi bianchi e dell'antico grano Perciasacchi, 60 ettari di bosco e macchia mediterranea, 50 arnie per la produzione di miele millefiori da ape nera sicula e 10 mucche. Risalendo dal mare verso le colline, a Serra Ferdinandea il paesaggio cambia e diventa quasi montuoso, alternando prati e creste rocciose che assumono la conformazione a "sella", in dialetto siciliano "serra": un sistema collinare nato tra due formazioni montuose rocciose, prevalentemente calcaree.
Agricoltura biodinamica e vini d'eccellenza
"Tutte le coltivazioni seguono i princìpi dell'agricoltura biodinamica. Un valore assoluto che connota le nostre produzioni" chiosa Cecilia. I vini - inutile ricordarlo - sono una vera eccellenza. "Le scelte varietali sono coerentemente ricadute su varietà autoctone siciliane con Nero d'Avola e Grillo, e francesi con Syrah e Sauvignon Blanc a sigillare l'unione imprenditoriale tra Sicilia e Francia". Ci siamo dimenticati di ricordare che Serra Ferdinandea nasce dalla collaborazione tra le famiglie Oddo e Planeta, entrambe attive nel mondo vitivinicolo rispettivamente in Francia e in Sicilia, per dare vita a un progetto imprenditoriale e culturale innovativo che rappresentasse l'unione - simbolica e fisica - tra i due paesi in un luogo speciale.

La produzione conta complessivamente circa 40.000 bottiglie e si concentra su tre vini Sicilia DOC, espressione della contaminazione tra uve autoctone e alloctone: un bianco, composto da Grillo e Sauvignon Blanc, un rosato e un rosso composti da Nero d'Avola e Syrah" ci erudisce con molta simpatia Cecilia. I vini, tuttavia, vista la configurazione del terreno e la straordinaria posizione climatica, non sono la sola eccellenza. "Abbiamo anche una linea di prodotti alimentari composta da pasta, farine e legumi di antiche varietà locali, e miele di ape nera sicula. La pasta e la farina sono di grano Perciasacchi, una antica varietà di grano il cui nome deriva dalla forma del chicco in grado di bucare i sacchi di juta nei quali veniva trasportato in passato. Proveniente dalla famiglia dei grani turanici, coltivati nella regione Khorasan nel nord est dell'Iran da millenni, il Perciasacchi nel tempo si è diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo, trovando condizioni particolarmente favorevoli nel sud Italia. Viene coltivato in collina, in campi abbastanza ventilati e freschi evitando del tutto gli antiparassitari, anche quelli consentiti dalla coltivazione biologica. A questi si aggiungono i ceci e la farina di ceci della varietà Sultano, un'antica varietà anticamente usata per essere trasformata in farina grazie alla tenacia e alla compattezza del frutto. La Sultano è una cultivar del "cicer arietinum", pianta erbacea annuale della famiglia delle leguminose originaria del Medio Oriente e coltivata da tempo immemore in tutto il bacino del Mediterraneo. Presenta una buccia sottile che la rende estremamente digeribile. Infine il miele millefiori viene da ape nera sicula, specie autoctona dell'isola, nel pieno rispetto della biodiversità della fauna locale disponibile a partire dal 2023" chiosa.
Mercati e visione futura
La produzione è destinata prevalentemente al mercato siciliano e nazionale e tocca anche alcuni importanti mercati internazionali quali gli Stati Uniti, Nord Europa e alcuni Paesi asiatici.
Guardando al futuro la sfida è di proseguire nella conservazione del patrimonio agricolo e vitivinicolo, mettendo sempre al primo posto i valori e la tradizione di questa terrà. "Siamo ancora giovani ma guardiamo al vino di qualità e al forte radicamento con il territorio quale patrimonio di salvaguardare e far conoscere. Ci rivolgiamo ai nuovi consumatori, quelli che cercano emozioni e storie dentro una bottiglia e che si avvicinano al vino partendo dall'etichetta e dal territorio in cui nasce" chiosa Cecilia. Se questa è la rotta, stiamo pur certi che la navigazione ci riserverà ancora molte interessanti novità.
Federico Unnia
Aures Strategie e politiche di comunicazione