Tassi zero e QE: la ricetta che potrebbe liberare 12 miliardi per le imprese italiane
ReportAziende.it: una politica monetaria espansiva genererebbe 150.000 nuovi posti di lavoro e ridurrebbe i costi finanziari di 8,5 miliardi annui
Una svolta nella politica monetaria della Banca Centrale Europea potrebbe rappresentare la chiave di volta per il rilancio dell'economia italiana, con benefici tangibili per migliaia di imprese. Secondo un recente studio di ReportAziende.it, l'adozione di misure espansive - in linea con la proposta del vicepremier Tajani - libererebbe risorse per 12,2 miliardi di euro in nuovi investimenti, creerebbe oltre 150.000 posti di lavoro e alleggerirebbe il carico finanziario delle aziende di 8,5 miliardi all'anno.
La ricerca ha simulato gli effetti di un pacchetto di interventi che include tassi d'interesse a zero, un nuovo programma di Quantitative Easing e linee di credito agevolate specificamente destinate alle PMI. Un approccio che potrebbe invertire la rotta dopo anni di politiche restrittive che hanno penalizzato soprattutto le imprese di minori dimensioni.

Il periodo di stretta monetaria tra il 2022 e il 2023 ha colpito con particolare durezza il tessuto imprenditoriale italiano, caratterizzato da una forte presenza di piccole e medie imprese che generano oltre il 67% del valore aggiunto nazionale. Queste realtà, fortemente dipendenti dal credito bancario per oltre l'80% del loro fabbisogno finanziario, hanno visto i costi del capitale più che raddoppiare in soli tre anni, passando dal 2,1% al 5,6%.
"Il sistema imprenditoriale italiano ha retto all'urto, ma la stretta creditizia ha generato un evidente rallentamento della crescita e un diffuso congelamento dei piani industriali, soprattutto tra le micro e piccole imprese", evidenzia lo studio di ReportAziende.it.
Lo scenario più ottimistico delineato dalla ricerca prevede un pacchetto di misure articolato: azzeramento dei tassi d'interesse, un programma di Quantitative Easing da 750 miliardi annui e l'introduzione di linee di credito agevolate al 1,5%. L'impatto di queste misure sarebbe significativo, con un'accelerazione del PIL delle PMI stimata al +2,3% nel 2026, rispetto allo 0,9% previsto nello scenario base della BCE. Il margine operativo lordo delle imprese crescerebbe in media del 3,5-4,0%, con un miglioramento del cash flow operativo che potrebbe raggiungere il 15%.
I benefici non sarebbero distribuiti uniformemente tra i settori. Il comparto manifatturiero vedrebbe un incremento del 15% del fatturato aggregato, con investimenti in ricerca e sviluppo in aumento del 25% e un'impennata del 40% nei progetti legati a Industria 4.0. Il settore delle costruzioni registrerebbe una crescita del 12%, con un aumento del 35% dei nuovi cantieri e la creazione di 80.000 posti di lavoro. Nel commercio, l'e-commerce crescerebbe del 60% e circa 150.000 punti vendita potrebbero essere modernizzati. Infine, il settore dei servizi assisterebbe a un incremento del 50% delle nuove startup digitali e a un aumento del 15% degli investimenti nel turismo.
La proposta elaborata da ReportAziende.it prevede un'implementazione graduale nell'arco di tre anni, con un sistema di governance centralizzato che coinvolgerebbe BCE, governo e Banca d'Italia, affiancato da un osservatorio nazionale dedicato alle PMI. Secondo le stime, l'impatto fiscale dell'operazione sarebbe positivo, con un saldo di +2,3 miliardi di euro annui, grazie all'aumento del gettito IVA e IRPEF e alla riduzione dei sussidi.
"Il rapporto rischio-beneficio è favorevole", sottolinea lo studio, "a patto che venga mantenuta una vigilanza costante sui rischi inflattivi e sulla sostenibilità del debito privato, integrando le misure monetarie con riforme strutturali e digitalizzazione dei processi di accesso al credito".
Con l'inflazione tornata sotto controllo (2,2% ad agosto 2024), la BCE dispone oggi di maggiori margini di manovra per sostenere l'economia reale. Lo studio suggerisce di prendere ispirazione dai modelli già operativi in Germania (KfW) e Francia (Bpifrance), adattandoli alle specificità del contesto italiano attraverso una significativa semplificazione burocratica e la creazione di una rete di sportelli territoriali dedicati al credito.
"In un contesto globale sempre più competitivo", conclude l'analisi di ReportAziende.it, "le PMI italiane non chiedono protezione, ma condizioni di gioco più eque. Una politica monetaria espansiva può essere l'occasione per restituire slancio a un sistema imprenditoriale che ha ancora enormi potenzialità di innovazione, crescita e sostenibilità".