Aziende e danni ambientali: il dato shock che rivela una vulnerabilità diffusa
Ferrari (Pool Ambiente): la scarsa protezione assicurativa espone le imprese a costi imprevisti e insostenibili per l'ambiente
Solo lo 0,64% delle imprese italiane, dalle microimprese alle multinazionali, possiede una polizza assicurativa specifica per i danni alle risorse naturali. Questo dato emerge dalla seconda rilevazione statistica di ANIA, l'Associazione Nazionale per le Imprese Assicuratrici, elaborata da Pool Ambiente, consorzio di coassicurazione e centro di eccellenza per i rischi di responsabilità ambientale. La cifra rivela una significativa vulnerabilità del tessuto produttivo italiano di fronte a potenziali incidenti ecologici.
La quasi totale assenza di coperture assicurative espone le aziende a ingenti spese impreviste per la bonifica e il ripristino ambientale, che possono ammontare a milioni di euro e compromettere la liquidità aziendale fino a causarne il fallimento. Studi di settore stimano che tra il 5% e il 10% delle imprese fallite in settori industriali e ambientali possano aver avuto i costi di bonifica come fattore determinante. Tra il 2006 e il 2023, oltre 200.000 aziende italiane sono fallite in vari settori, inclusi chimico, metallurgico, costruzioni e gestione rifiuti; si stima che tra 10.000 e 20.000 di queste possano aver ceduto a causa dei costi di bonifica. Inoltre, quando un'impresa non può far fronte a tali oneri, gli interventi ricadono sullo Stato, con pesanti ricadute sulla spesa pubblica e sul tessuto economico locale.

Ogni anno in Italia si registrano tra i 1.000 e i 1.500 nuovi casi di contaminazione ambientale, di cui 700-1.200 sono imputabili alle imprese, escludendo reati e condotte criminali. Il numero complessivo dei siti potenzialmente contaminati è ben maggiore, raggiungendo i 41.000, con 12.000 già classificati come contaminati e 42 Siti di Interesse Nazionale (SIN) che richiedono interventi complessi. In oltre il 99% dei casi di incidenti ambientali causati da imprese, non è presente una polizza che copra le spese necessarie.
Per affrontare questa criticità e promuovere una maggiore tutela ambientale, Pool Ambiente ha elaborato un "decalogo" per la gestione dei rischi di responsabilità ambientale. Roberto Ferrari, Responsabile sinistri di Pool Ambiente, ha dichiarato: «Il nostro decalogo per la gestione dei rischi di responsabilità ambientale nasce dall'esigenza di creare un vademecum dedicato alle aziende con le pratiche più efficaci da portare avanti per limitare i possibili danni agli ecosistemi. La nostra speranza è che nei prossimi anni, oltre a una maggior diffusione del nostro decalogo, ci sia un notevole aumento nella diffusione delle polizze di responsabilità ambientale.» Ferrari ha sottolineato l'importanza di misure mirate come la valorizzazione della stipula assicurativa nel rating ESG, nel Report di Sostenibilità e nell'applicazione del Regolamento Tassonomia, auspicando un'azione coordinata a livello nazionale ed europeo.
Ecco i primi cinque punti del decalogo di Pool Ambiente per una gestione efficace dei rischi di responsabilità ambientale:
- Mappatura proattiva: identificazione delle potenziali sorgenti di rischio e degli scenari di danno all'ambiente;
- Affidabilità tecnica: manutenzione ordinaria e straordinaria di impianti e dispositivi effettuata conformemente alle indicazioni fornite dal costruttore e secondo le best practice di riferimento;
- Gestione responsabile: introduzione di procedure che garantiscano il rispetto di raccomandazioni e linee guida di settore, anche rispetto alle sostanze non normate usate/prodotte;
- Linee Guida: adozione della PdR UNI 107/2021 «Ambiente protetto - Linee guida per la prevenzione dei danni all'ambiente - Criteri tecnici per un'efficace gestione dei rischi ambientali»;
- Tutela assicurativa: stipula di una Polizza di Responsabilità Ambientale;
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