Come le aziende ridisegnano il lavoro - Libro "La rivoluzione silenziosa"
Iacci (per Egea): il ribaltamento del patto psicologico tra lavoratori e organizzazioni
Scarsità di talenti, senso di apatia sempre più diffuso e silenzio organizzativo, altoturnover, fuga dei giovani, stipendi stagnanti e malessere psicologico in crescita. Difronte a un rapporto con il lavoro che si trasforma, le aziende devono ripensare le proprie strategie e adottare nuove politiche, o rischiare di diventare semplici spettatrici del loro stesso mondo.
Non sono solo i grandi scandali a scuotere le aziende, ma anche quel silenzio che si insinua tra scrivanie e computer (che si trovino in ufficio o a casa, poco importa), nei colloqui di selezione e nelle chat dei team. Nonostante in molti si ostinino a fare finta di non vederla, nel mondo del lavoro c'è una profonda trasformazione in corso, e sta sovvertendo gli equilibri di potere tra professionisti e organizzazioni: se un tempo, infatti, erano le persone a inseguire le imprese, oggi sono le imprese a rincorrere i talenti.
Pur consapevoli di questo nuovo stato, troppo spesso la risposta delle aziende non si dimostra all'altezza delle nuove sfide: silenzio organizzativo - quel fenomeno in cui i collaboratori smettono di esprimersi e si rifugiano in un disimpegno - dimissioni, quiet quitting e un senso di apatia diffusa ne minano alla radice competitività e capacità di innovazione. Ad alimentarli, gli ormai ben noti problemi irrisolti, diventati sempre più ingombranti: mancanza di ascolto, salari stagnanti, e una sfiducia crescente (solo il 50% degli italiani si fida delle imprese) dovuta alla disconnessione tra valori dichiarati dalle imprese e pratiche reali.

Nasce da qui la rivoluzione silenziosa che l'autore analizza, cercando di capire cosa succeda quando sono le persone a ridisegnare le regole del gioco, e come le imprese possano adattarvisi per tornare a guidare - insieme? - il cambiamento.
Alla base della "rivoluzione" descritta dall'autore c'è quello che l'Autore definisce il ribaltamento del patto psicologico tra lavoratori e organizzazioni. La fedeltà a lungo termine, che aveva caratterizzato il Novecento, lascia il posto all'"employability", la capacità di restare competitivi in un mercato in continuo cambiamento. Le aziende non possono più promettere stabilità, ma devono offrire opportunità di crescita, ascolto e senso di appartenenza. In quest'ottica i dati sono allarmanti: solo l'8% dei lavoratori italiani si definisce coinvolto dalla propria attività, il 41% è attivamente alla ricerca di un nuovo impiego. Il 15% dei lavoratori si dichiara apertamente ostile alla propria azienda, e solo un terzo afferma di avere fiducia nei leader della propria organizzazione.
"La vera rivoluzione", spiega l'autore, "è quella portata avanti da chi non si accontenta più di trovare un impiego che soddisfi solo le proprie necessità economiche. Il successo non è più solo nei numeri, ma nell'abilità di far sentire le persone parte di un progetto più grande, in cui ogni contributo, grande o piccolo, possa avere un impatto".
In questo scenario, affidarsi a slogan e iniziative "spot" non paga, anzi: la lealtà si costruisce ogni giorno, attraverso la fiducia reciproca e la valorizzazione delle persone. Un processo costante, insomma, e un approccio olistico, che secondo l'autore si può - si deve? - declinare in diverse aree di azione:
- Meno welfare, più engagement: nessuno vuole rinunciare a benefit e incentivi materiali, ma non bastano: le aziende dovrebbero puntare su un coinvolgimento autentico, fondato su ascolto - anche e soprattutto delle voci più deboli - riconoscimento e senso di appartenenza;
- La rivoluzione silenziosa nel recruitment e nella selezione: i processi di selezione devono essere ripensati: oggi sono i talenti a scegliere le aziende, e quando queste non gli vanno a genio non si fanno problemi a sparire. L'autore sottolinea l'urgenza di valorizzare sia i giovani sia i lavoratori senior, e di costruire relazioni solide con i candidati già dalle prime fasi, comunicando i propri valori in modo autentico e costruendo processi di selezione più umani, trasparenti e rapidi;
- Comunicazione interna e change management: la comunicazione interna non è più solo un supporto, ma una leva strategica per il successo organizzativo. In tempi di cambiamento continuo, la capacità di coinvolgere, informare e ascoltare i collaboratori diventa cruciale per superare resistenze, ridurre il silenzio organizzativo e favorire l'innovazione, promuovendo una cultura della trasparenza e della partecipazione;
- Benessere psicologico e engagement: più del 50% degli italiani dichiara di provare malessere psicologico, con punte di solitudine e stress tra i giovani e chi lavora da remoto: il benessere non è più un lusso, ma una priorità strategica, e si costruisce con azioni concrete che favoriscano la flessibilità, la formazione continua e la sicurezza psicologica, che consiste nella possibilità di esprimere idee e preoccupazioni senza timori.
Mentre denatalità ed emigrazione riducono il bacino di giovani, le aziende devono imparare a valorizzare i lavoratori over 50. Alcune imprese hanno gestito questa necessità introducendo flessibilità oraria e formazione continua per i senior, riducendo l'assenteismo e aumentando la soddisfazione. Altre strategie per il senior talent management sono percorsi di carriera flessibili, formazione continua e programmi di mentoring intergenerazionale.
Dal 2000 al 2023, la produttività in Italia è cresciuta, ma i salari reali sono rimasti immobili: milioni di lavoratori guadagnano meno di 9 euro lordi all'ora. Senza salari dignitosi, la coesione sociale è a rischio.
In buona sostanza, al di là delle singole misure, la vera rivoluzione nasce dall'ascolto e dalla valorizzazione di ogni voce. Non è più tempo di comando dall'alto e obbedienza cieca: le aziende che prosperano sono quelle che costruiscono spazi di dialogo, fiducia e partecipazione. In un'Italia che cambia, la sfida è orchestrare il cambiamento, trasformando ogni crisi in un'opportunità di crescita collettiva.
Federico Unnia
Aures Strategie e politiche di comunicazione