Private Equity: come AI e strategie globali spingono il merge and acquisition
Giordano (PwC Italia): il private equity si adatta ai mercati volatili con nuove strategie e tecnologia, guidando la ripresa del dealmaking
Secondo l'aggiornamento di metà anno di PwC sui trend nel settore del Private Equity (PE), l'attività di M&A (Mergers & Acquisitions - fusioni e acquisizioni) mostra resilienza in un contesto di mercato complesso. I grandi fondi internazionali stanno sfruttando la volatilità del mercato statunitense per consolidare la propria presenza in Europa e in Asia. L'obiettivo è duplice: diversificare il rischio geografico e cogliere opportunità in aree con valutazioni percepite come più contenute e con politiche pubbliche favorevoli, in particolare nei settori strategici delle infrastrutture e della difesa. Un esempio di questa tendenza è il piano di investimenti da 500 miliardi di dollari in Europa annunciato da Blackstone per il prossimo decennio.
Parallelamente, l'Intelligenza Artificiale (AI) sta rivoluzionando l'intero ciclo di vita delle operazioni di PE. I fondi stanno sviluppando modelli standardizzati, definiti "blueprint", per l'adozione dell'AI nelle società in portafoglio. Le applicazioni sono diverse e impattano vari processi, dai call center alla gestione documentale, fino alla simulazione di comitati di investimento virtuali. La concretezza di questo approccio è dimostrata da Brookfield, che ha già implementato soluzioni AI in due delle proprie società, ottenendo miglioramenti significativi in termini di efficienza operativa e soddisfazione del cliente.

I dati relativi al primo trimestre 2025 evidenziano un incremento dell'attività. I buyout, ovvero le acquisizioni di controllo di società, sono cresciuti a 4.828 operazioni, rispetto alle 4.462 registrate nello stesso periodo del 2024. Il valore complessivo di queste operazioni ha raggiunto i 495 miliardi di dollari.
Anche le exit, cioè le uscite degli investitori dalle partecipazioni, hanno mostrato un aumento significativo, raggiungendo i 302 miliardi di dollari e segnando un incremento dell'82% su base annua. Questo risultato è facilitato dall'uso crescente di strumenti come i continuation funds (fondi che permettono al gestore di mantenere una partecipazione in una società oltre il termine naturale del fondo originale) e le transazioni secondarie. Nonostante l'incremento delle operazioni, la raccolta di nuovi capitali rimane un processo selettivo. Gli investitori tendono a privilegiare i gestori che possono vantare un solido track record (storico di performance positive). Nel frattempo, il numero totale di società in portafoglio dei fondi PE continua a espandersi, superando quota 30.500 a marzo 2025.
Un altro trend in forte crescita è quello del private credit. Questo settore si sta evolvendo, passando da semplici prestiti diretti a strumenti finanziari più complessi e strutturati. Operazioni recenti di rilievo confermano questa evoluzione, come l'investimento da 1,3 miliardi di dollari realizzato da Carlyle in Trucordia o i 600 milioni investiti da KKR nel gruppo indiano Manipal. Stanno inoltre emergendo fondi ibridi, come quello da 4 miliardi lanciato da Warburg Pincus, che combinano diverse forme di finanziamento, inclusi debito, equity preferenziale e asset-based finance.
Il settore del private equity sta anche aprendo le porte agli investitori retail. Negli Stati Uniti, fondi gestiti da player come KKR, Apollo ed Empower stanno sperimentando l'integrazione di asset alternativi nei piani pensionistici 401(k). Questo processo è incoraggiato da un contesto normativo in fase di evoluzione che potrebbe facilitare ulteriormente l'accesso.
Infine, la convergenza settoriale si conferma una leva strategica fondamentale per la creazione di valore. I fondi PE e i fondi sovrani stanno finanziando progetti che fondono tecnologia, energia e infrastrutture. L'obiettivo è rispondere alla crescente domanda di data center e soluzioni legate all'AI. Iniziative come il progetto HUMAIN in Arabia Saudita o la realizzazione di un campus AI a Parigi sono esempi concreti di questa strategia.
Con livelli elevati di dry powder (capitale disponibile per investimenti) e una crescente necessità di trasformazione, il private equity è ben posizionato per guidare la ripresa del dealmaking globale nel 2025. La chiave per il successo sarà la capacità di adattarsi rapidamente, innovare continuamente e anticipare l'evoluzione dei trend di mercato.