Amundi: l'outlook economico cambia con AI e mercati emergenti
Mortier (Amundi): strategia globale cambia con AI e valutazioni. Focus su Europa, Asia ed emergenti per diversificazione
Amundi, uno dei principali asset manager europei, ha pubblicato le sue Capital Market Assumptions (CMA) per il 2025. Queste previsioni offrono una visione di lungo periodo sull'economia e su 43 diverse categorie di investimento (asset class), fornendo agli investitori un punto di riferimento per le loro strategie di allocazione patrimoniale. Le ipotesi includono anche le stime sui rendimenti attesi per i prossimi dieci anni.
Secondo Vincent Mortier, Chief Investment Officer di Amundi, "I cambiamenti strutturali - come una maggiore diffusione dell'intelligenza artificiale - e gli attuali livelli di valutazione comportano un cambiamento nel modello dei rendimenti con grandi implicazioni per l'asset allocation strategica. Il ritorno dell'obbligazionario e l'interesse per le azioni si sposta dagli Stati Uniti verso l'Europa e l'Asia. I rendimenti degli asset privati si normalizzeranno gradualmente, ma rimarranno un motore chiave di diversificazione".

Monica Defend, Head of Amundi Investment Institute, sottolinea come il mondo sia in trasformazione. "In un mondo in trasformazione, caratterizzato da un crescente nazionalismo e dalla frammentazione geopolitica, l'Europa ha il potenziale per aumentare la propria competitività. L'Asia sta emergendo come potenza tecnologica globale e gli Stati Uniti continueranno a usufruire dei vantaggi dell'intelligenza artificiale. Anche se queste tendenze indicano un mix favorevole di crescita e inflazione per il prossimo decennio, la crescita nel lungo periodo dovrà affrontare le sfide poste da dinamiche demografiche in peggioramento, dal debito elevato e dagli impatti climatici", ha affermato.
Lo scenario centrale elaborato da Amundi per i prossimi dieci anni (2025-2034) integra diverse tendenze strutturali. Vengono considerati gli impatti delle tensioni geopolitiche, la ridistribuzione della popolazione mondiale e i ritardi nella transizione energetica. L'analisi valuta anche l'influenza dell'intelligenza artificiale sulla crescita globale e la crescente frammentazione a livello nazionale.
Nel complesso, le prospettive di crescita globale per il prossimo decennio sono considerate più favorevoli rispetto alle previsioni dell'anno precedente. I costi della transizione verso le emissioni zero (Net Zero) sono visti come inferiori nei prossimi dieci anni, poiché i ritardi nella transizione diluiscono i costi su un periodo più lungo. La crescita media annua del PIL mondiale reale è stimata al 2,6%. Per i paesi sviluppati, la previsione è dell'1,5% (con gli Stati Uniti al 2% e l'Eurozona all'1,1%), mentre per i mercati emergenti è del 3,3%. Il premio di crescita dei mercati emergenti, che nell'ultimo decennio era in media del 2,7%, dovrebbe normalizzarsi a un più sostenibile 1,8% a causa della riduzione del "dividendo demografico" in alcuni di essi. L'Asia dovrebbe mantenere un vantaggio di crescita grazie ai progressi tecnologici. In Europa, l'aumento della spesa per la difesa e gli investimenti in innovazione e competitività potrebbero aumentare la produttività, benché alcuni fattori recenti (come la spinta fiscale in Germania o un possibile accordo di cessate il fuoco in Ucraina con relativa ricostruzione) non siano ancora pienamente riflessi nelle attuali stime.
L'inflazione è attesa volatile e dovrebbe rimanere al di sopra degli obiettivi medi delle banche centrali per i prossimi trent'anni. Fattori che la sosterranno includono tensioni geopolitiche, interruzioni o riconfigurazioni delle catene di approvvigionamento, preoccupazioni per la sicurezza alimentare e l'aumento della domanda di materie prime strategiche. L'inflazione media prevista tra il 2025 e il 2034 è del 2,2% negli Stati Uniti, del 2,1% nell'Eurozona e del 3,1% nei mercati emergenti. Questa incertezza sull'inflazione, unita all'aumento del debito pubblico, potrebbe portare a una maggiore volatilità dei tassi di interesse a lungo termine. Nonostante l'aiuto della produttività e della tecnologia (AI), le banche centrali rimarranno sotto pressione. Le ipotesi di inflazione, crescita economica e crescita potenziale hanno portato a una revisione al rialzo dei tassi reali neutrali, in particolare nell'Eurozona, negli Stati Uniti e in India.
Nei prossimi dieci anni, una maggiore diffusione dell'intelligenza artificiale è vista come un potenziale motore di aumento della produttività globale, con un picco previsto all'inizio degli anni '30. Tuttavia, l'AI non basterà a compensare completamente la riduzione della crescita potenziale di lungo periodo causata dall'invecchiamento demografico e dai danni climatici. Ciò implicherà una crescita di lungo termine inferiore e un'ulteriore compressione del premio di crescita dei mercati emergenti. Dopo il 2040, la crescita potenziale sarà influenzata principalmente dalla demografia e dai crescenti costi fisici del cambiamento climatico in tutte le regioni.
Le modifiche allo scenario macroeconomico hanno conseguenze significative sui rendimenti attesi delle diverse asset class per il prossimo decennio (2025-2034). Il dinamismo politico ha causato rotazioni di mercato, portando a diverse tendenze. Ciò rende fondamentale la diversificazione geografica e settoriale, preparandosi a maggiore volatilità e possibili cambiamenti nelle preferenze regionali legati a mutamenti politici.
Nonostante le crescenti incertezze, il riassetto delle valutazioni implica che i rendimenti attesi a 10 anni sono complessivamente superiori rispetto alle stime dell'anno scorso. Per gli investitori in dollari statunitensi, un portafoglio strategico diversificato (come un 60-40) potrebbe generare rendimenti intorno al 7%. Per gli investitori in euro, il rendimento atteso è circa il 6%. Le obbligazioni mantengono un ruolo di stabilità, ma alcune modifiche negli asset rischiosi offrono opportunità di rendimenti più elevati, soprattutto nelle azioni e nel debito privato.
I rendimenti attesi per il reddito fisso sono leggermente aumentati. Le prospettive per i titoli di Stato sono migliorate, in particolare per le obbligazioni europee grazie a cambiamenti fiscali in Germania che le posizionano meglio in termini di rendimento. Le prospettive per il credito (Investment Grade) e le obbligazioni dei mercati emergenti rimangono positive. Le obbligazioni dei mercati emergenti hanno le aspettative di rendimento più elevate nel reddito fisso, vicine al 6%, con rendimenti corretti per il rischio più elevati.
Le aspettative per gli asset più rischiosi sono state riviste al rialzo. Circa il 70% delle asset class rischiose analizzate dovrebbe generare rendimenti superiori al 7%, un aumento significativo rispetto al 23% previsto nel 2024. A livello regionale, nella CMA 2025 i rendimenti azionari più alti sono attesi da Europa (7,5% annualizzato) e mercati emergenti (7,9%). Questi mercati superano gli Stati Uniti (6,1%) in termini di rendimento atteso, anche perché l'Asia emerge rapidamente come leader tecnologico. L'India spicca con il più alto potenziale di rendimento azionario, stimato all'8,2% per il prossimo decennio, beneficiando indirettamente della rivalità tra Stati Uniti e Cina, nonostante valutazioni potenzialmente elevate. L'aumento di interesse per l'Europa e i mercati emergenti è previsto continuare grazie a valutazioni relativamente più attraenti e alla crescita potenziale derivante da nuove politiche industriali. A livello settoriale, gli investimenti produttivi (Capex) saranno più rilevanti del consumo. I settori finanziario, sanitario, industriale e alcuni segmenti dell'IT sono visti come i maggiori beneficiari in tutte le regioni.
Data l'inflazione e la volatilità dei tassi, la diversificazione assume maggiore importanza nell'allocazione strategica. Sebbene le azioni siano favorite per i loro rendimenti attesi più alti, la strategia cerca un equilibrio bilanciando l'esposizione con classi di attivo a volatilità media e bassa correlazione sia con azioni che obbligazioni. Questo include uno spostamento dalle obbligazioni globali aggregate verso quelle dei mercati emergenti, oltre che verso asset reali e alternativi. In particolare, il debito privato e le infrastrutture sono considerati fonti di reddito stabili.