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08/01/2025

idee

Circolarità, evoluzione lenta: solo il 14% del potenziale sfruttato

Chiesa (Energy&Strategy): pratiche di economia circolare non nel core business, il risparmio sale, ma il potenziale resta enorme.

Nell'ultimo anno, l'economia circolare ha generato un risparmio di 800 milioni di euro per le imprese italiane, un aumento rispetto ai 1.200 milioni del 2023, portando il risparmio totale a 16,4 miliardi di euro all'anno. Tale cifra è ben lontana dai 119 miliardi "teorici" a cui si dovrebbe aspirare, evidenziando uno sfruttamento del potenziale di solo il 14% e un divario difficilmente colmabile entro il 2030. A rivelarlo è il Circular Economy Report 2024, redatto dall'Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano e presentato insieme ai partner della ricerca.
Il rapporto, basato su un'indagine che coinvolge oltre 550 aziende italiane, evidenzia un leggero peggioramento della situazione. Sebbene il campione sia più ampio e rappresentativo (otto macrosettori rispetto ai sette degli anni precedenti), le aziende che hanno adottato almeno una pratica di economia circolare si fermano al 42% (46% nelle grandi aziende). Il 36% delle imprese si dimostra scettico e non ha intenzione di adottare tali pratiche, mentre il 22% ne avrebbe intenzione.


Nelle PMI, gli scettici (39%) superano gli adottatori (37%). La Lombardia ospita il 31% delle imprese circolari, con una maggiore concentrazione nel Nord Italia.
La strada verso la piena circolarità è ancora lunga: in una scala da 1 a 5, le aziende si attribuiscono un valore medio di adozione di 2,24, con solo il 3% del campione che si autovaluta al massimo. Cresce del 5% la taglia media degli investimenti, che rimangono concentrati sotto i 50.000 euro (quasi il 50%), con tempi di ritorno inferiori ai 12 mesi per il 41% delle imprese. Vittorio Chiesa, direttore di Energy&Strategy, commenta: "È purtroppo evidente come le pratiche di economia circolare non siano entrate nel core business delle imprese e si sia invece, prendendo a riferimento la totalità del campione, in una fase ancora esplorativa delle possibili soluzioni.". Al contrario, il sistema finanziario sta indirizzando i capitali verso investimenti che favoriscono questo modello economico: i green bond emessi dalle principali banche italiane hanno raggiunto quasi 8 miliardi di euro, il 74% in più rispetto all'anno precedente. Anche la consulenza in ambito sostenibilità è in crescita (+25%). Davide Chiaroni, vicedirettore di E&S, spiega: "È successo un po' come nel risparmio energetico: finché si trattava di fare interventi semplici e poco dispendiosi, in questo caso recuperare e valorizzare gli scarti, è andato tutto bene, ma adesso che occorre investire nella riorganizzazione dei processi industriali e delle filiere, la questione cambia".


Tra le pratiche di economia circolare più diffuse spicca il riciclo (60%), seguito dal progettare senza scarti (43%) e dal design orientato a una facile riparazione (48%). Le pratiche meno applicate sono la riparazione (8%), la "servitizzazione" (22%) e la riconsegna dei prodotti (28%). Nonostante le sfide, ci sono storie di successo, con produzioni che seguono modelli di business circolari. Chiaroni aggiunge: "Noi ne abbiamo isolate 100, concentrate tra Lombardia, Piemonte e Toscana. I settori più rappresentati sono il manifatturiero, l'automotive, il tessile e l'abbigliamento. Per quasi metà si tratta di imprese di piccole dimensioni, ma in un quinto dei casi hanno oltre 250 dipendenti e un fatturato tra 100 milioni e il miliardo, cioè sono tra quelle che costituiscono l'ossatura dei comparti industriali italiani ed è quindi importante che si approccino all'economia circolare. Purtroppo le medie imprese, che sono le più numerose, arrivano appena al 22%.". Queste aziende virtuose integrano il riciclo con la riprogettazione del prodotto, elemento chiave per un riciclo efficace.

L'ecosistema dell'economia circolare in Italia sta cambiando. Il settore della consulenza in ambito sostenibilità è in forte espansione, con un valore previsto di 800 milioni di euro a fine anno, il 13% del totale della consulenza in Italia, con un aumento del 25% rispetto all'anno precedente. Al contrario, la crescita nei settori degli enti di certificazione, degli studi legali e della formazione risulta più lenta e disomogenea, con una forte concentrazione al Nord e una scarsa presenza al Sud. Ad esempio, il 54% dei primi 50 studi legali italiani che offrono servizi legati alla sostenibilità si trova in Lombardia e nel Lazio, mentre al Sud questi servizi sono quasi inesistenti. Gli enti di certificazione, fondamentali per la transizione verso l'economia circolare, sono quasi totalmente assenti nel Sud. Chiaroni commenta: "La mancanza di un'integrazione efficace tra i diversi attori, combinata con l'assenza di standard consolidati, rappresenta una sfida cruciale: la frammentazione rende difficile per le imprese accedere a un'assistenza coordinata e strutturata, limitando la loro capacità di implementare strategie circolari in modo completo".


Nel 2024, una serie di normative e standard internazionali hanno spinto verso l'integrazione dei principi di sostenibilità nelle attività economiche. La Direttiva CSRD ha introdotto gli European Sustainability Reporting Standard (ESRS). La tassonomia dell'UE ha incluso la transizione verso l'economia circolare. L'ISO ha pubblicato nuovi standard, e a livello nazionale, l'aggiornamento della normativa tecnica UNI/TS 11820:2024 permette di valutare il livello di circolarità di un'organizzazione. Altre normative, come quelle sull'ecodesign, sul diritto alla riparazione e sulla responsabilità estesa del produttore, stanno ridefinendo le filiere produttive. La regolamentazione delle materie prime critiche mira a rafforzare la trasparenza e la sostenibilità delle filiere.
Il Circular Economy Report 2024 ha identificato 100 storie di successo di economia circolare, concentrata prevalentemente nel Nord Italia, con la Lombardia (32%), il Piemonte (15%) e la Toscana (12%) in testa. I settori più rappresentati sono il manifatturiero e l'automotive (26%), il tessile e l'abbigliamento (24%), e la chimica e farmaceutica (17%). La maggior parte di queste imprese (44%) è di piccole dimensioni, ma un caso su cinque (19%) riguarda aziende con oltre 250 dipendenti e un fatturato tra 100 milioni e il miliardo. Le medie imprese sono meno rappresentate (22%). La maggioranza delle aziende di successo sono state fondate prima del 2000 (59%), ma vi è anche un cluster (35%) di imprese nate tra il 2020 e il 2024, evidenziando un'accelerazione verso l'economia circolare. Il successo non dipende dai finanziamenti pubblici, ma dall'adozione di soluzioni circolari, sostenibili ed economicamente vantaggiose. In 76 casi su 100, si parte dal riciclo integrandolo con la riprogettazione del prodotto, con pratiche di riuso (34 casi), conversione (23) e riparazione (22) che delineano nuovi modelli di business.



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