Un'azienda toscana che riporta in vita vitigni storici - Vinitor sapiens
Roberto Droandi (MannucciDroandi): un'azienda che produce vini classici e sperimentali con vitigni quasi scomparsi
Una premessa è d'obbligo: sono mezzo sangue Aretino, conosco il territorio e la bellezza dei luoghi in cui nasce questa storia. Ma soprattutto, la caparbietà e l'impegno con i quali si perseguono i sogni. "Pericolosi i mezzi sangue Aretini? avrebbe detto Dante!" mi accoglie Roberto Droandi, oggi alla guida dell'azienda MannucciDroandi, che trae origine dalle tradizioni agricole e vinicole di due famiglie. I Mannucci, piccoli proprietari terrieri in Valdarno già dai primi del XIX° secolo, e i Droandi, dal XVIII° agricoltori in Carmignano e poi a San Giustino Valdarno.
La Tradizione Incontra l'Innovazione
Gestita dalla Società Agricola Nuova Agricoltura S.r.l., con Amministratore Unico Maria Grazia Mammuccini, discendente da un'antica famiglia di agricoltori di Anghiari in Valtiberina (Arezzo), trasferitasi in Valdarno già dalla fine degli anni '30. Condotta dal 2000 con il metodo dell'Agricoltura Biologica certificata, la scelta, insieme alla valorizzazione dei vitigni autoctoni, costituisce la base fondamentale del progetto. "L'obiettivo che ci siamo dati è di contribuire alla difesa dell'ambiente, alla mitigazione del cambiamento climatico e al tempo stesso offrire prodotti capaci di rappresentare l'identità del nostro territorio, coniugando la tradizione locale con l'innovazione, nell'intento di continuare, innovando, quanto le generazioni precedenti hanno saputo costruire" spiega Roberto.
Il Territorio
L'azienda, che si estende complessivamente su 50 ettari, conta di due corpi principali: il primo, il podere Campolucci (dal latino "campo del bosco sacro"), è costituito da una grande casa colonica (già presente nei Catasti Granducali, è tuttora il centro aziendale ed ospita la cantina), da vigneti e da oliveti specializzati. Campolucci è situato sulle pendici orientali dei Monti del Chianti (comprensorio del Chianti, sottozona dei Colli Aretini), a un'altitudine di 250 m.s.l.m., sulla sommità di una collina esposta a Sud che guarda l'antico borgo fortificato di Caposelvi, nei pressi di Mercatale Valdarno. Il secondo corpo è costituito dai vigneti situati anch'essi sui Monti del Chianti (comprensorio del Chianti Classico) e più precisamente nei Comuni di Gaiole in Chianti (Siena) e di Greve in Chianti (Firenze).
Il Sangiovese e i Vitigni Storici
"Le uve vengono vinificate in azienda e il vino prodotto venduto direttamente in cantina, o nei mercati contadini e distribuito in Italia e all'estero. Nei vigneti domina il Sangiovese, sia nei vecchi, che nei nuovi impianti e, in cantina, il rispetto della tradizione si affianca alle necessarie attenzioni che oggi si danno per acquisite allo scopo di ottenere la migliore qualità" aggiunge Roberto. Coerentemente con la scelta di salvaguardare la biodiversità, da tempo l'azienda collabora con l'Unità di Ricerca per la Viticoltura di Arezzo, grazie alla realizzazione di un vigneto sperimentale nel quale sono stati piantati vecchi vitigni un tempo diffusi nella zona ed ora a rischio di estinzione. "Con le uve di quelle vecchie varietà sono state effettuate delle microvinificazioni che hanno offerto indicazioni promettenti: perciò, alcuni dei vitigni più interessanti, come Foglia Tonda, Barsaglina, o Pugnitello sono stati riprodotti e piantati in quantità nei nostri vigneti, per arricchire e caratterizzare gli uvaggi e, vinificati in purezza, per restituirci la possibilità di provare sensazioni ormai dimenticate."
La Produzione
"Abbiamo iniziato a imbottigliare il vino dal 1998. Abbiamo puntato tutto sulla qualità, cambiando talvolta la nostra stessa mentalità e quella dei nostri collaboratori: abbiamo selezionato i vigneti ed effettuato potature corte, abbiamo scelto le uve, prima nel campo e poi in cantina, dove tanti anni di pratica ci hanno consentito di governare al meglio le fermentazioni" spiega.
La produzione comprende due linee: una classica e una sperimentale. La classica prevede cinque tipologie di vino: il "Rossinello" Toscana Sangiovese Rosato i.g.t., il Chianti Colli Aretini d.o.c.g., il "Ceppeto" Chianti Classico d.o.c.g., il "Ceppeto" Riserva Chianti Classico d.o.c.g. e il "Campolucci" Toscana i.g.t.. Quella sperimentale, anche detta dei "vini della memoria", propone vini prodotti con antichi vitigni che erano quasi scomparsi e che sono stati recuperati. Sono il Foglia Tonda, il Pugnitello e il Barsaglina.
Vini della Memoria
"L'abbandono delle campagne, iniziato negli anni 60, ha portato alla perdita di vitigni che siamo stati capaci, e fortunati, a ritrovare e a rimettere in produzione. Sono autentiche sorprese, del cui gusto e qualità si era perso il ricordo" sottolinea Roberto. In questi giorni viene introdotto sul mercato una "nuova" creatura, il rosso Gralima (dall'omonimo vitigno, recentemente registrato e un tempo conosciuto come Lacrima d'Arno), dal carattere forte e ancora tutto da valutare e approfondire. Con questo si vuole evidenziare la rinnovata determinazione dell'azienda a proseguire e rafforzare la scelta di valorizzare la biodiversità e, in particolare, il patrimonio vitivinicolo storico della Toscana, tuttora immenso e in gran parte sconosciuto.
La Distribuzione
Oggi ha una produzione che si aggira sulle 60-70 mila bottiglie (dato che varia in ragione del meteo che condiziona quantità e qualità delle uve), di cui il 50% diretto ai principali mercati esteri (Usa, Uk, Francia e Germania in primis), il restante venduto direttamente in cantina o attraverso canali diretti.
Federico Unnia
Aures Strategie e politiche di comunicazione