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20/11/2024

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AI nelle aziende italiane: una su tre la sviluppa, ma manca competenza

Zavanella (GEA): Importante non trascurare le possibili ricadute dell'IA per mantenere il vantaggio competitivo

L'intelligenza artificiale (AI) sta guadagnando terreno nel panorama aziendale italiano, con un terzo delle imprese che ha già sviluppato soluzioni in questo campo. Questo dato emerge dall'Annual Business Forum di GEA - Consulenti di Direzione, tenutosi a Palazzo Mezzanotte a Milano, intitolato "Intelligenza artificiale: sfida aziendale o di sistema?"

La survey condotta da GEA Digital, su un campione di 254 imprese italiane di vari settori e dimensioni, rivela una conoscenza ancora acerba dell'AI. Le aziende mostrano familiarità con i concetti base, ma la loro preparazione diminuisce significativamente quando si tratta di temi più avanzati. Molte non sanno come approcciare le soluzioni di AI, quali metodologie progettuali adottare per renderle efficaci, e non conoscono le fasi di implementazione, gli investimenti necessari e i costi associati.

Nonostante il 65% delle imprese non abbia ancora adottato l'AI, l'interesse verso le sue potenzialità è notevole, soprattutto per progetti di miglioramento dei processi di front e back office e nella gestione del patrimonio di conoscenza aziendale.
Tito Zavanella, Presidente di GEA- Consulenti di Direzione, commenta: "È fisiologico che solo poche imprese abbiano già implementato soluzioni di questo tipo, poiché si tratta di una tecnologia relativamente giovane. Tuttavia, considerando la rapidità con la quale procede il suo sviluppo, è importante non trascurarne le possibili ricadute, per non ritrovarsi, a distanza di poco tempo, non allineati con il processo di adozione rispetto ai diretti concorrenti, rischiando così di perdere vantaggio competitivo."

Tra i benefici percepiti, l'85% delle aziende segnala una miglior efficienza dei processi e della qualità dei prodotti e dei servizi erogati. Meno immediata appare la correlazione tra l'AI e il processo di pianificazione strategica.

Stefano Pellandini, CEO di GEA - Consulenti di Direzione, aggiunge: "Anche sul processo di pianificazione strategica, l'AI potrebbe rappresentare un valido supporto, fermo restando il ruolo di judgement e di decisore finale che deve rigorosamente restare nelle mani delle figure apicali della organizzazione."

Il principale ostacolo all'adozione dell'AI, secondo il 60% dei rispondenti, è la mancanza di un ruolo interno all'azienda in grado di guidare la transizione. Andrea Teja, Head GEA Digital, conferma: "Il freno maggiore all'adozione delle soluzioni di AI nelle imprese italiane è la mancanza di una figura di raccordo tra il vertice aziendale - CEO o Imprenditore - e le diverse funzioni aziendali, tra cui anche il responsabile ICT."

La ricerca evidenzia l'importanza di investire in formazione, con solo il 35% delle aziende che sta attualmente investendo in questo ambito. Inoltre, emerge la necessità di pensiero critico (90%) e visione strategica (65%) per integrare efficacemente l'AI nei piani di sviluppo aziendali.

Le aziende ripongono grandi aspettative nelle Istituzioni, sia per informazioni sulle iniziative promosse che per contributi statali o regionali a sostegno dell'AI, particolarmente importanti in un contesto economico sfidante.
L'evento ha visto la partecipazione di autorevoli rappresentanti del mondo accademico, della ricerca, dei servizi e delle istituzioni, sia italiani che esteri, per discutere le sfide dell'AI per le imprese italiane.
Tra i partecipanti alle tavole rotonde figuravano Ottavio Maria Campigli di W Executive, Andrea D'Onofrio di Microsoft Western Europe, Gioia Ferrario di JAKALA, Giorgio Girelli di Aruba Enterprise, Carlo Alberto Carnevale Maffè della SDA Bocconi School of Management, Abran Maldonado, OpenAI Ambassador, Lorenzo Maternini di CDP Venture Capital, Federico Menna di EIT Digital, Tomaso Poggio del MIT Boston USA, Emilio Rossi dell'Osservatorio Terziario Manageritalia e Duccio Vitali di Alkemy.

La discussione ha evidenziato l'importanza di un approccio multidisciplinare all'implementazione dell'AI nelle aziende italiane. Gli esperti hanno sottolineato la necessità di una strategia integrata che coinvolga non solo l'aspetto tecnologico, ma anche quello organizzativo e culturale.
Carlo Alberto Carnevale Maffè ha enfatizzato: "L'AI non è solo una questione tecnologica, ma un cambiamento di paradigma che richiede una profonda trasformazione del modo di pensare e operare delle aziende."

Un tema ricorrente è stato quello della formazione continua e dell'aggiornamento delle competenzeGioia Ferrario ha sottolineato: "È fondamentale investire nello sviluppo delle competenze digitali a tutti i livelli dell'organizzazione, dai vertici ai collaboratori operativi."

La discussione ha anche toccato il tema dell'etica e della responsabilità nell'uso dell'AI. Abran Maldonado ha evidenziato: "È cruciale stabilire linee guida etiche chiare per l'utilizzo dell'AI, garantendo trasparenza e responsabilità nelle decisioni algoritmiche."

Un altro aspetto emerso è l'importanza della collaborazione tra pubblico e privato per creare un ecosistema favorevole all'innovazione. Lorenzo Maternini ha commentato: "Il supporto istituzionale è fondamentale per accelerare l'adozione dell'AI, attraverso incentivi fiscali, programmi di formazione e infrastrutture adeguate."

La giornata si è conclusa con una riflessione sulle prospettive future dell'AI nel contesto italiano. Gli esperti hanno concordato sulla necessità di un approccio proattivo e strategico per sfruttare appieno le potenzialità di questa tecnologia.


Tomaso Poggio ha offerto una visione a lungo termine: "L'AI è destinata a trasformare radicalmente il modo in cui le aziende operano. Le imprese italiane devono prepararsi a questa trasformazione per rimanere competitive a livello globale."

In sintesi, l'evento ha messo in luce la complessità e le opportunità legate all'adozione dell'AI nelle imprese italiane. Mentre c'è un crescente interesse e riconoscimento del potenziale di questa tecnologia, permangono sfide significative in termini di competenze, cultura organizzativa e implementazione strategica. La collaborazione tra settore privato, istituzioni e mondo accademico emerge come un fattore chiave per superare questi ostacoli e posizionare l'Italia come un attore competitivo nell'era dell'intelligenza artificiale.


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