L'Inquietante evoluzione del linguaggio politico: dall'eloquenza agli insulti - Recensione del libro "Onorevole parolaccia"
Cicognani: un'analisi approfondita della trasformazione del linguaggio politico in un'arma di distruzione verbale
Il fenomeno dell'insulto nella politica contemporanea è ormai dilagante. Benedetta Cicognani, nel suo libro "Onorevole Parolaccia", edito da Franco Angeli, esplora questa inquietante evoluzione del linguaggio pubblico, che è sprofondato in una palude di volgarità e insulti. Un tempo, la politica si vestiva di parole scelte con cura, capaci di ispirare rispetto e soggezione. Oggi, quel passato sembra lontano anni luce.
Siamo scivolati dalle arringhe carismatiche ai comizi urlati, dalle perifrasi eleganti alle invettive da osteria. È in corso una vera e propria "rivoluzione linguistica che non risparmia nessuno, nemmeno quei leader che un tempo aspiravano a incarnare la parte migliore della società".

Un viaggio nella volgarità politica
Il libro ci guida attraverso questo cambiamento epocale, scavando nei meandri di un linguaggio pubblico che è sprofondato in una palude di volgarità e insulti. Un viaggio che ci porta dalle sofisticate tribune politiche del passato, dove a dominare erano figure come Jader Jacobelli, ai moderni talk show dove il vincitore è chi riesce a urlare più forte.
L'influenza dei media
La televisione, così come le piattaforme social, non ha fatto altro che amplificare un trend già presente nella società civile: la trasformazione del linguaggio politico in una vera e propria arma di distruzione verbale, in spettacolo, pathos senza logos. Ma la domanda rimane: sono stati i politici a plasmarsi su un pubblico sempre più affamato di spettacolo, o è stato il pubblico a trascinare i propri rappresentanti verso il basso?
Il caso Trump
Cicognani analizza anche casi emblematici e non poteva mancare un approfondimento su Donald Trump, ovvero, spiega Cicognani, "il grande mattatore repubblicano d'Oltreoceano, che ha fatto del turpiloquio il core business della sua agenda, il fulcro del suo impero politico. Lo stratagemma, in poche parole, è quello della cosiddetta negative campaigning, ovvero l'attacco martellante e sanguinario verso l'avversario che non si vuole solo sconfiggere, ma demolire. L'assunto di fondo è quello teorizzato dallo spin doctor di fede repubblicana Arthur Finkelstein: conviene oltremodo concentrare le proprie energie nel distruggere la controparte piuttosto che nel promuovere le proprie qualità, spostando il focus da sé all'altro".
Le radici storiche
Il libro non si limita al presente, ma traccia una linea storica che parte dal linguaggio crudo del ventennio fascista, attraversa le battute colorite della Milano da Bere di Bettino Craxi e arriva al turpiloquio istituzionale dei giorni nostri. Cicognani richiama le teorie del linguista Giuseppe Antonelli per spiegare come Tangentopoli abbia segnato il passaggio dal linguaggio politico al gentese, dove la nuova classe dirigente, in fuga dall'ancien régime, ha cercato di recuperare credibilità parlando come la gente comune - o addirittura peggio.
I pionieri del cambiamento
- Tra i pionieri di questo cambiamento troviamo due figure iconiche: Umberto Bossi, con il suo "celodurismo", e Silvio Berlusconi, maestro indiscusso delle barzellette osé e piccanti.
- Il libro dedica ampio spazio anche a Beppe Grillo, che ha elevato la parolaccia a vessillo del Movimento 5 Stelle, trasformandola in un'arma contro il sistema.
Altri protagonisti
Il volume prosegue esplorando la strategia del negative campaigning di Matteo Salvini, le provocazioni teatrali di Vittorio Sgarbi, il sessismo becero di Stefano Bandecchi e la retorica brutale di Donald Trump. Una carrellata di personaggi che, in nome del consenso, hanno trasformato la politica in un eterno show, dove l'insulto non è più un'eccezione, ma una strategia ben calcolata.
In conclusione, Benedetta Cicognani offre un'analisi della deriva linguistica della politica contemporanea, invitandoci a riflettere su cosa ci riserva il futuro. La domanda è inevitabile: siamo disposti ad accettare questo nuovo standard, o c'è ancora spazio per una politica che sappia parlare senza urlare?
Evento di presentazione
Per saperne di più a Milano, martedì 5 novembre, con inizio alle ore 18.00, presso la Libreria Accademia in C.so di Porta Vittoria 14 l'autrice ne discute con Simone Spetia, giornalista Conduttore di 24 Mattino a Radio 24.
Federico Unnia
Aures Strategie e politiche di comunicazione
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