Editoriale
La cybersicurezza non è un gioco, è una priorità nazionale
La notizia del furto di dati e di almeno 52mila violazioni degli archivi del Viminale è un campanello d'allarme che non può più essere ignorato.
La cybersicurezza non è più un aspetto secondario, ma una questione di sicurezza nazionale che richiede un'azione decisa e coordinata, poi entrano in gioco i sistemi economici e i ricatti, nonché le "esigenze" private sui parenti e presunti tali.
Nel 2024 siamo ancora a questo livello.
C'è chi non ha compreso che difendere i dati è un lavoro molto complicato, violarli, per capire, è molto più semplice. Trovare una falla è spesso è un gioco da ragazzi come nell'immaginario cinematografico e delle serie: la sicurezza informatica non esiste.
La carta la potevi chiudere dentro uno scrigno, il digitale viaggia alla velocità della luce (la fibra fa passare fisicamente della luce, quindi non è una metafora).
Non possiamo, però, arrenderci di fronte a questa sfida.
Non si può affrontare il problema della sicurezza senza affrontare quello delle competenze digitali. Il problema è che la retorica parla di competenze degli utenti (che hanno certamente colpa), ma la realtà è che di competenti veri del digitale nei CdA delle aziende ce ne sono troppo pochi e invece tanti non hanno nemmeno idea di quello che accade.
Il furto di dati e le violazioni degli archivi del Viminale sono un monito per tutti noi.
Non possiamo più permetterci di sottovalutare l'importanza della cybersicurezza.
È giunto il momento di agire con decisione, investendo nelle competenze, nelle procedure e nella consapevolezza di tutti i cittadini. Solo così potremo proteggere la nostra sicurezza nazionale e garantire un futuro digitale sicuro per il nostro Paese.
OK, rimandiamo questa discussione alla prossima violazione dei dati, perché lo scandalo Telecom-Sismi è di 18 anni fa e, probabilmente, non abbiamo imparato niente.