Supply Chain Planning: imprese italiane in ritardo sulla digitalizzazione
Sianesi (Politecnico Milano): Carenza di cultura del dato e resistenza al cambiamento frenano l'innovazione
La ricerca dell'Osservatorio Supply Chain Planning del Politecnico di Milano evidenzia come le imprese italiane siano ancora indietro nell'adozione di tecnologie digitali avanzate per la pianificazione della supply chain. Nonostante l'80% delle aziende applichi KPI specifici per valutare le prestazioni, solo il 33% misura un numero sufficiente di indicatori tecnici ed economici.
Il professor Andrea Sianesi, Responsabile Scientifico dell'Osservatorio, sottolinea: "Dalla ricerca emerge una distanza tra le possibilità oggi offerte dalla tecnologia e dalla conoscenza manageriale codificata e le pratiche reali dalle aziende. Si evidenzia una carenza di cultura del dato e del disegno end-to-end del flusso applicativo, insieme a modelli di ottimizzazione ancora limitati a causa della grande complessità di gestione e a una certa 'resistenza culturale' al cambiamento".
La maturità dei processi di Supply Chain Planning risulta limitata: oltre il 50% delle imprese non misura le prestazioni in modo sufficientemente completo. Solo il 30% valuta un numero adeguato di KPI tecnici ed economici per cogliere sia i segnali forti che quelli deboli.
Per quanto riguarda i ruoli dedicati alla pianificazione, il 54% delle PMI e il 67% delle grandi imprese ne dispongono. Roberto Cigolini, Direttore dell'Osservatorio, commenta: "Questi risultati suggeriscono che le grandi imprese hanno bisogno di una pianificazione formale della supply chain per gestire la loro maggiore complessità e ottimizzare costi e risorse. Nelle PMI, invece, la gestione della supply chain risulta meno strutturata e dipende meno da ruoli formali."
Sul fronte digitale, la situazione è preoccupante: la maggior parte delle aziende non adotta ancora strumenti come MRP, DRP o Advanced Planning and Scheduling, continuando a operare manualmente su fogli di calcolo. Solo il 39% delle grandi imprese e il 18% delle PMI utilizza sistemi di previsione basati su dati importati dai sistemi transazionali.
Giovanni Miragliotta, Direttore dell'Osservatorio, afferma: "Le tecnologie digitali rappresentato un elemento cruciale per la pianificazione della supply chain, ma il loro vero valore emerge quando sono integrate in maniera coordinata e utilizzate in modo maturo, all'interno di una strategia di gestione più ampia che abbraccia anche il cambiamento organizzativo e il ridisegno dei processi di pianificazione".
La gestione del rischio è un altro aspetto critico: solo un quarto delle imprese ha un processo strutturato per l'identificazione dei rischi e la definizione dei protocolli di mitigazione. Appena il 3% utilizza un approccio proattivo con analisi delle diverse fonti di rischio attraverso l'integrazione di dati da fonti differenti.
Infine, per quanto riguarda la revisione e riprogettazione della Supply Chain, la metà delle imprese non utilizza strumenti dedicati, affidandosi all'esperienza dei dirigenti. Solo il 15% delle grandi aziende e il 7% delle PMI adottano strumenti complessi di simulazione per scenari e ottimizzazione.
In conclusione, emerge un quadro in cui le imprese italiane, soprattutto le PMI, devono ancora compiere notevoli progressi nell'adozione di tecnologie digitali e processi strutturati per la pianificazione e gestione della supply chain, al fine di rimanere competitive in uno scenario globale sempre più complesso e incerto.