La sfida italiana: superare l'individualismo per crescere
L'annunciate evoluzioni delle regole UE a riguardo delle fusioni e delle acquisizioni apre nuove prospettive per le aziende europee.
L'obiettivo è chiaro: favorire la crescita dimensionale per competere globalmente.
Ma, mentre l'Europa avanza, l'Italia sembra immobile.
Il tessuto imprenditoriale italiano, caratterizzato da una frammentazione cronica, rischia di diventare un freno allo sviluppo. La resistenza degli imprenditori ad associarsi, indipendentemente dalle dimensioni aziendali, è un fenomeno che non possiamo più ignorare.
Guardando alla Francia, vediamo poli industriali che creano ecosistemi di crescita, unendo diverse entità in sistemi sinergici vantaggiosi per tutti. Perché in Italia questo processo stenta a decollare?
Le ragioni sono radicate nella cultura imprenditoriale del paese.
L'individualismo, spesso celebrato come tratto distintivo del "made in Italy", oggi rischia di trasformarsi in un ostacolo alla crescita.
Il cambiamento culturale necessario non è più rimandabile. La capacità di fare sistema e creare collaborazioni solide è essenziale per tornare protagonisti. Senza questa svolta, l'Italia rischia di aggravare le proprie difficoltà di crescita.
È un refrain che sentiamo da decenni, eppure il passo decisivo sembra sempre mancare.
Perché? È timore di perdere il controllo?
Diffidenza verso potenziali partner?
O semplicemente l'inerzia di un sistema che fatica a rinnovarsi?
Le nuove regole UE potrebbero essere la spinta decisiva per superare queste barriere. Ma il vero cambiamento deve partire dall'interno, dalla consapevolezza che nell'economia globale di oggi, l'unione non solo fa la forza, ma è spesso l'unica via per la sopravvivenza e la crescita.
È tempo di abbandonare la logica del "piccolo è bello" quando questa diventa un limite, e abbracciare una visione più ampia e collaborativa.
Le istituzioni devono fare la loro parte, ma il vero motore del cambiamento deve essere l'imprenditoria stessa.
In un mondo dove le economie di scala e la capacità di innovare su larga scala sono sempre più determinanti, l'individualismo imprenditoriale rischia di diventare un lusso che non possiamo più permetterci. È ora di passare dalle parole ai fatti, per non perdere il treno della competitività globale.