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04/09/2024

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Gigi Beltrame

Bolla dell'AI? Investitori in fuga? L'Italia arranca nella strategia nazionale

Gli investitori ritirano capitali dalle big tech dell'AI mentre l'Italia presenta in ritardo il suo piano nazionale

La corsa frenetica all'intelligenza artificiale, che ha dominato il panorama tecnologico negli ultimi anni, sta mostrando i primi segni di rallentamento.
Gli investitori, inizialmente attratti dalle promesse di innovazione rivoluzionaria e profitti stratosferici, stanno ora riconsiderando le loro posizioni, preoccupati dai costi sempre più elevati e dai ritorni incerti delle tecnologie AI generative.

Alcune delle più grandi società tecnologiche, che hanno puntato fortemente sull'AI generativa, stanno ora affrontando un esodo di capitali, o meglio, gli investitori istituzionali e privati, che avevano precedentemente iniettato miliardi di dollari in queste imprese, stanno iniziando a ritirare i loro investimenti, spaventati dalle richieste sempre più enormi da parte delle Big tech. OpenAI si dice che possa richiedere un rifinanziamento delle perdite di quest'anno di oltre 5 miliardi di dollari.

Un analista di Wall Street ha commentato "stiamo assistendo a una correzione del mercato. Gli investitori si stanno rendendo conto che le aspettative sull'AI generativa erano forse troppo ottimistiche nel breve termine".

Il problema principale sembra essere il divario tra gli enormi investimenti richiesti per lo sviluppo dell'AI generativa e l'incertezza sui tempi e l'entità dei ritorni economici. I Large Language Models (LLM) alla base di molte applicazioni AI richiedono infrastrutture computazionali costose e un consumo energetico significativo, fattori che pesano sui bilanci aziendali.

In una riunione di venture capitalist della Silicon Valley è stato detto che  "le aziende stanno bruciando cassa a ritmi insostenibili. Senza un chiaro percorso verso la redditività, molti investitori preferiscono guardare altrove".
Non aiuta certo la continua uscita di innovazioni e nuovi modelli, con Meta che guida questo periodo con l'open source, ma anche l'Europa si muove, con la nuova versione di Mistral.


Ma c'è anche il rovescio della medaglia, con aziende come AMD che hanno raddoppiato il fatturato dei processori per l'AI.
Insomma, c'è ancora molto da capire.

Mentre il mercato globale dell'AI vive questi scossoni, l'Italia sembra arrancare nella definizione di una strategia nazionale coerente. Il governo ha recentemente presentato il documento della Strategia Nazionale dell'Intelligenza Artificiale 2024-2026, ma con un ritardo significativo, considerando che metà del 2024 è già trascorsa.

Questo ritardo potrebbe compromettere la capacità del paese di posizionarsi efficacemente nel panorama globale dell'AI, perdendo opportunità di sviluppo economico e tecnologico.

Il piano italiano rischia davvero di arrivare tardi e di essere già obsoleto. In un campo che si evolve così rapidamente, anche pochi mesi di ritardo possono fare la differenza.

Nonostante le attuali difficoltà, molti esperti ritengono che l'AI rimarrà una tecnologia chiave per il futuro. La sfida per le aziende e gli investitori sarà quella di trovare un equilibrio tra innovazione e sostenibilità finanziaria.

Per l'Italia, la sfida sarà quella di accelerare l'implementazione della sua strategia nazionale, cercando di recuperare il terreno perduto e di creare un ecosistema favorevole allo sviluppo dell'AI, bilanciando opportunità economiche e considerazioni etiche.

Mentre il mercato dell'AI attraversa una fase di assestamento, diventa cruciale per tutti gli attori coinvolti - dalle big tech agli investitori, dai governi alle start-up - adottare un approccio più misurato e sostenibile allo sviluppo e all'implementazione reale, soprattutto per le nostro PMI, ma anche le Pubbliche Amministrazioni.


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