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24/07/2024

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L'evoluzione dell'AI tra diritto ed etica - Libro "Informatica giuridica e progettazione innovativa digitale"

Corasaniti: necessario un approccio equilibrato e informato all'intelligenza artificiale

Giuseppe Corasaniti, già magistrato, tra i più qualificati studiosi di informatica giuridica in prestigiose università, ha appena pubblicato il testo Informatica giuridica e progettazione innovativa digitale, edito da Wolters Kluwer. Uno scritto di alto taglio scientifico e filosofico sul futuro dell'informatica giudica. Una riflessione filosofica sul metodo nei rapporti tra diritto e informatica: due discipline ed esperienze che possono apparire distanti nella logica come nelle prospettive, ma che hanno invece molti punti in comune e che richiedono attenzione reciproca e sensibilità, per definire e comprendere valori essenziali ed etica digitale. Ne parliamo con l'Autore.

Come è nata l'idea di questo libro?


Il libro nasce dalla esigenza di saldare e rendere più vicini due saperi che appaiano differenti: quello informatico e quello giuridico. Da una parte la tecnica innovativa e dall'altra l'esigenza di fissare e fare rispettare le regole definendo un quadro di principio coerenti e soprattutto in grado di adattarsi ad un contesto in continua mutazione.

Tutto questo esige forse oggi più che mai una forte visione filosofica che però non sia semplicemente una proiezione metafisica oppure una costante ricerca argomentativa, a volte finì a se stessa. Quello che conta è confrontarsi con il sapere tecnico, avere la capacità non solo di adattarsi ma di sfruttare al meglio in ogni contesto le tecnologie disponibili, soprattutto oggi dove sembra che tutto sia alla portata di tutti, il vero rischio e affidarci passivamente a quanto ci viene presentato e soprattutto a quanto ci viene venduto come servizio pronto qui magari abbonarsi a caro prezzo per vivere o per vivere bene. Non è solo una questione di diritti o una questione di definizione di precetti positivi, ma si tratta di avere una consapevolezza di come utilizzare e sfruttare al meglio le tecnologie migliori soprattutto nell'area giuridica e nell'area economica. Per questo ho considerato quelle che sono le radici teoriche di una disciplina che ha visto tra i suoi fondatori persone come Norbert Weiner e come Lee Loevinger che hanno saputo educarci al rapporto con le tecnologie vivendole appieno e comprendendole. Per definire alcune regole essenziali basta continuare ad avere attenzione soprattutto alle loro esperienze.

Accanto ad essi il libro ricorda figure fondamentali nei rapporti fra informatica e diritto come Vittorio Frosini il filosofo del diritto che seppe definire per primo l'importanza di questa nuova tematica in una visione aperta e partecipativa e Renato Borruso cui si deve la nascita del primo sistema di raccolta organica dei principi fissati dalla giurisprudenza della corte di cassazione attraverso un centro elettronico che è stato uno dei primi esempi al mondo di ricerca innovativa anche sul linguaggio. Credo sia opportuno che tutti ma soprattutto i giovani ricordino l'importanza di queste figure fondamentali e sappiano sempre valorizzarne l'insegnamento.

Quali implicazioni etiche e giuridiche preoccupano maggiormente lo sviluppo dell'AI?


Il rapporto fra etica ed intelligenza artificiale è stato ed è oggetto di molteplici approfondimenti. Ma nel libro si sottolinea, particolarmente ricordando l'esperienza di Francis Bacone -di cui pochi ricordano l'estrazione giuridica- nella considerazione dei rischi che accompagnano, a volte in modo nascosto ogni forma di evoluzione tecnologica.


A me pare che la soluzione ideale non sta tanto nel fissare i principi astratti ma nel definire principi di comportamento concreto, nel considerare le buone prassi esistenti e nel richiedere un ampio confronto tra regole e tecnologie alla luce di un principio di essenzialità che dovrebbe accompagnare sempre cautela e prudenza nello scegliere di regolamentare e soprattutto di quanto regolamentare a discapito della ricerca innovativa e dell'evoluzione economica complessiva. Dobbiamo renderci conto dei rischi ma soprattutto affrontare dei rimedi coerenti e delle forme regolamentari che siano attente e non inutilmente pervasive. Ci illudiamo spesso che la gestione diretta da parte delle tecnologie intelligenti di ogni situazione critica o di ogni organizzazione possibile sia sempre la scelta migliore, ma l'esperienza insegna che non sempre è così come ci ha dimostrato all'inizio del secolo scorso Charlie Chaplin nel suo indimenticabile 'Tempi moderni' che insieme contiene tutti gli elementi con i quali oggi ci confrontiamo. Se l'intelligenza artificiale deve ridurre l'uomo al meccanismo di una catena di montaggio amorale dove conta solo rispettare i tempi calcolati e uniformi ci aspettano tempi difficili per le libertà civili.


E non è solo una questione di privacy su cui si insiste molto ed in modo francamente approssimativo, sono in gioco tutte le libertà civili per così come lei intendiamo e le abbiamo sempre intese ed occorre una visione istituzionale insieme moderna e formata dal punto di vista tecnologico per cui un ruolo fondamentale va riservato agli enti di ricerca indipendenti ed alle università. C'è spazio per ogni esperienza nel segno del rinnovamento partecipativo attraverso le tecnologie, soprattutto per definire metodi nuovi e per costruire modelli applicativi funzionanti progettandoli in modo coerente e attento alla società civile e non imponendo o contribuendo ad imporre quanto ci viene proposto nell'ambito di strategie commerciali a livello universale che sembrano schiacciare ogni giorno di più l'originalità creativa in nome di una modernità selvaggia che non sa più riflettere. Anche le regole giuridiche debbono ottenere conto di uno scenario internazionale sempre più complesso e debbono sperimentare forme nuove e non esaurirsi nei modelli esistenti. Quello che conta credo è immaginare una partecipazione cooperativa ed inclusiva che sia in grado di manifestarsi con immediatezza ed efficacia, il che potrebbe voler dire che occorre ripensare anche i modelli esistenti.




Qual è il suo giudizio sul dibattito in corso in Italia sull'AI?


Il dibattito che in Italia ha accompagnato l'affermazione dell'intelligenza artificiale mi è sembrato più volte equivoco e disinformato. Da una parte si invocano nuove regole e nuovi poteri di tipo autoritativo, dall'altro non si comprende proprio che il problema reale sta nel capire appieno quello che ogni tecnologia comporta in termini di rischi e benefici. La via italiana per l'intelligenza artificiale come è stata definita nel disegno di legge attualmente in discussione in parlamento mi sembra una via da una parte banale e dall'altra e eccessiva con il fiorire dei nuovi reati che neppure tengono conto della esigenza di un quadro internazionale di regole uniformi adatto ad un contesto in evoluzione come quello tecnologico e più in generale digitale. In fondo il regolamento europeo di recente approvazione approcciato alcune linee guida che ogni paese europeo dovrebbe saper rispettare. Un esempio straordinario a parere mio è rappresentato dalla Spagna che ha per la prima volta definito un nuovo modello di agenzia specializzata radicata sul territorio e strettamente connessa con la ricerca universitaria.


Da noi si è scelta e proposta solo la strada dei divieti, peraltro penalmente sanzionati come se fosse l'unica strada praticabile. Altri ragionano in termini di rivendicazione stretta delle proprie competenze regolatrici senza comprendere che si tratta di un fenomeno trasversale che riguarda il lavoro, la concorrenza, la proprietà intellettuale, la pubblica amministrazione e la giustizia. Una politica innovativa degna del nome non solo ascolta tutti ma, in particolare, è in grado di esprimere sempre una visione aperta e tendenzialmente partecipativa sia per i soggetti economici che dovranno investire e molto nelle tecnologie emergenti che per le istituzioni pubbliche che non possono più permettersi una azione disinformata o peggio anche male informata su di esse.

Vede dei rischi in tutto questo?


Il rischio è evidente è che l'eccesso di cautela e la mancanza di sperimentazione innovativa finisca per frenare ancora di più il ruolo dell'Europa ma soprattutto del nostro paese perché ancora sono troppo pochi i modelli funzionanti, troppo poche le risorse e troppo poche le voci critiche che debbono restare tali proprio per mantenere sempre un livello di attenzione costante sugli effetti del cambiamento tecnologico anche quelli che si manifestano più tardi perché non appaiono immediatamente.


Non sempre le decisioni migliori sono quelle che statisticamente ci appaiono tali, spesso ogni decisione va maturata e compresa all'interno di un certo contesto, spesso ogni decisione va preparata attraverso un'azione informativa costante e da più livelli di cognizione interattiva E per essere credibile infine ogni decisione deve essere sempre una decisione giusta. Questo è il messaggio antico che poi fa riferimento a Platone cui si deve il termine oggi utilizzato continuamente 'cyber'.

Federico Unnia




Aures Strategie e politiche di comunicazione



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