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24/07/2024

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Nico Acampora (PizzAut): un progetto di inclusione per espandersi necessita di visione e strategia

Per creare opportunità lavorative nel settore della ristorazione mobile con 100 food truck entro il 2034

In un panorama economico come quello attuale, emergono iniziative imprenditoriali che coniugano business e impatto sociale. Tra queste, spicca il progetto di espansione di PizzAut, l'innovativo ristorante gestito interamente da persone con autismo, fondato da Nico Acampora. L'ambizioso piano prevede la messa in strada di 100 food truck nell'arco di un decennio, con l'obiettivo di creare nuove opportunità di lavoro per persone neurodivergenti.
Il progetto, che si propone di replicare su larga scala, ma in modalità "mobile", il successo dei due ristoranti già operativi a Cassina Dè Pecchi e Monza, ha attirato l'attenzione di PwC Italia che è diventata un partner strategico per l'iniziativa. La società di consulenza, rappresentata in questa intervista dal partner Marco Giustacchini, ha espresso interesse per l'iniziativa, riconoscendone il potenziale di impatto sociale e economico, operando pro bono.
L'obiettivo finale non è solo culinario ma soprattutto sociale: creare almeno 500 nuovi posti di lavoro per persone con autismo, dimostrando come l'inclusione possa essere un motore di innovazione e crescita economica.


Partiamo intervistando Nico Acampora.

Come mai vi siete rivolti ad un'azienda di consulenza per fare un piano così ambizioso?


Quasi per caso, a dire la verità. Elio, del gruppo Elio e le Storie Tese, che è un grande amico di PizzAut, ci ha presentato una persona che ha dei rapporti di lavoro con PwC. Da lì è nato questo primo contatto, che è stato molto diverso da come me lo aspettavo. Nel mio immaginario avevo in mente il "Men in Black" un po' freddo che fa il consulente, e invece ho trovato delle persone che si sono appassionate a questo progetto. Sono venuti spessissimo a mangiare da noi per conoscere dal vivo i ragazzi. Qualcuno che abita a Roma credo abbia speso più in biglietti aerei per venire a mangiare che nelle pizze che poi ha mangiato e che ha voluto sempre pagare. È stato un contatto molto umano.

Quindi l'idea di collaborare con PwC vi ha subito colpito?


Certamente. L'idea che ci fosse una realtà come PwC che si occupa di persone autistiche per fare un piano di impresa ci ha galvanizzato. Quando poi ho trovato queste persone, l'entusiasmo si è declinato in realtà e operatività.

Si fa tanto in fretta a parlare di terzo settore e di operazioni sul sociale, ma in realtà queste iniziative si devono sostenere economicamente, e questo è fondamentale.

Ci puoi spiegare meglio il modello di business di PizzAut?


PizzAut nella pratica è a tutti gli effetti un'attività commerciale, gestita da una srl che si chiama PizzAut, di cui PizzAut ONLUS è socia. L'idea che questo modello, anche se non attraverso i ristoranti ma attraverso i food truck, potesse essere davvero replicabile e scalabile ci è sembrata la più realistica per dare opportunità di lavoro a tanti ragazzi.

Perché avete scelto di puntare sui food truck invece che sui ristoranti?


Abbiamo tantissime richieste per fare i ristoranti, ma aprire un ristorante è complesso in termini di risorse economiche, risorse umane e tempi di realizzazione. Avendo noi avuto in passato dei food truck e poi i ristoranti, abbiamo pensato che la scalabilità dei food truck fosse più veloce nel tempo, più semplice nella gestione e, soprattutto, potrebbe essere un primo passo per altre realtà che poi, come noi, potrebbero passare dai food truck ai ristoranti.



Può darci qualche numero per capire la differenza di investimento?


Il ristorante di Monza ci è costato circa un milione e mezzo, un milione e 800 mila euro. Con quella cifra puoi fare 15 food truck, e ogni food truck crea opportunità di lavoro a 4-5 ragazzi. Quindi con lo stesso investimento si possono creare circa 70 posti di lavoro.

Come funziona esattamente un food truck di PizzAut?


Il food truck è totalmente allestito per erogare le pizze. Possono lavorarci due pizzaioli autistici con un educatore e un volontario. È autonomo perché il mezzo ha una cabina per tre persone, quindi non hai bisogno di mezzi di supporto. Con contratti part-time puoi già fare quattro contratti di lavoro. Inoltre, soprattutto nel periodo primaverile-estivo, puoi allestire dei tavoli fuori dal food truck e fare un ristorante temporaneo, aumentando così i posti di lavoro con i camerieri.

Quali sono le potenzialità di questo modello?


Le potenzialità sono enormi. Pensiamo per esempio di mandare i food truck nelle scuole.


Potremmo fare un accordo con i provveditori per cui PizzAut fa un incontro di educazione civica e di educazione all'inclusione con due o tre classi alla volta, quindi 60-90 persone al massimo, e poi i ragazzi mangiano l'inclusione che hanno sperimentato. Vuol dire fare 60-90 pizze tutti i pranzi. Un food truck per ogni provincia significa avere lavoro per sempre, perché le province hanno diverse scuole e le scuole hanno diversi studenti.
Già solo con questo primo impatto con le scuole, hai una sostenibilità economica e paghi i quattro stipendi ai ragazzi. Poi ti rimangono tutte le attività aziendali, le feste di paese, le sagre, le sere, i weekend. PwC ci conferma che i numeri garantiscono la sostenibilità. In più, hai la possibilità di fare un lavoro di sensibilizzazione e di advocacy senza pari.

Quindi c'è anche un aspetto di sensibilizzazione importante?


Assolutamente. Nelle aziende racconti che le persone autistiche possono lavorare, glielo fai vedere e gli fai toccare la loro capacità produttiva. Nelle scuole hai veramente una potenza di fuoco enorme. È chiaro che d'inverno potresti lavorare un po' meno, ma le scuole le puoi fare con serenità anche d'inverno, e ci sono una serie di eventi anche invernali che si possono realizzare.




Mi colpisce molto l'aspetto emotivo di questo progetto, soprattutto quando parla delle scuole.


Sì, immagina quel ragazzo autistico che in quella scuola è stato uno studente emarginato e che torna da protagonista! Tiene l'incontro insieme all'educatore con le sue capacità, che sia verbale o non verbale, che sappia cucinare o servire. Torna con un altro ruolo, non con il ruolo da "handicappato", te lo dico in maniera provocatoria. Torna da lavoratore.

Quali saranno i prossimi passi?


Inizieremo a cercare qualcuno che possa aiutarci a partire, a finanziare questi truck e avviare il percorso. Anche questo è un elemento centrale, ma oltre a "fare del bene", c'è un profondo significato di portare un reale cambiamento alla struttura sociale del Paese. Passiamo ora a Marco Giustacchini, partner PwC e tra i coordinatori del progetto.



Cosa comporta un progetto di questo tipo?


Un progetto di questo tipo comporta esattamente le stesse cose che comporta un progetto non fatto pro bono.


Quello che noi abbiamo fatto per PizzAut è stato un supporto nella predisposizione di quello che abbiamo chiamato "piano di espansione di inclusione sociale". Che altro non è che un business plan sia di medio periodo che di lunghissimo periodo, con l'ambizione a 10 anni di cosa può diventare questa realtà.
In più, rispetto a un progetto di natura strategica, è stato anche un progetto operativo. Abbiamo fornito un aggiornamento rispetto ad una serie di cose pratiche che devono essere fatte coerentemente con il piano. Ad esempio, abbiamo sviluppato tutti gli asset contrattuali che consentono di sviluppare la rete di franchising, gli accordi per implementare il modello di franchising, lo statuto delle srl che saranno affidatarie dei food truck. Abbiamo unito il concetto che a noi piace esportare nel mondo delle aziende: dalla strategia all'esecuzione.

Ma è un modello esportabile anche in altre realtà?


Questa è un'idea imprenditoriale che può scalare se utilizzando gli strumenti giusti, ma è anche replicabile. Si configura come un progetto che può essere replicato, ma qui entrano in gioco gli interlocutori, e i ragazzi di PizzAut e Acampora hanno idee e progettualità, la motivazione e ovviamente c'è un aspetto sociale molto significativo e anche per lo Stato italiano che, con questa iniziativa, può risparmiare 100 milioni di euro nei prossimi 10 anni, dando per altro lavoro e dignità a famiglie e ragazzi.



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