Bioeconomia italiana in crescita: 437,5 miliardi di produzione nel 2023
Stefania Trenti (Intesa Sanpaolo): 808 start-up innovative censite, crescita oltre il 6%
La Bioeconomia in Italia continua a mostrare segnali di vitalità e crescita, confermandosi come un settore chiave per lo sviluppo sostenibile del Paese. È quanto emerge dal 10° Rapporto sulla Bioeconomia presentato da Intesa Sanpaolo in collaborazione con il Cluster SPRING e Assobiotec-Federchimica.
Nel 2023, il valore della produzione delle attività legate alla Bioeconomia in Italia ha raggiunto i 437,5 miliardi di euro, con un incremento di 9,3 miliardi rispetto all'anno precedente. Il settore impiega circa due milioni di persone, confermando il suo ruolo strategico per l'economia nazionale.
A livello europeo, considerando i quattro principali paesi (Francia, Germania, Spagna e Italia), la Bioeconomia vale complessivamente 1.751 miliardi di euro, rappresentando l'8,4% del totale. L'Italia, con una quota del 10%, si posiziona al secondo posto dopo la Spagna (11%) per incidenza del settore sull'economia.
Stefania Trenti (Intesa Sanpaolo) ha commentato: "Il Rapporto sulla Bioeconomia è giunto quest'anno alla decima edizione, a dimostrazione del forte interesse nei confronti dell'ampio e diversificato insieme di attività che utilizzano risorse biologiche rinnovabili".
La Trenti ha inoltre sottolineato l'importanza delle politiche pubbliche nel sostenere gli investimenti delle imprese verso modelli più sostenibili.
Un segnale incoraggiante proviene dalle 808 start-up innovative censite nel 2023 nel settore della Bioeconomia, pari al 6,6% del totale delle imprese iscritte all'apposito Registro. La maggior parte di queste start-up opera nel campo della Ricerca e Sviluppo (45%) e nell'agri-food (25%).
La filiera agro-alimentare si conferma un pilastro fondamentale della Bioeconomia italiana, rappresentando circa il 63% del valore totale del settore. Le imprese italiane del comparto si distinguono per l'elevata propensione all'innovazione, con una quota di innovazioni di prodotto (20%) e di processo (36%) superiore alla media europea.
Particolarmente significativa è anche l'attenzione delle aziende italiane verso le innovazioni per la sostenibilità, con un focus su riduzione dei consumi di materiali e idrici, recupero di scarti e acqua, e sostituzione di materiali inquinanti.
Il rapporto evidenzia inoltre la crescente importanza del settore cosmetico all'interno della Bioeconomia italiana.
L'Italia si è affermata come terzo esportatore europeo di cosmetici dopo Francia e Germania, con un peso crescente dei prodotti a connotazione naturale/biologica, che nel 2023 hanno rappresentato il 10,4% del mercato cosmetico nazionale.
Catia Bastioli (Cluster SPRING) ha sottolineato l'importanza di "costruire su questo patrimonio, garantendo un quadro normativo certo e una solida strategia industriale in connessione con la qualità e diversità dei territori".
Elena Sgaravatti (Assobiotec Federchimica) ha evidenziato il ruolo chiave delle biosoluzioni per un'economia circolare bio-based, sottolineando come "il 60% delle materie prime mondiali possono essere ottenute attraverso le biosoluzioni".
In conclusione, il rapporto conferma il ruolo strategico della Bioeconomia per l'Italia, evidenziando la necessità di politiche mirate e investimenti in innovazione per sostenere la crescita del settore e accelerare la trans
izione verso modelli di produzione e consumo più sostenibili.
Il Sindaco di Ravenna Michele De Pascale e l'Assessora Annagiulia Randi hanno sottolineato il potenziale della città nel settore della Bioeconomia, dichiarando: "Ravenna ha tutte le caratteristiche e le competenze per giocare un ruolo da protagonista in Europa nell'ambito della bioeconomia".
Hanno evidenziato la presenza di un forte distretto industriale già attivo nell'economia circolare, un polo universitario specializzato e un porto proiettato verso un rinnovamento ecosostenibile. Il rapporto ha anche messo in luce alcune sfide cruciali per il settore, in particolare legate al cambiamento climatico e allo stress idrico. Il settore agricolo, che assorbe il 60% dei consumi idrici complessivi, risulta particolarmente vulnerabile. L'adozione di tecnologie innovative per l'efficientamento dei consumi e il riutilizzo delle risorse idriche si conferma quindi una priorità per garantire la sostenibilità del comparto. Nell'industria alimentare, il rapporto evidenzia che sono necessari 3,3 litri di acqua per euro di produzione. Positivamente, il 43% delle imprese alimentari italiane ha già adottato azioni per contenere i prelievi e i consumi di acqua, con una maggiore sensibilità verso il riciclo e riutilizzo dell'acqua all'interno dei distretti agroalimentari. Un altro aspetto rilevante emerso dal rapporto è l'attività brevettuale nel settore agro-alimentare.
L'Italia si posiziona come settimo brevettatore a livello mondiale, con una quota e un grado di specializzazione in netto rafforzamento negli ultimi anni. Questo risultato è frutto di un sistema innovativo ampio e diversificato che include non solo imprese del settore, ma anche aziende della meccanica, della farmaceutica e della chimica. Massimiliano Cattozzi, Responsabile Direzione Agribusiness di Intesa Sanpaolo, ha sottolineato l'importanza del supporto finanziario per lo sviluppo del settore: "Il nostro impegno è quello di sostenere le imprese della Bioeconomia nel loro percorso di innovazione e sostenibilità, fornendo gli strumenti finanziari necessari per affrontare le sfide future". In conclusione, il 10° Rapporto sulla Bioeconomia conferma il ruolo strategico di questo settore per l'economia italiana ed europea, evidenziando al contempo le opportunità e le sfide che si profilano all'orizzonte. La capacità di innovare, l'attenzione alla sostenibilità e la collaborazione tra istituzioni, imprese e mondo della ricerca si confermano come fattori chiave per garantire lo sviluppo futuro della Bioeconomia, in linea con gli obiettivi di transizione ecologica e competitività economica.