Editoriale
La BCE e i tassi: la prova dell'Europa
La Banca Centrale Europea sta per tagliare i tassi di interesse, almeno questa sarebbe l'indicazione.
La cosa divertente, soprattutto per chi ha un finanziamento o un mutuo, è che qualche decimale qua e là sembra possa fare la differenza.
Ovviamente non la fa per un debitore, figuriamoci per le sorti di un continente intero.
Eppure questo giugno potrebbe portare, condizionale d'obbligo, il primo taglio di 25 punti base, seguiti probabilmente da altri due tagli della stessa portata entro la fine dell'anno.
L'Eurozona ha avuto un briciolo di crescita nel primo trimestre del 2024, un misero 0,3% di aumento del PIL reale rispetto al trimestre precedente. E non facciamo i sofisticati: l'Italia con il suo 0,3%, la Spagna con un 0,7% e la Francia con un 0,2% non sono proprio miracoli economici.
Le stime di crescita del PIL dell'Eurozona sono state ritoccate al rialzo dallo 0,7% allo 0,9% per il 2024.
Sai che differenza!
Per il 2025, invece, rimangono inchiodate all'1,8%.
Nel frattempo l'inflazione è scesa al 2,4% su base annua ad aprile rispetto al 2,8% di tre mesi prima.
Incombono le elezioni per rinnovare il parlamento europeo, ma ci fosse qualcuno che parla di crescita e di prosperità: solo conti e in bilico tra guerra e pace.
Prendiamoci queste previsioni e accontentiamoci, perché l'Italia, in qualsiasi caso, dovrà ripagare i debiti, indipendentemente dal mercato, dalla finanza e da chi vincerà o perderà le elezioni.
E anche indipendentemente dalla BCE e dai suoi tassi: debito avevamo prima, debito avremo dopo.