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27/03/2024

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Recensione libro "Vulnerabilità" di Biancamaria Cavallini: da timore a risorsa per l'impresa che cambia

Per la collana "Voci del lavoro" di FrancoAngeli un testo che mette a nudo qualcosa di cui non si vuole parlare

Che cos'è la vulnerabilità al lavoro?
Cosa ci impedisce di mostrarci vulnerabili con capi e colleghi?
Abbiamo bisogno di leader vulnerabili?
Che rapporto c'è tra vulnerabilità e benessere psicologico?
Perché la vulnerabilità è necessaria alle organizzazioni?
E come può un'azienda promuoverla al suo interno?
Gli ambienti lavorativi sono luoghi vulnerabili in sé, sia in virtù di avvenimenti esterni (mercati e contesti sempre più instabili), ma anche ? e soprattutto ? in quanto costituiti da persone, che sono vulnerabili per definizione.
Ma negli ambienti di lavoro la vulnerabilità non trova spazio.
Per costruire luoghi davvero a misura di persona e benessere psicologico, è essenziale comprendere la vulnerabilità fino in fondo. Non è sufficiente individuare le forme che assume. Serve capire quali sono gli ostacoli individuali e organizzativi che le impediscono di manifestarsi e trovare soluzioni per farla fiorire. Il coinvolgimento della leadership è essenziale, ma ogni persona ha la responsabilità ? e il potere ? di fare la propria parte. Attraverso riflessioni, testimonianze ed esempi, questo libro mostra come portare la vulnerabilità nella propria azienda, con l'obiettivo di contribuire al lavoro nuovo.


Vulnerabilità di Biancamaria Cavallini, il quarto libro della collana Voci del lavoro nuovo edito da FrancoAngeli ruota intorno a una parola bandita per lungo tempo dal vocabolario del mondo del lavoro. 

Il libro spiega cosa significhi e implichi essere vulnerabili al lavoro: cioè aprire agli altri il proprio mondo interiore, fatto di pensieri, vissuti ed emozioni, debolezze e criticità, esponendosi in tal modo al rischio di essere feriti. "La vulnerabilità è spesso percepita come minaccia in azienda. Eppure, non solo concorre al benessere dei singoli, ma è anche naturalmente presente nei contesti lavorativi. Le organizzazioni sono luoghi vulnerabili di per sé, in virtù di avvenimenti esterni, ma anche - e soprattutto - in quanto costituiti da persone, che sono vulnerabili per definizione. Se dunque è una condizione irriducibile, vale la pena comprendere come gestirla. Anche perché è solamente quando si trova il giusto equilibrio che diventa alleata del benessere e della performance" ricorda l'Autrice, Board Member & Operations Director di Mindwork. "Nel libro racconto come fare, offrendo suggerimenti pratici sia ad HR che a manager e responsabili, passando dal contributo che ogni persona può dare, a prescindere dal proprio ruolo e funzione.

È necessario scardinare gli ostacoli organizzativi e individuali alla vulnerabilità, ma è anche necessario saperla dosare, perché come ci ricorda Brené Brown - una delle più autorevoli ricercatrici in questo campo - la vulnerabilità senza limiti e confini non è vulnerabilità. Solo trovando la giusta misura, dunque, è possibile mettere a sistema i suoi benefici in termini di benessere, innovazione e crescita nel mondo del lavoro nuovo", aggiunge. Nel testo l'Autrice spiega perché nelle organizzazioni ciò sia un vero tabù culturale, contrario alla cultura della performance e dei risultati. È sempre più evidente invece che l'espressione di sé sia una grande risorsa; cha la sicurezza psicologica per farlo sia ciò che distingue oggi le imprese migliori; e infine che i manager debbano essere i primi a dare l'esempio e a favorirla. Perché tutto ciò e a quali condizioni avvenga, è spiegato con chiarezza e sottigliezza nei capitoli centrali del libro. Che si chiude mostrando come coltivare la vulnerabilità in azienda e come ognuno può favorirla individualmente. 



Federico Unnia




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