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27/03/2024

economia

Dalle "magnifiche sette" alla "dozzina dinamica"

Saccocia (Neuberger Berman): lo sviluppo dell'AI è stato dominato dalle sette aziende, ma qualcosa potrebbe presto cambiare

Nell'ultimo anno abbiamo iniziato a occuparci del tema di investimento legato all'evoluzione e alla diffusione dell'intelligenza artificiale (AI) generativa. Un percorso che ha, sin qui, segnato i mercati in modo sorprendente. Questa prima fase è stata straordinaria sotto diversi punti di vista. Tuttavia, quando, a distanza di anni, ci guarderemo indietro, l'aspetto che meglio ricorderemo sarà forse l'insolita combinazione della straordinaria concentrazione in pochi titoli tecnologici con una mancanza di discernimento piuttosto evidente. La prospettiva che abbracciamo ora vede all'orizzonte l'inizio di una seconda fase destinata a rivoluzionare l'attuale panorama degli investimenti. L'intelligenza artificiale, infatti, trascende ben oltre il dominio di giganti come Nvidia e non si limita esclusivamente all'ambito tecnologico. Siamo giunti alla constatazione che, nonostante alcune aziende tecnologiche ad alta capitalizzazione abbiano beneficiato del rialzo azionario legato all'AI, forse senza solidi fondamentali, queste potrebbero non trovarsi nella posizione migliore per cavalcare con successo la prossima ondata.

Per gli investitori, questo rappresenta una notizia incoraggiante. I segnali di questa imminente seconda ondata iniziano a delinearsi con chiarezza, offrendo l'opportunità di diversificare gli investimenti ben oltre il ristretto numero di titoli e settori finora considerati.

Applicazioni rivoluzionarie


Il tema degli investimenti nell'intelligenza artificiale (AI) si è consolidato attorno a una narrativa ben radicata, evidenziata dal predominio delle azioni dei "Magnifici Sette": Apple, Alphabet, Amazon, Meta, Microsoft, Nvidia e Tesla. Questi colossi hanno registrato un rialzo del 77% nel 2023, un dato impressionante se confrontato con il più modesto aumento del 14% registrato dal resto dei titoli che compongono l'indice azionario S&P 500. Una certa mancanza di discernimento nelle strategie di sviluppo aziendali legate all'AI sta iniziando a catturare l'attenzione degli investitori. La collaborazione tra Microsoft e OpenAI, i creatori di ChatGPT, rappresenta un punto di forza nel panorama attuale, essendo ChatGPT considerata l'applicazione più rivoluzionaria del momento.

In netto contrasto, abbiamo assistito ad alcuni passi falsi da parte di Alphabet, con il lancio di Bard e che già nel suo stesso video promozionale ha commesso alcuni evidenti errori. A questo si sono aggiunti i risultati, talvolta discutibili, generati dal suo strumento di creazione di immagini "Gemini", che hanno attirato ulteriori critiche e controversie. Apple, da parte sua, ha risposto ai motori di ricerca, agli assistenti per le app e alle playlist musicali potenziati dall'AI della concorrenza con alcuni miglioramenti poco incisivi alla funzione di correzione automatica del suo sistema operativo. A nostro avviso, in questo contesto, gli sforzi attuali di alcune di queste aziende per rimanere competitive nel campo dell'AI possono essere percepiti come tentativi di recuperare il terreno perduto, piuttosto che come vere e proprie innovazioni. La situazione invita gli investitori a una riflessione più profonda sulle dinamiche in gioco e sulle potenziali opportunità di investimento che la seconda ondata dell'AI potrebbe offrire, andando oltre i soliti nomi noti ed esplorando nuovi settori.




Investimenti aziendali


Mentre alcune delle società ad elevata capitalizzazione del settore tecnologico iniziano a riscontrare alcune difficoltà con gli investimenti nell'AI, molte altre società non tecnologiche stanno dimostrando una notevole capacità di adattamento, incorporando l'AI nelle loro strategie aziendali e nei piani di spesa. Siamo dell'opinione che queste aziende possano rappresentare alcuni dei principali beneficiari della cosiddetta seconda ondata di questo movimento. Ma di quante società si tratta? Potenzialmente il numero di società può essere tanto ampio quanto quello delle imprese che attualmente utilizzano la posta elettronica e Internet. Nel settore bancario, American Express, società che si sta affermando come un leader FinTech di rilievo, tramite la sua divisione di innovazione AmEx Digital Labs ha intensificato gli sforzi nell'acquisizione di startup specializzate nell'intelligenza artificiale e nell'integrazione di tale tecnologia in diversi settori aziendali, che spaziano dal servizio clienti per le carte di credito, ai programmi di fidelizzazione, fino alle raccomandazioni per le prenotazioni di viaggi.


Guardando al settore industriale, John Deere, società tradizionalmente associata ai macchinari agricoli piuttosto che all'apprendimento automatico, ha da tempo investito in acquisizioni finalizzate allo sviluppo di smart-robot da impiegare nell'irrorazione delle colture e nei trattori a guida autonoma. Ha attirato l'attenzione del pubblico alla Consumer Electronics Show di Las Vegas, presentando, un anno fa, una versione completamente autonoma del suo famoso trattore 8R. Nel campo farmaceutico, il CEO di Eli Lilly, David Ricks, ha sottolineato il potenziale degli strumenti di AI che generano testo nel facilitare la creazione di documentazione tecnica complessa necessaria per i processi regolatori. Inoltre, ha evidenziato come modelli di AI più specializzati, addestrati su dati di ricerca, possano accelerare la scoperta di nuovi farmaci, superando i pregiudizi comportamentali e di conoscenza tipici dei ricercatori umani. La collaborazione con XtalPi, società specializzata in tecnologie farmaceutiche, intrapresa l'anno scorso, mira proprio a realizzare queste ambizioni.

Cannibalizzazione


Un investimento aziendale, anche se marginale, nell'AI tende a ridurre le risorse disponibili per altri progetti, specialmente ora che il costo del capitale è notevolmente più alto rispetto a soli tre anni fa.


Sebbene società di consulenza come Accenture stiano registrando vendite record nell'ambito dell'AI, è stata anche osservata una generale contrazione nella spesa da parte dei loro clienti. Data la natura tecnologica dell'investimento in AI, è logico supporre che una porzione significativa di questa spesa possa in realtà sottrarsi ai budget già destinati alle tecnologie esistenti. Questa situazione ci porta a considerare le sfide che l'AI potrebbe imporre a diverse grandi società attive nel settore tecnologico. Le recenti tendenze in termini di ricavi lasciano presagire che il cloud computing potrebbe trovarsi in una posizione particolarmente vulnerabile, almeno nel breve periodo. Questo aspetto evidenzia l'urgenza per aziende come Alphabet di superare i propri ostacoli nell'AI e presentare soluzioni capaci di compensare i minori introiti derivanti da Google Cloud. Allo stesso modo, spiega il motivo per cui un'azienda come Oracle stia investendo risorse significative nel tentativo di spostarsi dall'ambito cloud verso quello dell'AI.


Il cloud computing ha rappresentato un trend di primo piano negli ultimi anni, sia in termini di investimenti aziendali che di rendimenti e quotazioni azionarie nel settore tecnologico. Un'inversione di questa tendenza potrebbe quindi tradursi in un cambiamento nella dispersione delle performance di mercato.

Dai "Magnifici Sette" alle "Dynamic Dozens"


A nostro avviso, la seconda ondata di investimenti legati all'intelligenza artificiale potrebbe rivoluzionare il panorama degli investimenti così come lo conosciamo: ci aspettiamo che i beneficiari di questa fase siano aziende appartenenti a più settori industriali, e che la selezione dei titoli avvenga con un occhio critico più affinato. Vi è la possibilità che i "Magnifici Sette" diventino i "Magnifici Due o Tre", man mano che i reali vincitori del trend nel settore tecnologico consolideranno le proprie posizioni e gli esclusi saranno declassati.


Allo stesso tempo, servirà prestare attenzione alle "Dynamic Dozens": un insieme di aziende, provenienti tanto dal settore tecnologico quanto da altri ambiti, pronte a distinguersi per la loro capacità di incorporare con successo le innovazioni dell'AI nelle rispettive strategie operative. Crediamo fermamente che questa nuova seconda fase offra una straordinaria occasione per i gestori attivi. La sfida di distinguere i futuri vincitori dai perdenti inizia in questo preciso momento, segnando l'avvio di un periodo ricco di potenzialità per gli investitori più lungimiranti.

Shannon Saccocia, Chief Investment Officer - Neuberger Berman Private Wealth



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