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13/07/2022

economia

Giappone e Svizzera: perchè hanno una bassa inflazione?

Giacomo Calef (NS Partners): per la Confederazione Elvetica contano la diversa gestione della pandemia, i bassi costi di energia e gli affitti non indicizzati. Per il Paese del Sol Levante continua invece la politica ultra-espansiva

Uno dei più grandi problemi economici che i governi e le banche centrali dei paesi sviluppati stanno combattendo, nell'attuale contesto storico, è l'inflazione, a livelli che non si registravano da anni. Tuttavia, se negli Stati Uniti, nell'Unione Europea e nel Regno Unito è prevista rispettivamente al 6,5%, 6,8% e 8,7% per il 2022, ci sono due nazioni che, nonostante la loro dipendenza di risorse energetiche da fonti estere, prevedono dei dati assai meno preoccupanti, rispetto agli altri paesi sviluppati. Stiamo parlando della Svizzera e del Giappone che, per l'anno in corso, stimano un aumento del costo della vita del 2,2% e 2,3% rispettivamente.
Per spiegare questo fenomeno vanno analizzati diversi aspetti.
Iniziando con la Confederazione Elvetica, in primo luogo, bisogna citare la diversa gestione della pandemia da COVID-19. Infatti, il Paese, per affrontare al meglio l'emergenza, sin da subito, ha garantito liquidità alle aziende locali attraverso dei prestiti, evitando quindi di elargire enormi sussidi nel Paese per mezzo di disavanzi pubblici o di politiche monetarie ultra-espansive come quella della FED, che ha avuto la caratteristica di generare un'inflazione ben più duratura.

Inoltre, va considerata la diversa composizione della spesa delle famiglie nel Paese, dove l'energia risulta in proporzione più ridotta rispetto agli altri Stati, gli affitti non sono indicizzati all'inflazione e il costo della spesa sanitaria (che conta per il 17% dei consumi della svizzera, contro il 7% degli USA) è imposto a livello federale, ed ha subito una riduzione dello 0,4% a maggio, su base annua.
Infine, va preso in analisi il Franco svizzero, che da sempre è considerato un asset "rifugio" e, a causa dell'attuale situazione geopolitica internazionale, ha subito un notevole apprezzamento, raggiungendo la parità con l'euro, garantendo al Paese una maggiore resistenza all'inflazione importata.
A differenza della Svizzera, dove la banca centrale ha alzato i tassi di interesse di mezzo punto percentuale, la Bank of Japan ha deciso di continuare a perseguire la sua politica monetaria ultra-espansiva. Infatti, secondo il Governatore della BOJ, la ripresa economica post-Covid del Giappone non è ancora avvenuta, dato che nel primo trimestre del 2022 il PIL segnava una contrazione di 1 punto percentuale.
Tuttavia, quello che probabilmente più di tutto contribuisce a mantenere invariati i prezzi dei prodotti, è la cultura giapponese.

Nel Paese, infatti, contrariamente a quello che ci si potrebbe aspettare in qualsiasi altro Stato, le aziende, all'aumentare dei costi delle materie prime, sono restie a trasferire i rincari sui consumatori finali e, invece, preferiscono ridurre i propri profitti o tagliare i costi, come i salari, che nell'economia reale agisce da freno alla crescita dell'inflazione. Infine, va considerato un dato comune ai due Paesi: a differenza degli Stati Uniti, dove l'aumento del costo della vita trova una sua componente strutturale nel forte mercato del lavoro e dal conseguente aumento dei salari, nei due Paesi presi in esame, se da un lato la disoccupazione è storicamente ai i livelli più bassi del mondo, dall'altro gli aumenti delle retribuzioni risultano più contenuti.

Giacomo Calef, Country manager di NS Partners


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