Ma ha senso parlare di Metaverso? - Punto e a capo - @gigibeltrame
Le aziende si interrogano, nascono i progetti, ma la paura è che si tratto di una moda
Dopo una settimana milanese al Salone del Mobile le mie idee su come viene percepito il Metaverso si sono annebbiate.
Non è certo, quello del design, l'ambiente più digitalizzato al mondo, ma nonostante sia stato coinvolto in molte discussioni sono uscito sempre con un'immagine precisa: le aziende non hanno compreso di che cosa si tratta.
Nella mia visione, il Metaverso si inserisce nel percorso di trasformazione digitale, nato tanti anni fa, che oggi sta facendo convergere una serie di tecnologie, più o meno giovani, al fine di trasformare in digitale anche gli spazi.

In qualche caso siamo noi che entriamo negli spazi digitali, in altri casi è il digitale che entra nello spazio reale.
Comunque lo si guardi, è un cambio di paradigma significativo, reso possibile non tanto dall'evoluzione di quell'idea che poteva essere di Second Life, ma perché le connessioni, l'intelligenza artificiale, la grafica, i dati, il cloud, la potenza di calcolo, un sistema economico basato sul digitale, il coinvolgimento delle persone e molto altro, sono giunti a un livello di maturità e integrazione che non era immaginabile solo qualche anno fa.
Metaverso per incontrarsi e fare un meeting che cos'ha di diverso rispetto a una call con Teams o Zoom, solo per fare un esempio?
Se ne possono fare tanti, dalla diffusione dei gemelli digitali, i digital twins, a come sta cambiando l'apprendimento, si potrebbe restare ore a discutere di come tutto stia cambiando e il 2D di internet sta diventando in tre dimensioni.
Piace? Spaventa?
In qualsiasi caso è necessario riflettere, comprendere quali sono le opportunità e quali sono i pericoli, ma la strada è tracciata.
La domanda del titolo dell'articolo: "ha senso parlare di Metaverso?" è quanto mai attuale: è forse più una moda che qualcosa di realmente alla portata di tutti.
Ma se Ikea o Amazon fanno provare i mobili direttamente in casa o le scarpe da ginnastica ai piedi con la realtà aumentata, non parliamo di futuro, ma della realtà; se la moda sposta alcune sfilate nel metaverso non parliamo di futuro, ma del presente, anzi quasi del passato.