Il PNRR rappresenta un'occasione fondamentale poiché permette di tradurre idee in progetti per far crescere le aziende. Ma non tutte le imprese sono pronte o strutturate per farlo
Il nostro tessuto industriale è composto da PMI e molte stanno affrontando momenti complicati.
Specialmente quelle alle prese col passaggio generazionale, oppure con le difficoltà di strutturare una crescita dimensionale che le porti ad esser protagoniste nel panorama internazionale.
Aprirsi ai fondi di Private Equity può rappresentare una soluzione efficace per risolvere molti problemi.
Ne abbiamo parlato con Enrico Rovere, Managing Director, Head of Business & Intangible Valuation di Kroll in Italia.
Recentemente si è letto sui media che solo una piccola parte dei figli di imprenditori sarebbe disposta a prenderne il testimone.

Sta venendo meno la vocazione imprenditoriale o è un problema di passaggio generazionale?
La Scorsa settimana ho visto anch'io questo articolo in cui c'è una percentuale inferiore al 10% di giovani appartenenti a famiglie imprenditoriali che sarebbero disposti a prendere il testimone.
A mio parere occorre che i giovani vengano in qualche modo incentivati, istruiti a fare l'imprenditore.
Occorre tener conto che non necessariamente un figlio di un buon imprenditore lo sarà a sua volta. La percentuale di aziende che superano la seconda generazione è circa del 50% e abbiamo ancora un 30% di leader imprenditoriali di aziende familiari - secondo un'analisi pubblicata da AIDAF (Associazione Italiana delle Aziende Famigliari) - che ha più di 70 anni.
C'è quindi ancora una classe imprenditoriale abbastanza "esperta".

Bisogna quindi avere il coraggio di educare i giovani in famiglia e incentivarli a prendere in mano le redini dell'azienda.
Questo non è automatico ed è importante il loro coinvolgimento nei processi di gestione aziendale.
Occorre poi tener presente che normalmente vi sono poi molti esponenti della famiglia, quindi non è semplice identificarne uno che diventi leader.
In sintesi, occorre quindi identificare il soggetto, educarlo e magari affiancarlo a manager esterni, o comunque qualcuno che possa fare da coach, il tutto per farlo crescere e prendere in mano l'azienda.
Io ricordo sempre una frase che mi ha detto Aldo Zegna: "l'azienda non deve esser regalata ma comperata dalla generazione successiva".
E lui e il fratello l'hanno fatto, non in senso letterale, ma attraverso l'aver fatto proprio il concetto di esser parte dell'azienda, sentirsi investiti della responsabilità della continuità di un brand importante.
L'esempio di Zegna è molto importante poiché si è quotata quest'anno a New York: da azienda familiare che attraverso passaggi generazionali è cresciuta fino alla quotazione, con i successori che hanno saldamente l'azienda in mano.
Passaggi non semplici per tutti.ù
C'è tanta liquidità e in più c'è il PNRR.
E' il momento giusto per programmare una crescita dimensionale? Come potrebbe evolversi il tessuto imprenditoriale italiano?
Il contesto del nostro Paese è fatto di imprese di piccole e medie dimensioni.
Realtà ancora molto piccole per competere a livello internazionale.
Questo porta a vantaggi poiché l'esser piccoli porta ad esser agili, a trovare una risposta efficace nel risolvere problemi ecc.


Sta venendo meno la vocazione imprenditoriale o è un problema di passaggio generazionale?
La Scorsa settimana ho visto anch'io questo articolo in cui c'è una percentuale inferiore al 10% di giovani appartenenti a famiglie imprenditoriali che sarebbero disposti a prendere il testimone.
A mio parere occorre che i giovani vengano in qualche modo incentivati, istruiti a fare l'imprenditore.
Occorre tener conto che non necessariamente un figlio di un buon imprenditore lo sarà a sua volta. La percentuale di aziende che superano la seconda generazione è circa del 50% e abbiamo ancora un 30% di leader imprenditoriali di aziende familiari - secondo un'analisi pubblicata da AIDAF (Associazione Italiana delle Aziende Famigliari) - che ha più di 70 anni.
C'è quindi ancora una classe imprenditoriale abbastanza "esperta".

Bisogna quindi avere il coraggio di educare i giovani in famiglia e incentivarli a prendere in mano le redini dell'azienda.
Questo non è automatico ed è importante il loro coinvolgimento nei processi di gestione aziendale.
Occorre poi tener presente che normalmente vi sono poi molti esponenti della famiglia, quindi non è semplice identificarne uno che diventi leader.
In sintesi, occorre quindi identificare il soggetto, educarlo e magari affiancarlo a manager esterni, o comunque qualcuno che possa fare da coach, il tutto per farlo crescere e prendere in mano l'azienda.
Io ricordo sempre una frase che mi ha detto Aldo Zegna: "l'azienda non deve esser regalata ma comperata dalla generazione successiva".
E lui e il fratello l'hanno fatto, non in senso letterale, ma attraverso l'aver fatto proprio il concetto di esser parte dell'azienda, sentirsi investiti della responsabilità della continuità di un brand importante.
L'esempio di Zegna è molto importante poiché si è quotata quest'anno a New York: da azienda familiare che attraverso passaggi generazionali è cresciuta fino alla quotazione, con i successori che hanno saldamente l'azienda in mano.
Passaggi non semplici per tutti.ù
C'è tanta liquidità e in più c'è il PNRR.
E' il momento giusto per programmare una crescita dimensionale? Come potrebbe evolversi il tessuto imprenditoriale italiano?
Il contesto del nostro Paese è fatto di imprese di piccole e medie dimensioni.
Realtà ancora molto piccole per competere a livello internazionale.
Questo porta a vantaggi poiché l'esser piccoli porta ad esser agili, a trovare una risposta efficace nel risolvere problemi ecc.