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08/06/2022

leisure

Lavoro ibrido e metaverso: il legame indissolubile

Il cambiamento del mondo del lavoro crea opportunità e nuove preoccupazioni, ma il futuro è già tra noi

Non so se anche a voi la parola lavoro ibrido non vi faccia più "ne caldo ne freddo", esattamente come a me.
Durante gli ormai tanti appuntamenti quotidiani degli SmarBreak ho trattato l'argomento così tante volte che ormai ho perso il conto.
Raccontare il cambiamento, o meglio, raccontare quali sono le motivazioni che portano al cambiamento del mondo lavorativo, degli orari, dei processi e dei sistemi organizzativi è un esercizio stancante, ma emozionantissimo.
Succede, nella stragrande maggioranza dei casi, che le persone mi scrivano per farmi i complimenti o per criticarmi, anche ferocemente, nell'arco della stessa puntata.
Significa che il tema non solo è caldo e sentito, ma che le idee non sono chiare.
Aziende che puntano sullo smartworking e aziende che lo chiudono dopo la pandemia, in mezzo ogni possibilità!
Un argomento che non divide, perché dalla parte dei lavoratori le idee sono chiare e la "great resignation" è la dimostrazione, ma che sta spiazzando molte aziende e molti responsabili HR.
In questo contesto già complicato, sta emergendo con maggior vigore la possibilità di condividere degli spazi virtuali lavorativi nel Metaverso, buttando altra benzina sul fuoco della discussione.


Esistono già decine e decine di casi di aziende che stanno sfruttando la metafora degli spazi reali all'interno di esperienze digitali per sopperire alla distanza, permettendo di collaborare in spazi che sono persistenti, ossia hanno una memoria, e non solo effimeri come possono essere delle call o messaggi che nascono e muoiono.
Dal punto di vista puramente filosofico, dare uno spazio simile al fisico ad un'esperienza digitale che è sempre stata bidimensionale, la possibilità di muoversi negli spazi e ritrovare i documenti come nel film "Attrazione fatale", che è del 1987, o poter scambiare idee in spazi privati, è una vera e propria rivoluzione.
Non è più solo una questione di virtuale o fisico, ma di esperienze che possono superare le barriere di uno schermo.
Come potranno le aziende rispondere negativamente allo smartworking se le concorrenti non solo lo permetteranno, ma avranno a disposizione dei sistemi intelligenti per condividere esperienze e documenti?
La presentazione di Microsoft settimana scorsa è stata emblematica, Mesh infatti si basa sulle funzionalità di Teams già esistenti e ben conosciute come la modalità Together/insieme e la modalità Relatore.


Di fatto le riunioni in remoto diventeranno subito più collaborative.
La strada è tracciata.

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