Soffitto di cristallo: in Italia a che punto siamo?
Carlo Caporale (Wyser): secondo la nostra survey il gender gap è problema legato anche al tessuto culturale della società e non solo a una mera disparità sul mercato del lavoro. Il PNRR deve essere un'opportunità per pensare sul lungo periodo
Sono passati 44 anni da quando l'espressione "soffitto di cristallo", usata per la prima volta da Marilyn Loden, è entrata nel vocabolario comune per esprimere l'insieme delle barriere culturali che limitano opportunità, ambizioni e carriere delle donne.
In questo arco di tempo sono state tante le azioni politiche, istituzionali e aziendali per colmare queste disparità, ma la situazione appare ancora lontana da un'effettiva gender equity.

Anche quest'anno Wyser, brand globale di Gi Group Holding specializzato in ricerca e selezione di profili di middle e senior management, ha lanciato una survey sul tema del soffitto di cristallo per indagarne gli effetti concreti sulla sfera professionale delle donne e contribuire a individuare delle soluzioni.
A cosa viene associato il soffitto di cristallo?
Per il 37% (43% delle donne vs 30% degli uomini) è un fenomeno legato a stereotipi e pregiudizi presenti ancora oggi nei luoghi di lavoro e per il 22% all'assenza di donne in posizioni decisionali.
Tuttavia, e come hanno dimostrato anche recenti fatti di cronaca, tra le caratteristiche a livello organizzativo aziendale che favoriscono l'abbattimento del soffitto di cristallo, la presenza di un management in prevalenza femminile (15%) sembra essere meno importante rispetto allo sviluppo di una più ampia cultura aziendale che ponga il focus su welfare e wellbeing (46%).

Infine, il 21% riassumerebbe il soffitto di cristallo come scarsa meritocrazia e l'11% come un bivio ancora attuale tra figli e carriera.
Conciliazione famiglia-lavoro: quali misure per supportarla?
Larga parte del campione intervistato sottolinea l'importanza della possibilità di gestire con relativa autonomia tempi e luoghi di lavoro.
Per il 60%, infatti, la misura principale resta la flessibilità oraria, seguita dalla possibilità di lavorare da remoto (38%).