In ufficio col teletrasporto

Capire che il mondo è cambiato non è difficile, la difficoltà è cambiare i processi

Venerdì scorso ha realizzato una puntata dello SmartBreak, la pausa delle 11:00 live dal lunedì al venerdì, per fare una provocazione: avete usato il teletrasporto in ufficio?
Poichè cerco di raccontare gli effetti del cambiamento tecnologico all'interno dell'ambiente di lavoro, mi sembrava che la provocazione fosse anche semplice da comprendere.
Invece, non si è compreso il senso, perché molti commentatori hanno criticato la tecnologia perché rende schiavi, senza orari, senza libertà, senza possibilità di scelta.
Difficile argomentare per fare cambiare questa idea, perché la chiusura è a riccio, persino pungente.
Il digitale è uno strumento, dipende da come lo usiamo, se è a nostro vantaggio o a nostro svantaggio.
Una zappa è una zappa, una forbice è una forbice: se le usiamo bene permettono di coltivare e di tagliare le cose superflue, se lo facciamo male ce le tiriamo sui piedi e ci tagliamo un pezzo delle nostre dita.
Se nel 2022 non abbiamo ancora compreso che uno strumento non è buono o cattivo a prescindere, almeno nella stragrande maggioranza dei casi, non faremo grandi progressi sociali nel futuro.

Una video conferenza è uno strumento di libertà o di oppressione e controllo?
Il telefonino è uno strumento di libertà?
Poter vedere i colleghi, non dico nel metaverso, ma almeno su uno schermo e poter interagire con loro, così come per gli studenti con gli insegnanti, è un passo in avanti, un "teletrasporto" che ha permesso di svolgere compiti e azioni che in altre maniere non avremmo potuto fare.
Se non siamo d'accordo con questo e pensiamo che il remote working sia un passo indietro, abbiamo un problema, perché tutto il mondo sta andando da un'altra parte.
Si stanno riorganizzando uffici e spazi, orari e strumenti per adattarsi al mondo del lavoro, quello dei colletti bianchi, che è cambiato.
Ed è cambiato per sempre, piaccia o no.