I termovalorizzatori come risposta alla crisi energetica e il loro impatto nella decarbonizzazione
Christopher Gannatti (WisdomTree): producono CO2 ma riducono le discariche, molto più inquinanti. Possono però funzionare 365 giorni all'anno e compensare l'energia solare e quella eolica la cui produzione non è costante
Parlando di energia si discute molto su come valutare il rapporto costo/beneficio dei diversi modi di produrre elettricità.
Il vento non produce emissioni di carbonio ma non soffia sempre.
Il nucleare genera calore senza emissioni di carbonio ma rilascia materiale radioattivo.
Al momento, nessuna fonte di energia si dimostra perfetta.
La termovalizzazione dei rifiuti
L'idea di riscaldare l'acqua, tramutandola in vapore, per far ruotare una turbina accomuna la termovalorizzazione a molti altri approcci, ma la differenza consiste nel fatto che questo processo utilizza i rifiuti solidi urbani come combustibile.

Negli Stati Uniti si stima che, ogni 100 libbre di rifiuti solidi urbani, circa 85 possano essere bruciate come combustibile per la generazione di energia.
Uno dei principali vantaggi di questo approccio sarebbe che 2.000 libbre di "spazzatura" verrebbero ridotte in cenere, con un peso compreso tra le 300 e le 600 libbre.
Si potrebbe ridurre il volume dei rifiuti di circa l'87%.
Un passo importante nello sviluppo della termovalorizzazione sarebbe rappresentato dal trattamento dei gas di scarico.
La combustione dei rifiuti solidi urbani potrebbe generare diversi inquinanti ma esistono delle tecnologie apposite per filtrare i gas di scarico.
È anche vero che alcune tecnologie potrebbero contribuire a ridurre o ad eliminare le emissioni di carbonio.
Il passaggio di queste tecnologie dalla condizione di mera "esistenza" a quella di "ampia diffusione" costituisce un passo fondamentale nel processo di produzione di energia dai rifiuti, nel caso in cui gli impianti di termovalorizzazione raggiungano un'adozione generalizzata e scarsamente controversa.
Sviluppi dell'Unione europea (UE) nel settore della termovalorizzazione
I dati dell'UE indicano che circa il 2,4% della fornitura totale di energia nel 2018 proveniva da impianti di termovalorizzazione.
Il cittadino europeo medio è responsabile della produzione di circa 500 chilogrammi di rifiuti solidi urbani all'anno.
Alcune modifiche nella legislazione hanno ridotto l'utilizzo delle discariche e intensificato l'incenerimento dei rifiuti solidi urbani.
Nel 1995 sono state incenerite circa 32 milioni di tonnellate di rifiuti e questa cifra è più che raddoppiata, raggiungendo le 70 milioni di tonnellate, nel 2018.
La produzione di energia dalla combustione dei rifiuti è stata più alta in Germania, ma anche Regno Unito, Francia, Italia e Paesi Bassi hanno contribuito al risultato.
Un delicato equilibrio
Cos'è peggio: bruciare rifiuti per generare elettricità e rilasciare quindi anidride carbonica nell'atmosfera, oppure non bruciare i rifiuti ma doverli poi lasciare in discarica? La risposta a questa domanda non è semplice.
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