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11/05/2022

leisure

Remote/Smart/Home working: una solida realtà

Pensare che non rientri nei piani aziendali è semplice follia

E' uno degli argomenti più dibattuti intorno al mondo del lavoro.
Ma anche di quelli maggiormente fraintesi, per non dire del tutto incompresi.
Lo smartworking, come viene chiamato in Italia, è ormai una prassi comune per tante aziende in giro per il mondo, un cambiamento di paradigma che è destinato a cambiare per sempre il mondo del lavoro, ovviamente solo dei colletti bianchi, per il cosiddetto knowledge worker.
Senza entrare nel merito di aziende più o meno illuminate o attente al tema, lo smartworking è destinato a cambiare per sempre la fisionomia e l'architettura del nostro paesaggio.
I requisiti, oltre al lavoro, è avere una connessione e un dispositivo intelligente che permetta di svolgere il proprio lavoro da qualsiasi luogo.
Il primo cambiamento è rappresentato dai computer, che stanno cambiando drasticamente il volto: potenza di calcolo, audio e video eccellenti. E pensare che qualche analista parlava di strumenti destinati presto all'oblio.
Il secondo cambiamento è rappresentato dalla connessione. Portare la banda larga nei borghi e in tutti i comuni italiani significa poter avviare un processo di lavoro da remoto che si integra perfettamente con l'esigenza di abbattere l'impronta di CO2, limitando i trasporti e migliorando la vita di tante persone.


La corsa alla digitalizzazione dei tanti borghi italiani permette di ripopolare alcuni comuni oggi in grave difficoltà demografica e il PNRR potrebbe dare una grossa spinta.
Ma non è tutto oro ciò che luccica.
Non solo non tutti i lavori si prestano allo smartworking, come testimonia anche Airbnb che ha dichiarato di aprire al remote working a vita anche se una piccola percentuale di lavoratori non potrà farlo, ma non tutti preferiscono lavorare da casa o comunque in remoto.
Molte persone, e lo dicono tanti studi che stanno emergendo dalle università in tutto il mondo, preferiscono dedicare il proprio tempo in un ufficio lavorando più o meno in presenza con i colleghi, un po' per problemi di alloggio, oppure per tranquillità da una vita familiare complicata.
Tanti italiani hanno provato sulla propria pelle cose significa lavorare da casa tutti insieme e allo stesso tempo garantire la scuola ai propri figli ed è stata un'esperienza assolutamente frustrante.
C'è chi stima, come l'università della California, che si possa giungere a un equilibrio entro 4 anni, altre ricerche parlano anche di 6-8 anni necessari per portare un equilibrio tra lavoro in ufficio e lavoro da remoto.



Un lasso di tempo relativamente breve, che permette l'ingresso nel mondo del lavoro di tanti giovani decisamente più pronti per il digitale, nonché l'uscita di chi invece è stato un immigrato digitale.
In questi 5 anni, a spanne, le forze in gioco potrebbero cambiare. Pensiamo ai lavori e ai lavoratori e aziende, ma anche ai concept degli spazi, sia per gli uffici sia per le città, nonché per i servizi che potranno svilupparsi.

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