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13/04/2022

economia

Quando il bitcoin affronta l'inflazione

Alice Liu (WisdomTree): mentre si registrano nuovi casi di utilizzo e l'adozione istituzionale prosegue a velocità logaritmica, le criptovalute cresceranno fino a stabilizzarsi e in futuro potrebbero costituire una soluzione efficace come "riserva di valore"

Il 2022 è un anno difficile, soprattutto per gli asset digitali, poiché per il bitcoin si avvicina la fase di correzione nell'ambito di un ciclo di dimezzamento. Il mercato delle criptovalute ha iniziato l'anno in un contesto di turbolenza dei prezzi, con un contestuale aumento dei tassi di interessi da parte della Federal Reserve (Fed) e la flessione generale dei mercati azionari. La capitalizzazione totale del mercato delle criptovalute ha raggiunto all'inizio di novembre 2021 un massimo storico di 3 mila miliardi di dollari e ora è scesa a 1,87 mila miliardi, mentre il Bitcoin è scambiato attualmente a 41.206 dollari, registrando un -11% rispetto all'inizio dell'anno (YTD) e l'Ethereum è scambiato a 2.883 dollari (-23% YTD). Questi dati ci offrono l'opportunità di sfatare il mito secondo cui il bitcoin viene percepito come copertura dall'inflazione, dal punto di vista della progettazione tecnologica, oltre a mostrare come si è comportato l'asset nel recente contesto di alta inflazione.
Sotto l'aspetto tecnologico, il protocollo Bitcoin è codificato per essere deflazionistico.

Si estraggono nuovi bitcoin avvalendosi della potenza di calcolo e i premi per i miner sono predeterminati (il premio viene dimezzato ogni quattro anni, ragion per cui si dimezza anche la nuova offerta di bitcoin), rendendo coerente e prevedibile il programma di emissione della criptovaluta. Oltre il 90% dei bitcoin è attualmente già in circolazione (18.989.550 al 21 marzo 2022) e l'offerta massima non può superare i 21 milioni. Il tasso di inflazione di bitcoin, calcolato come percentuale di nuove monete emesse rispetto all'offerta corrente, si attesta attualmente sull'1,8% annuo e, secondo i piani, scenderà dopo il prossimo dimezzamento, previsto verso marzo 2024. In termini tecnologici, il bitcoin dovrebbe essere un valido strumento di copertura contro l'inflazione, ma perché il suo prezzo non si è comportato di conseguenza negli ultimi tempi?



Prove empiriche


I rischi geopolitici hanno trascinato in alto i prezzi dell'energia e delle materie prime, lasciando presagire un probabile ulteriore aumento dell'inflazione nel corso del 2022. Asset class diverse hanno reagito in modo diverso a questa rinascita dell'inflazione; curiosamente, il prezzo del bitcoin non ha seguito l'esempio di altri strumenti antinflazione come l'oro o le materie prime, né ha mostrato una correlazione elevata con attivi rischiosi come i titoli tecnologici.

Ciò è in aperto contrasto con la narrazione diffusa che definisce il bitcoin una "copertura contro l'inflazione". Quali potrebbero essere le possibili spiegazioni?



1) Un'asset class emergente con un track record breve


Il bitcoin è stato creato soltanto nel 2009 e la sua adozione su vasta scala non è iniziata prima del 2019. Nel corso di questo periodo, nelle economie mondiali sviluppate non c'è stata molta inflazione per verificare come avrebbe reagito la criptovaluta nei suoi confronti. Il 2021 è stato il primo anno in cui il bitcoin è stato messo alla prova in un contesto di alta inflazione. Tutti gli asset di copertura tradizionali come l'oro, le materie prime e i beni tangibili hanno attraversato svariati cicli di inflazione e hanno dunque avuto il tempo per attirare gli investitori e consolidarsi come strumenti antinflazione: questo è importante perché ci vuole del tempo prima che gli investitori si convincano che un asset sia in grado di preservare il valore. Trattandosi di un mercato nascente, il bitcoin si distingue da altri asset tradizionali come l'oro/le materie prime, soprattutto per aspetti come i seguenti:
- la partecipazione del retail rispetto a quella istituzionale: il mercato del bitcoin è ancora dominato dagli investitori retail;
- strumenti derivati: esistono meno soluzioni di copertura per il bitcoin; i volumi di contrattazione dei derivati sono molto più bassi rispetto agli asset tradizionali;
- orientamenti normativi: il quadro normativo sugli asset digitali è in evoluzione;
- disponibilità dei prodotti: ci sono meno prodotti finanziari regolamentati (per es.


fondi/exchange traded fund - ETF) a disposizione degli investitori;
- infrastrutture del mercato: ad esempio la compensazione, il prime brokerage, il fornitore di dati qualitativi, eccetera.
Questi fattori indicano che il mercato del bitcoin si trova in una fase di sviluppo fondamentalmente diversa rispetto agli asset tradizionali. Si tratta di una criptovaluta emergente e le grandi istituzioni hanno appena cominciato ad adottarla. Per questi motivi, nel periodo attuale, il Bitcoin e altre criptovalute stanno dimostrando una certa "crescita in valore" e caratteristiche assimilabili a quelle di un venture capital liquido. A mano a mano che il mercato continua a maturare, le ambizioni di riserva di valore del bitcoin potrebbero risultare più evidenti ed è su tali presupposti che questa criptovaluta potrebbe diventare uno strumento più tradizionale di copertura dall'inflazione.

2) L'inflazione elevata non è l'unico fattore a incidere sui mercati globali nel 2021/22


Il 2021 è un periodo troppo breve per valutare se il bitcoin rappresenti una copertura antinflazione; è dal 1982 che il mercato globale non si trova in un contesto di alta inflazione come quello attuale.


Vi sono inoltre fattori geopolitici, la ripresa economica post-COVID e altri fattori macroeconomici che trainano la performance degli asset. Questo potrebbe essere infatti il motivo per cui l'oro, in quanto copertura tradizionale contro l'inflazione, non ha reagito nei confronti del suo aumento prima del 2022. Nel 2021/22 gli asset digitali sono alle prese con sfide peculiari, come i cambiamenti normativi (si pensi al divieto assoluto sulle criptovalute imposto dalla Cina) e le influenze dei social media (per esempio i tweet di Elon Musk). Questi fattori hanno inoltre inciso sul prezzo del bitcoin e di criptovalute analoghe, assommandosi alla volatilità dei prezzi.

Un'altra idea


Per gli investitori titubanti a causa della natura volatile degli asset digitali, un'altra idea consiste nel valutare l'utilizzo degli stablecoin per ottenere un rendimento staking che funga da copertura contro l'inflazione. Questo perché le criptovalute come Tether (USDT) e USD Coin (USDC) sono state create per agganciarsi al dollaro statunitense e, pertanto, il loro valore si stabilizza intorno a 1 dollaro.


Lo staking permette agli investitori di depositare le loro criptovalute ai fini di alcune attività come la fornitura di liquidità e la formazione del pool di prestito, ricevendo in cambio un premio. Tuttavia, molti fattori di rischio entrano in campo quando si mettono in gioco i propri asset digitali: il rischio di mercato (il valore della moneta si discosta da 1 dollaro); il rischio legato alla garanzia (la qualità e la liquidità delle riserve come i commercial paper), i periodi di lock up, il rischio di controparte, smarrimento/furto e così via.
Al di fuori degli stablecoin, anche altre criptovalute come Solana, Cardano, Avalanche sono opzioni popolari per lo staking, senza contare soluzioni "contenitore" (wrapper) come un Solana staking ETP, che funge da soluzione unica, con cui gli investitori possono esternalizzare all'emittente dell'ETP il trading sulle criptovalute, la custodia e il processo di staking, beneficiando nel contempo delle migliori performance consentite dallo staking. I premi offerti da questi asset Proof-of-Stake sono di norma molto più elevati rispetto agli stablecoin, poiché le monete nel processo di staking hanno il ruolo funzionale di convalidare le transazioni sulle blockchain, generando vantaggi per la rete.



In conclusione: i risparmiatori investono abitualmente in oro, immobili, materie prime e altri beni tangibili per proteggersi dall'inflazione futura. Nel 2021 si è creata una serie di condizioni di mercato complesse, fornendo l'opportunità di considerare il bitcoin e altre criptovalute come potenziale idea di investimento. Questa asset class emergente offre agli investitori un potenziale di crescita simile a quello di un venture capital liquido, permettendo loro di accedere alla dirompente tecnologia blockchain. Mentre si registrano nuovi casi di utilizzo e l'adozione istituzionale prosegue a velocità logaritmica, le criptovalute come il bitcoin cresceranno fino a stabilizzarsi e in futuro potrebbero costituire una soluzione efficace in quanto "riserva di valore".

Alice Liu, Senior Associate, Cryptocurrency Investments, WisdomTree


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