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06/04/2022

idee

Con l'Industrial Decarbonization Pact saranno abbattute 54 milioni di tonnellate di CO2 nei settori energivori

Marco Moretti (BCG): sarà necessario promuovere un quadro normativo che favorisca gli investimenti e i progetti per la riduzione delle emissioni in distretti industriali chiave

La decarbonizzazione è ormai una priorità per le industrie "hard to abate", che ad oggi registrano la più alta impronta carbonica dell'intero settore industriale italiano.
Tra queste rientrano acciaio, chimica, ceramica, carta, vetro, cemento, fonderie, responsabili per l'emissione di 54 milioni di tonnellate di C02 ogni anno, pari a circa due terzi del totale nazionale di 84 milioni. Accelerare sul fronte della transizione energetica nel settore "hard to abate" è, quindi, essenziale, anche in virtù della rilevanza strategica di questo comparto per l'intero sistema nazionale.
Le industrie hard to abate sono, infatti, a monte di tutte le filiere industriali italiane e impiegano circa 700mila persone, producendo un valore aggiunto lordo pari a 88 miliardi, il 5% del totale italiano.
Tuttavia, il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione delle industrie energivore è ostacolato da diversi fattori, come l'aumento nel prezzo dei combustibili e i cambiamenti normativi in corso a livello europeo, che rischiano di erodere i margini di queste imprese di 2,1-2,7 miliardi.

Per aiutare le industrie ad affrontare la sfida della transizione energetica, le associazioni di settore si sono unite per dare vita all'Industrial Decarbonization Pact (IDP) in partnership con Boston Consulting Group (BCG). Insieme, questi player hanno delineato una strategia a lungo termine per aiutare le industrie energivore a ridurre il proprio impatto ambientale e, al contempo, salvaguardarne il ruolo socioeconomico.
"La nuova alleanza Industrial Decarbonization Pact rappresenta un'occasione per trasformare la decarbonizzazione dei settori energivori in un vantaggio competitivo per tutte le imprese italiane. Tuttavia, per raggiungere questo obiettivo, sarà necessario implementare il piano d'azione già da oggi per arrivare preparati ai cambiamenti in atto nel panorama normativo europeo", dichiara Pietro Romanin, Managing Director e Partner di BCG.
L'alleanza strategica IDP è essenziale per aiutare le industrie energivore ad affrontare la transizione energetica nel contesto odierno. La loro operatività è, infatti, altamente compromessa dai rincari energetici, acuiti dall'attuale crisi geopolitica.

L'impennata dei prezzi dell'elettricità (+280% su gennaio 2021 e +650% su gennaio 2020) e del gas naturale (+671% in un anno) hanno ostacolato e reso più costosa la produzione.
A complicare ulteriormente il quadro, saranno le misure prese a livello europeo per la riduzione delle quote gratuite che autorizzano le imprese ad emettere una tonnellata di CO2.
Con il piano Fit for 55, infatti, la Commissione Ue vuole accelerare la riduzione di queste quote, per cui mira ad arrivare ad un taglio del 4,2% annuo. Tenendo in considerazione questi fattori, il costo dell'anidride carbonica è destinato a salire fino a 90-130 euro a tonnellata, con impatti rilevanti sulle industrie energivore. Nel 2030, infatti, il 40% delle 62 milioni di tonnellate di CO2 emesse dalle industrie "hard to abate" non sarà coperto da quote gratuite, che dovranno quindi essere comprate sul mercato. Subendo una così una significativa erosione del margine operativo lordo, le industrie hard to abate saranno costrette a chiudere o delocalizzare numerosi impianti.

Sei leve per abbattere le emissioni


Per aiutare le aziende ad affrontare la transizione dell'industria energivora, Idp e Bcg hanno identificato sei leve per decarbonizzare i settori hard to abate.


Le prime tre, definite "tradizionali", sono l'efficienza energetica, l'economica circolare e i combustibili a bassa intensità carbonica e sono già state azionate dalle imprese italiane con un certo successo. Il riciclo degli imballaggi di carta e cartone, ad esempio, si attesta al 87,5%, al di sopra del target dell'85% imposto da Bruxelles entro il 2030.
Tuttavia, l'abbattimento dell'80% delle emissioni di CO2 degli energivori richiederà anche lo sviluppo di altre tre leve "strategiche": elettrificazione dei processi, combustibili verdi (idrogeno, biometano) e cattura, trasporto, stoccaggio o riutilizzo dell'anidride carbonica. Soluzioni promettenti, ma ancora acerbe e costose (oltre 50 euro per tonnellata di CO2).
"Per favorire l'implementazione delle leve strategiche per la decarbonizzazione dei settori ?hard to abate', sarà necessario promuovere un quadro normativo che favorisca gli investimenti e i progetti per la riduzione delle emissioni in distretti industriali chiave come la Pianura Padana o il polo siderurgico di Taranto. Ciò diventa funzionale ad una maggiore diversificazione e ottimizzazione dei costi energetici nell'attuale contesto di mercato.


Parallelamente, saranno necessari ulteriori fondi per la copertura dei costi delle nuove infrastrutture e per supportare la creazione di poli e filiere di eccellenza per lo sviluppo di soluzioni innovative ed economiche per abbattere le emissioni", conclude Marco Moretti, Managing Director and Partner di BCG.


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