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23/03/2022

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Scenari di investimento in momenti di crisi

Dal webinar "Quo vadis Putin", spunti riflessioni e provocazioni da parte di esperti di diversi settori

Credere che un evento come l'aggressione da parte della Russia verso l'Ucraina sia un argomento di facile comprensione è una sciocchezza. Non bastano articoli e trasmissioni per farsi un'idea chiara.
In questo contesto, Gigi Beltrame, direttore di BusinessCommunity.it e Gian Luca Bocchi, consulente finanziario e autore del progetto di comunicazione Morkemindy.com, hanno organizzato un webinar per offrire un occhio diverso sulla situazione, andando a valutare gli aspetti umani, ma anche economici e finanziari che hanno probabilmente degli elementi nuovi, ma anche alcuni antichi.
Per fare questo, hanno invitato un gruppo eterogeneo di partecipanti, col fine di aprire delle "finestre" sulla situazione e trarre qualche esperienza da applicare anche in futuro, augurandosi che questa crisi finisca in fretta.
Il primo a intervenire è stato Sergio Matalucci, giornalista specializzato in energia, attualmente in Germania e di ritorno dalla Moldavia. "La situazione umanitaria è devastante, ma anche difficile da comprendere perché la fuga oltre i confini avviene con qualsiasi mezzo".

Un disastro con pochi precedenti e non perfettamente documentato.
Amedeo Feniello, professore di Storia Medioevale dell'Università di L'Aquila, ha portato una chiave di lettura interessante. "E' una guerra fondata sulla storia. Usata come una clava e utilizzata con attenzione. Putin ha studiato il momento storico per intervenire, con cambi della guardia, per esempio il ritiro della Merkel in Germania e nuovi assetti geopolitici. C'è un elemento nuovo: si tratta di una guerra del XIX secolo rappresentata nel XXI, ma con un grande consenso da parte della popolazione russa".

Questa crisi è diversa dalle altre


Gianluca Gabrielli, Fund Manager Komorebi Investing Suisse, ha offerto la sua visione dal lato economico-finanziario.
"Anche nel 2008 c'è stata una crisi di crescita e poi è stata superata. Credo che questa volta la crisi sia diversa perché la guerra ha delle radici che fondano su un modello capitalista che sta finendo, per lasciare lo spazio ad una evoluzione della quale fatichiamo a trovare un assestamento.
Ricordo la crisi del petrolio negli anni ?70, terribili, ma sono state superate.

Ora la situazione è diversa perché siamo in una fase di ripensamento di tante industrie, c'è il tema della sostenibilità, e da qui al 2030 le maggior parte delle auto sarà elettriche e l'energia arriverà da fonti rinnovabili più batterie. Questo fornisce un'idea di dove andrà a finire il prezzo del petrolio. La prossima evoluzione del capitalismo sposterà gli equilibri perché i combustibili fossili non saranno più centrali, con effetti duraturi sull'economia europea, a vantaggio degli USA e non della UE. Quello che stiamo vivendo oggi non è una scossa di assestamento ma un "big one" tra economia anglosassone e quella europea".
Il primo intervento di Gian Luca Bocchi riguardava l'aspetto emotivo degli investitori tradizionali. "La guerra è arrivata dopo un gennaio pesante dal punto di vista finanziario, con un calo dei mercati azionari associato a quello dei mercati obbligazionari, al culmine di due anni difficili che hanno rappresentato un cambiamento delle abitudini delle persone.
Su questo momento di empasse è arrivata la guerra col suo impatto emotivo a incombere. E' certamente il quarto peggior inizio d'anno (primi 48 giorni) dal 1928 leggendo i dati della borsa americana, quelli dell'indice SP500.

Nelle tre occasioni di crisi precedenti i mercati reagirono dal 49mo giorno, conseguendo performance molto positive da lì alla fine dell'anno. E' ancora lunga. La domanda da porci come investitori è: vendere o aspettare? La risposta non è sotto il naso. Per vendere bisogna ritenere di essere in grado poi di acquistare a livelli più bassi".

La reazione isterica dell'occidente


L'intervento di Ernesto Preatoni, imprenditore con una grande esperienza di investimenti internazionali, ha posto l'accento sulla situazione economica. "Ho fatto investimenti nei Paesi baltici in questi anni e ne abbiamo tutt'ora. A me non piace una visione del mondo divisa tra buoni e cattivi perché è sempre deleterio per il futuro. Questa vicenda è condotta da gente che sa di economia (gli USA), e da gente che non sa cosa comportano le conseguenze. Vedo una reazione isterica da parte della società occidentale, per esempio con la confisca dei beni di persone russe all'estero: quando mai volessero investire in futuro ci penseranno con molta attenzione! Non si sentono più sicuri. E nessun giornale grida allo scandalo.


Un danno di immagine incalcolabile anche per il nostro Paese e per il nostro turismo. Quanto alla frase di "esportazione della democrazia" penso che sia una barzelletta fin dal momento in cui la pronunciò Condoleezza Rice in Egitto ed ero presente. Il mainstream è una buffonata, le dinamiche sono molto più complesse"
Sergio Matalucci ha poi delineato cosa sta accadendo nel mercato energetico. "Nell'analisi del mercato energetico dobbiamo procedere per scenari. E' inutile prevedere il prezzo del petrolio e quindi del gas. Quest'ultimo definisce il prezzo dell'elettricità. Il ruolo della Cina è cruciale, visto che acquista materie prime per il fotovoltaico, di cui è leader mondiale nella produzione. Non possiamo sapere quanto costerà un pannello tra 5 anni. Adesso li produciamo anche in Italia, ma ci vorrà tempo. Contratti a lungo termine per il gas ci sono, ma stanno scadendo. Ma oggi chi li firma? La dimensione geopolitica è importante, ma anche quella finanziaria che per altro sta cercando di interpretare degli scenari nuovi.
Cosa fare per la situazione energetica? Il governo italiano sta facendo azioni con Azerbaigian, Qatar e altre Nazioni.


Compriamo gas liquido ma non abbiamo i rigassificatori. Dobbiamo capire che le rinnovabili non sono il futuro, ma il presente. Dobbiamo fare anche efficientamento energetico, risparmiando. Sul lato delle alternative alle fonti esistenti, i produttori di petrolio hanno capacità di produrre idrogeno e anche l'Italia può farlo, visto che abbiamo la migliore rete in Europa. Occorre però più collaborazione con le regioni e con le PA sul territorio".

Putin si muove su uno scacchiere molto debole


Quando Amedeo Feniello ha ripreso la parola, ha posto l'accento sul cambiamento provocato dal COVID-19 e dalla guerra. "C'è una società, fondata sulla pianificazione come quella cinese che di fatto è stata aiutata dalla pandemia, spiace dirlo ma è così. L'UE è fortemente in declino e il risultato è stata la risposta alla guerra. Infatti, è stata lanciata in un momento in cui c'è una crisi profonda non solo nell'UE, ma il vero soggetto in crisi sono gli USA, dove si stanno ponendo molte domande, su governo, istituzioni e politica, basta leggere i quotidiani.
Putin si è potuto muovere in uno scacchiere molto debole, con leadership molto deboli.


L'ONU è sparito fin dalla guerra in Iraq. La Cina è più interessante poiché la loro progettualità è a 50 anni, hanno una visione a lungo termine, basta vedere la colonizzazione in Africa. Noi ragioniamo sull'immediato e siamo inadeguati contro una logica di pianificazione serrata. L'abbiamo visto anche con l'espansione ad Est della Nato. E' un problema. Mi sarei aspettato una maggior pianificazione della UE. Il vincolo NATO con gli USA oggi rappresenta un peso".
Gianluca Gabrielli ha voluto riproporre il tema della crisi e dell'impatto nell'economia e finanza.
"L'idea che dopo una crisi ci sia un recupero è tipica del capitalismo, semplicemente perché si crede che sia così perché c'è sempre stata. Credo che stavolta non ci sarà una ripresa per tutti. E' una crisi diversa. Ci sarà una forte scossa tellurica, perché la crisi è figlia di un capitalismo in movimento. Dobbiamo tenere presente che l'UE deve subire l'invecchiamento della popolazione e un debito pubblico enorme. L'Italia è l'esempio di una nazione in crisi. Dal 2008 il Pil è rimasto uguale, ma il debito è cresciuto di 1000 miliardi.
Tra 10 anni non sentiremo più parlare di Russia e OPEC perché il fotovoltaico o altre fonti energetiche alternative li renderà marginali.


Dalla crisi si riprenderà chi ha la tecnologia e ci investe. La UE andrà a fondo. Il tasso di crescita di USA e Cina ci esclude. L'incremento del debito pubblico indica che non abbiamo la capacità di trasformare il capitale in beni e servizi. L'eurozona è destinata a perdere valore. L'inflazione qui sarà strutturale perché è provocata da crisi di produzione, perché i salari reali sono fermi. I capitalismi europei sono di fatto perdenti".
Ernesto Preatoni ha invece parlato di come si potrebbe affrontare questa crisi per salvaguardare gli investimenti.
"Questa guerra sarà una scusa per le banche centrali per ritardare l'aumento dei tassi e continuare a stampare moneta. Io punterei personalmente sull'oro, ma preferisco andare su cose che sono sotto il mio controllo e non certo sulla borsa. Quindi io acquisterei terreni nei Paesi Baltici. Comunque, siamo arrivati al redde rationem dell'individualismo: il mercato da solo non basta più. Ci vogliono interventi statali e per me in Italia non funzioneranno. Poi c'è un tema di inflazione, che è un fatto generalizzato. Oggi i debiti sono così elevati che alti tassi di inflazione fanno bene ai debiti pubblici, specie in relazione al Pil".




L'Europa destinata al declino


Il tema di un soggetto nuovo è stato posto da Amedeo Feniello: Anonymous. "Per la prima volta interviene un soggetto che non tiene conto dei rapporti tra i Paesi. Un'organizzazione liquida che non parteggia e di cui non si conoscono i contorni. Una novità assoluta a livello storico. Comunque, gli shock agiscono come grandi acceleratori, come la pandemia lo è stato per la tecnologia. Oggi l'acceleratore è sull'energia, e non è detto che il soggetto vincente sia l'Europa".
Ha incalzato Gianluca Gabrielli: "la tecnologia ha un ruolo fondamentale. Ogni evoluzione è stata uno step tecnologico. Ma oggi questo step renderà l'Europa obsoleta. L'idrogeno, per esempio, non è al momento conveniente rispetto a batteria ed eolico o solare. Gli USA sono i campioni della tecnologia, ma la Cina è la manifattura. Puoi produrre, ma non puoi progettare, questo è un fattore a favore degli USA. Noi stiamo andando verso quella fase di capitalismo in cui i beni saranno prodotti dalle macchine e non dall'uomo. O hai una classe politica lungimirante oppure questo sarà un ulteriore elemento che accelera la crisi tra le classi sociali.


Dipende cosa faranno i governi per governare questa disruption. Rischiamo di amplificare il gap".
Non poteva esimersi dall'intervenire Ernesto Preatoni, rispondendo alla domanda "Come ne usciamo?".
"Magari non ne usciamo. Non mi stupirebbe una rivolta sociale. Pensiamo ai beni di prima necessità, che potrebbero venire a mancare. Se rimangono un problema costante, porterà a delle rivolte. A Francoforte ci hanno proposto un aumento del 16% dei contratti per i lavoratori di un nostro albergo: o accetti o chiudi. Sono elementi che generano inflazione. Possono succedere fenomeni incontrollati, che non convengono a nessuno ma, come per le due guerre mondiali, possono accadere".
La chiusura del webinar con le parole di Gian Luca Bocchi: "le decisioni giuste vengono dalle esperienze e queste vengono dalle decisioni sbagliate. I consulenti di oggi sono dei coach, non sono dei gestori, assistono i clienti, li consigliano, cercano di stare al loro fianco. Il lavoro è cambiato, le crisi aumentano le preoccupazioni e la necessità di risposte che non sono facili da trovare".


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