Valutare con cautela le proiezioni sugli impatti economici della guerra
Enguerrand Artaz (La Financière de l'Echiquier): a causa soprattutto dell'impennata dei prezzi delle materie prime, è indubbio che le ricadute sulla crescita mondiale e sull'inflazione non saranno neutre
È trascorsa più di una settimana e il conflitto continua a infuriare sul suolo ucraino.
La capitale, Kiev, è ancora teatro di molti combattimenti e la Russia non sembra pronta ad allentare la pressione.
In questa fase, è molto difficile prevedere ciò che accadrà nelle prossime settimane: una veloce de-escalation, nel caso fosse firmato un cessate il fuoco, o un'intensificazione del conflitto, destinato a impantanarsi.

Tutti gli scenari sono ormai possibili.
Le proiezioni che possiamo tentare di fare sugli impatti economici di questo drammatico episodio vanno valutate con cautela.
Si possono, tuttavia, formulare alcune considerazioni.
A causa soprattutto dell'impennata dei prezzi delle materie prime, è indubbio che le ricadute sulla crescita mondiale e sull'inflazione non saranno neutre: ribassiste nel primo caso, rialziste nel secondo, anche se è difficile quantificarne la portata.
Il National Institute of Economic & Social Research del Regno Unito prevede un calo potenziale di un punto percentuale nella crescita del PIL mondiale e un aumento di altri 3% dell'inflazione quest'anno.
E se il rincaro del petrolio, che la scorsa settimana ha sfiorato i 120 dollari al barile, avrà un impatto su tutte le aree geografiche, sarà l'Europa a pagare maggiormente le conseguenze del conflitto.
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