A beneficiarne dal 2020 sono stati soprattutto magazzini e logistica, dopo il rimbalzo della domanda post-COVID-19.
Inoltre, le disruption legate alla pandemia stanno guidando la domanda di automazione, a misura che le aziende ripensano i processi e la localizzazione a causa delle carenze di manodopera, i tempi di consegna più lunghi e i maggiori costi.
Non sorprende quindi che questo trend abbia accelerato alla fine del 2021.
Rilocalizzazione al di fuori della Cina
A livello regionale, la Cina è chiaramente una delle aree che saranno più interessate dal tema della rilocalizzazione: per esempio, il 90% dei rispondenti al sondaggio UBS Evidence Lab sulle aziende statunitensi e dell'Asia del Nord ha dichiarato di voler spostare la produzione dalla Cina nei prossimi 2 anni.
Le destinazioni più popolari sono Giappone, Corea del Sud e Taiwan.
Il Sudest asiatico sembra essere meno popolare, forse a causa dell'impatto dei lockdown nell'area.
Nonostante ciò pensiamo che la regione sarà attraente in questo senso.
I settori più toccati dal reshoring
Alcuni settori chiave, come la fornitura di attrezzature mediche, automotive, semiconduttori/tech e aerospace sembrano destinati a vedere per primi un reshoring.
Ma in quanto fornitore chiave per questi settori, il segmento dei beni capitali è al centro di questa equazione.
Le imprese di beni capitali producono i macchinari usati per fabbricare beni e prodotti.
I temi legati ad automazione e reshoring sembrano avere un respiro globale e probabilmente continueranno per diversi anni, visto che sono stati accelerati dalla pandemia, ma sono anche sostenuti da driver economici e demografici di lungo termine.
Le implicazioni ESG
Rilocalizzazione e automazione vanno di pari passo.
Di per sé l'automazione gioca un ruolo intrinseco nell'equilibrio tra manodopera e capitale, e ciò ha una serie di implicazioni in ambito ESG.
In generale, riteniamo che il reshoring porti benefici sociali e ambientali.
Detto ciò ci sono sfumature diverse per le varie aziende.
Le implicazioni sociali riguardano il miglioramento dei salari e la creazione di posti di lavoro ad alta specializzazione.
Con una riqualificazione mirata e adeguate politiche di supporto potrebbe anche avere implicazioni promettenti per la parità di genere.
Generalmente si dice che l'automazione sottragga posti di lavoro, ma non è del tutto vero.
Di per sé l'aumento nell'uso della robotica nella forza lavoro riduce il rapporto aggregato tra occupazione e popolazione e riduce anche i salari nelle fasce più basse.
Tuttavia, con adeguate politiche di supporto, il reshoring nel tempo potrebbe aiutare la forza lavoro dei mercati emergenti a migrare verso posti di lavoro più qualificati e con salari più alti.
Anche sul fronte ambientale ci sono diverse implicazioni: innanzitutto, avvicinando le catene di approvvigionamento al consumatore finale, il reshoring riduce l'inquinamento legato al trasporto.
In secondo luogo, supply chain più corte contribuiscono a migliorare l'efficienza della dinamica di domanda e offerta, minimizzando i consumi di energia legati alla sovraproduzione.
Infine, un altro fattore importante è la potenziale riduzione dei rischi ambientali e dei costi associati. Si prevede che il cambiamento climatico, la deforestazione e l'insicurezza dell'acqua causeranno un aumento sostanziale delle basi di costo operativo dei fornitori.
Accorciare le catene di approvvigionamento aumenterà la capacità delle aziende a identificare e mitigare tali rischi.
Daniel McFetrich, Fund Manager and Global Sector Specialist - Industrials (nella foto), Angus Bauer, Head of Sustainable Research, e Samuel Thomas, Sustainable Investment Analyst, Schroders
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