Le PMI continueranno ad assumere, ma è difficile sia trovare sia trattenere i lavoratori
Filippo Saini (InfoJobs): anche le piccole e medie imprese italiane iniziano ad interrogarsi sul fenomeno 'great resignation', soprattutto in ottica di ricambio generazionale
Come è andato il lavoro lo scorso anno e quali sono le prospettive future e i trend per il 2022? A queste domande cerca di risponde l'analisi annuale di InfoJobs, piattaforma leader in Italia per la ricerca di lavoro online.
L'indagine ha coinvolto le Risorse Umane delle aziende attive sulla piattaforma, la maggior parte delle quali PMI.
"Quello che emerge" sintetizza Filippo Saini, Head of Job di InfoJobs, "è uno spaccato del mondo del lavoro dal punto di vista delle PMI, che nel 2021 hanno assunto e continueranno a farlo quest'anno, anche in un contesto dove trovare lavoratori è spesso complesso, così come trattenerli.

Anche le piccole e medie imprese italiane iniziano ad interrogarsi sul fenomeno ?great resignation', soprattutto in ottica di ricambio generazionale.
Ed è per questo che tra i trend che caratterizzeranno il mercato del lavoro nel 2022 al primo posto troviamo Attraction&Retention, leva fondamentale per mantenere l'azienda sana e competitiva in questo contesto ancora di profonda incertezza".
Facendo un bilancio a chiusura del 2021, il 75,6% delle aziende ha ampliato l'organico, il 55% addirittura in misura maggiore rispetto a quanto pianificato, mentre il 20,6% ha inserito meno profili di quanto aveva ipotizzato.
Dall'altro lato il 15,6% ha mantenuto stabili i livelli occupazionali, mentre il 6,1% ha dismesso i contratti atipici e solo una piccola percentuale (2,8%) ha effettivamente ridimensionato l'organico.
Lo scenario 2022 si presenta ancora una volta con segnali di apertura e propensione all'incremento delle risorse in azienda. Il 50% è, infatti, disposto a farlo, sebbene in numero limitato e un 31,1% si dichiara addirittura aperta a un numero elevato di assunzioni, complici la ripresa del proprio settore di business e condizioni in generale favorevoli.
C'è infine chi pensa solo di sostituire eventuali dimissionari (11,7%) e solo un 6,1% che non prevede di assumere per nessun motivo.
Come saranno queste assunzioni? Per il 45,7% rimarranno gli stessi criteri e contratti del passato, ma c'è un 40,1% che vede come prioritario, nella scelta del tipo di risorse, la qualità dei profili più che la quantità e un 14,2%, che, dato il perdurare dell'incertezza, preferisce puntare all'assunzione di figure con contratti flessibili.