La sostenibilità è semplicemente una filosofia?

Un approccio sistemico alla sostenibilità è necessario, altrimenti si è a un dito dal green washing

Si fa davvero un gran parlare di sostenibilità, ma all'atto pratico gli esempio davvero virtuosi non sono tantissimi.
Tante aziende ne fanno una bandiera, tendono ad occupare un territorio come in Risiko ma, guardando con attenzione, non sono così tanto green e sostenibili come dicono.
Non è un atto d'accusa, è una constatazione e non sto nemmeno dicendo che tante aziende stanno facendo semplicemente "green washing".
Eppure, grazie alle tecnologia, è facile stanare i furbetti, e ce ne sono parecchi.
Il primo trucco è cercare se è stato pubblicato un bilancio sostenibile certificato, che permette di capire la vera green reputation di un'azienda.
In secondo luogo, basta ispezionare i prodotti e i packaging, nonché le modalità di trasporto.
Meno facile cercare di intercettare la filiera dei fornitori e terzisti, perché qui le cose diventano più nebulose.
Faccio un esempio concreto, seppure teorico.
Se un'azienda opera nel settore agro-ecologico, è facile comprendere come si approvvigiona dei prodotti e se il fornitore è "sostenibile".

Ma non basta.
Poniamo il caso che sfrutti il lavoro minorile per la raccolta, piuttosto che non rispetti determinati parametri: è evidente che questo ha un impatto sulla sostenibilità dell'azienda che acquista i prodotti.
Le filiere sono quasi tutte certificate, o comunque, controllate attraverso sistemi digitali che immagazzinano dati, per cui è relativamente facile risalire a lotti e produzioni, al tipo di trasporto e dalle materie utilizzate, nonché le fonti di energia e di ambiente sociale.
Se tutte le aziende si stanno spostando verso l'ESG, Environmental, Social and Governance, è necessario vigilare perché i furbetti sono sempre in agguato.
E il consumatore ci casca, magari anche a peso morto, pagando persino un prezzo premium.