Microcredito: un investimento dal grande impatto sociale
Vincenzo Trani (Mikro Kapital): la microfinanza, intesa come asset class, ha tutte le carte in regola per attirare l'interesse degli investitori attenti all'impatto delle loro attività finanziarie
Il 2021 verrà ricordato come un anno spartiacque per il mondo finanziario e la pandemia, almeno in questo caso, non c'entra: il 10 marzo scorso è infatti entrata in vigore la normativa europea Sustainable Financial Investments Disclosure Regulation - meglio nota come SFDR - che mira a introdurre una definizione condivisa del termine "sostenibilità" per gli investimenti finanziari e a disporre una serie di obblighi di trasparenza nei confronti degli operatori che li gestiscono.
L'obiettivo è, in sostanza, mettere i puntini sulle "i": ossia rendere più semplice per gli investitori comparare e valutare diversi prodotti di investimento e comprenderne il reale livello di sostenibilità e di impatto che hanno.
La misurabilità dell'impatto, infatti, è l'elemento distintivo fra investimenti guidati da criteri ESG e il più generico insieme detto "investimenti sostenibili", di cui gli ESG fanno parte, ma che non sempre permettono di misurare l'impatto (mentre il ritorno economico è sempre misurabile).
Per fornire un ordine di grandezza, meglio far parlare i dati: secondo un sondaggio del 2020 realizzato dal Forum degli Stati Uniti per gli investimenti sostenibili e responsabili, negli USA gli investimenti socialmente responsabili e uno dei suoi sottoinsiemi, gli investimenti a impatto, hanno rappresentato più di 1 dollaro ogni 3 dollari gestiti da professionisti.
Ciò equivale a oltre 17 trilioni di dollari di asset in gestione all'anno, con un aumento del 42% rispetto al 2018.
Il microcredito, per sua natura, è un'attività di finanziamento dal grande impatto sociale, che contribuisce in maniera decisiva allo sviluppo imprenditoriale e all'inclusione finanziaria, soprattutto quando viene portata avanti in mercati emergenti o in via di sviluppo. Questa sua peculiarità viene ulteriormente messa in risalto quando si guarda alla microfinanza come forma di investimento: in questo caso, essa può rappresentare uno spunto di grande interesse per tutti quegli investitori che guardano all'impact investing per diversificare il proprio portafoglio attraverso veicoli finanziari totalmente collateralizzati.
Il microcredito, infatti, può essere considerato a tutti gli effetti anche un'asset class alternativa e decorrelata. Si tratta di un mercato in rapida crescita e con l'importante presenza di investitori istituzionali che guardano alle PMI come a un settore tra i più dinamici dell'economia e meno esposto alla volatilità dei mercati globali.
Un fattore da non trascurare è anche quello relativo alla raccolta delle informazioni per redigere in trasparenza e con puntualità l'attività di reporting.
Nel caso del microcredito, adottando un modello in cui gli strumenti di raccolta dei fondi investono direttamente nel proprio portafoglio di istituzioni di microfinanza che erogano i prestiti, l'attività di raccolta delle informazioni e di monitoraggio dell'impatto avviene in strettissimo contatto con le piccole e medie imprese che ricevono i finanziamenti.
L'assenza di intermediari - come nel caso di Mikro Kapital - favorisce inoltre un processo di monitoraggio e controllo efficace sull'investimento. A garanzia e beneficio del prestito erogato ma anche dell'investitore.
Ecco perché, in un contesto in cui l'attenzione alla sostenibilità deriva da una domanda reale del mercato e il regolatore, attraverso la SFDR, sembra remare nella stessa direzione, riteniamo che la microfinanza, intesa come asset class, abbia tutte le carte in regola per attirare l'interesse degli investitori attenti all'impatto delle loro attività finanziarie.
Vincenzo Trani, Presidente di Mikro Kapital