Idrogeno: la filiera è sempre più forte ma ci sono criticitÃ
Ricavi e occupazione cresceranno però ci sono ancora tanti ostacoli. Per superarli occorrono più investimenti, una strategia ben definita per lo sviluppo del settore e non solo: è difficile reperire personale qualificato
Potrebbe essere la chiave di volta nel New Green Deal se solo si puntasse con convinzione su questa tecnologia.
Centrale nel PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e nel Green Deal europeo, all'idrogeno viene dato sempre più peso come attore chiave per la transizione energetica. Italia ed Europa lavorano allo sviluppo di una filiera forte, che contribuirebbe a decarbonizzare tanti settori, dall'industria ai trasporti, dalla produzione di energia all'ambito residenziale.

Lo sanno bene gli oltre 90 soci di H2IT, l'Associazione italiana idrogeno e celle a combustibile che in occasione della sua partecipazione a Key Energy, la fiera di riferimento per il mercato delle energie rinnovabili, ha presentato un'anticipazione dell'Osservatorio H2IT sul settore idrogeno in Italia.
L'indagine è stata svolta proprio sui soci di H2IT, che rappresentano tutta la catena del valore dell'idrogeno dalla produzione fino agli usi finali. Ne emerge un quadro ottimista specialmente per il futuro prossimo, con le aziende che hanno ben chiari ostacoli e possibili soluzioni.
Il 2020 è stato un anno complicato per tanti comparti.
Le aziende socie di H2IT hanno però dimostrato un alto livello di resilienza: per il 60%, il fatturato del 2020 relativo alle sole attività idrogeno rispetto al 2019 è rimasto stabile, e per circa 1 su 3 (29%) è addirittura aumentato. Se si guarda alle aspettative per fine 2021 i dati sono ancora più incoraggianti.
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