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10/11/2021

economia

Eurozona: bene la crescita del PIL, ma attenzione all'inflazione

Azad Zangana (Schroders): Francia, Austria e Italia hanno superato le aspettative, mentre e Germania Spagna perdono il passo. L'energia spinge i prezzi verso l'alto

L'economia dell'Eurozona ha battuto le aspettative del consensus, crescendo del 2,2% su base trimestrale nel terzo trimestre, eguagliando i tre mesi precedenti. Il livello di attività è economica risulta essere inferiore solo dello 0,5% rispetto al picco pre-pandemico e ciò significa che la ripresa del Pil dovrebbe essere completata nel corso di questo trimestre.
Anche se i dati sul Pil aggregato dell'Eurozona hanno sorpreso al rialzo, i risultati dei principali Paesi membri sono stati più variegati.
A sorprendere maggiormente in positivo è stata la Francia, che è cresciuta del 3% rispetto all'aspettativa del consensus del 2,1% e al +1,3% messo a segno nel secondo trimestre. Ciò è dovuto al solido aumento dei consumi delle famiglie, a cui ha contribuito l'ulteriore allentamento delle restrizioni.
Anche l'Austria ha superato le aspettative, con una crescita del 3,3%, in calo rispetto al 4% del trimestre precedente. La terza sorpresa viene dall'Italia, che è cresciuta del 2,6%, solo in lieve calo rispetto al 2,7% del secondo trimestre.


Al contrario, la Germania ha deluso il consensus, con una crescita dell'1,8%, in calo rispetto all'1,9% del secondo trimestre. Pur trattandosi di un livello di crescita elevato su base storica, è evidente che i colli di bottiglia hanno ostacolato la ripresa nei settori manufatturieri tedeschi. Il livello del Pil tedesco è ancora inferiore dell'1,5% rispetto al picco pre-pandemico, rispetto a quello della Francia, inferiore solo dello 0,1%.
Si teme che la Germania si sia lasciata sfuggire la possibilità di sfruttare la solida ripresa della domanda globale di beni. Per mesi i nuovi ordini sono stati superiori alla produzione, portando a grandi arretrati, scorte esaurite e lunghi tempi di consegna. Le aziende sembrano aver risposto aumentando i prezzi, anche se in parte ciò è stato legato all'aumento dei costi per le materie prime.
Secondo gli ultimi sondaggi sulle aziende, sembra che la domanda stia ora rallentando, riducendo il potenziale di rimbalzo per i produttori tedeschi. Ciò potrebbe essere dovuto in parte alla debolezza esterna, soprattutto in Asia e in Cina, ma anche alla perdita di competitività, che è molto più preoccupante.


La Spagna ha visto l'attività accelerare al 2% nel terzo trimestre, rispetto all'1,1% del secondo, ma deludendo le aspettative del 2,7%. Pur con un certo ritorno del turismo nel trimestre, sembra che il ritardo nella rimozione delle restrizioni potrebbe aver contribuito a tale risultato. Il Pil spagnolo resta inferiore del 6,6% rispetto al picco pre-pandemico, rendendo evidente la sfida del ritorno alla normalità.

I costi dell'energia spingono l'inflazione ai massimi degli ultimi 13 anni


Nel frattempo, i dati flash sull'inflazione diffusi attualmente mostrano che l'inflazione della zona euro ha raggiunto il 4,1% su base annua, il tasso più alto da luglio 2008. L'inflazione energetica ha raggiunto il 23,5% su base annua, contribuendo con 2,1 punti percentuali al tasso principale. Questo a causa della ripresa dei prezzi all'ingrosso di petrolio e gas, scesi bruscamente l'anno scorso al culmine della pandemia.
Ciò che preoccupa è che l'inflazione energetica probabilmente aumenterà ancora e persisterà più a lungo, dato che i prezzi del petrolio sono saliti ulteriormente e c'è stato un forte aumento dei prezzi del gas all'ingrosso.



L'inflazione core, escludendo energia, alimentari, alcol e tabacco, è salita dall'1,9% al 2,1%. Anche se questo dato è molto più basso rispetto al tasso principale, è elevato su base storica. Tuttavia, circa un quarto di tale dato è determinato dall'inversione del taglio dell'IVA tedesca dal 2020 all'inizio di quest'anno. La distorsione verrà meno con il confronto annuale a gennaio 2022.

Le sfide all'orizzonte manterranno la politica monetaria accomodante


Nel complesso, gli ultimi dati sono ampiamente positivi e segnalano una continua ripresa, soprattutto nei settori dei servizi che sono stati impattati negativamente dalla pandemia. Tuttavia, vi sono timori crescenti che la domanda esterna di beni stia scemando, soprattutto in risposta all'aumento dei prezzi causato principalmente dai colli di bottiglia sul lato dell'offerta.
Nel frattempo, l'inflazione è attesa in ulteriore aumento e potenzialmente potrebbe andare a danneggiare la fiducia dei consumatori, riducendo il contributo proveniente dalla spesa delle famiglie, che è vista come il driver principale di crescita nel 2022.



Per la BCE, il messaggio dopo il meeting di ottobre è stato forte e chiaro: il Consiglio direttivo prende atto dei buoni progressi della ripresa, ma ritiene ci sia ancora strada da fare. La BCE ha mantenuto invariata la politica monetaria e ha mandato un messaggio cauto ma ottimistico sull'outlook.
L'Eurotower ha avvisato che a tendere l'inflazione salirà, ma ritiene che la maggior parte dei fattori che stanno influenzando i prezzi siano temporanei. Sono causati soprattutto da distorsioni momentanee (come l'IVA in Germania) ed elementi esterni (l'energia all'ingrosso) che dovrebbero venir meno entro la fine dell'anno.
La BCE dovrebbe porre fine alla parte del Quantivative Easing legata alla pandemia entro marzo dell'anno prossimo. Tuttavia, le aspettative sono che proseguirà con altre tipologie di acquisti dopo marzo ed è chiaro che non è pronta ad alzare i tassi nel breve termine.

Azad Zangana, Senior European Economist and Strategist, Schroders


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