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06/10/2021

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Mercato del lavoro: crescono quasi solo i contratti a tempo determinato

Circa il 90% dei posti di lavoro creati dall'inizio del 2021 è stato attivato con un contratto a termine. Modesta la dinamica delle posizioni a tempo indeterminato

La pandemia ha inciso pesantemente sul lavoro, e la ripresa vede le imprese offrire per lo più contratti a termine, dopo l'ondata di licenziamenti che ha interessato il nostro Paese. La crisi del resto ha costretto molte aziende a compiere scelte occupazionali, pur in presenza della sospensione dei licenziamenti per alcuni settori. Ma, nonostante tutto, i dati indicano che qualcosa si sta muovendo, anche se la prudenza frena le scelte di prospettiva.
Secondo una nota del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e dalla Banca d'Italia infatti la dinamica occupazionale prosegue a ritmi superiori a quelli del 2019.
Dopo la crescita registrata a luglio, ad agosto, come negli anni passati, si è interrotto il processo di creazione di nuovi posti di lavoro che tipicamente si concentra nei primi sette mesi dell'anno. Sono stati attivati 375 mila impieghi a fronte di 411 mila cessazioni: il saldo è stato negativo e pari a -36.000 posizioni, un valore significativamente migliore di quello registrato nello stesso mese del 2019 (-77.000). Dall'inizio del 2021 sono stati creati oltre 830.

000 posti di lavoro, a fronte dei 327.000 del 2020 e dei 689.000 del 2019.

La crescita c'è grazie alle posizioni di lavoro a termine


Quasi il 90% dei posti di lavoro creati dall'inizio del 2021 è stato attivato con un contratto a termine (al netto delle cessazioni). La modesta dinamica delle posizioni a tempo indeterminato, marcatamente inferiore anche a quella osservata nel 2020, risente del numero ancora esiguo di nuove assunzioni e trasformazioni di impieghi già in essere (-23,8% nei primi otto mesi dell'anno rispetto allo stesso periodo del 2019). Anche il numero delle cessazioni è rimasto modesto, nonostante la rimozione, dal 1° luglio 2021, della sospensione delle procedure di licenziamento per circa quattro milioni di lavoratori a tempo indeterminato dei comparti edile e industriale (con l'eccezione del tessile, dell'abbigliamento e della pelletteria).
Si stima che in luglio l'eliminazione del vincolo abbia sbloccato circa 10.000 licenziamenti, riportandone il numero sui livelli medi del 2019. I licenziamenti sono però tornati già ad agosto su valori estremamente contenuti, per effetto sia della ripresa ciclica sia del perdurare di condizioni favorevoli per l'accesso ai regimi di integrazione salariale.



Rafforzata la crescita nei servizi, trainati dal turismo


A luglio e agosto l'industria ha continuato a crescere a ritmi superiori a quelli precedenti la pandemia: nei primi otto mesi del 2021 sono stati creati 138.000 posti di lavoro. In particolare, alla positiva dinamica delle costruzioni (64.000 posti di lavoro in più da gennaio 2021) si è affiancato il graduale recupero della manifattura che, dopo la stagnazione del 2020, ha registrato a fine agosto un saldo positivo di 65.000 posizioni create dall'inizio dell'anno.
A luglio e agosto si è anche rafforzata la tendenza positiva dei servizi, trainati dal commercio, dai settori ricreativi (arte, cultura, sport e tempo libero) e soprattutto dal turismo che ha superato i livelli dello stesso periodo del 2019. Tuttavia nelle grandi città il recupero è rimasto parziale: a Roma, Milano, Venezia, Napoli, Firenze e Palermo le attivazioni nette tra gennaio e agosto di quest'anno risultano ancora inferiori a quelle dello stesso periodo del 2019.

Anche l'occupazione femminile recupera


Si è gradualmente riassorbito il divario di genere osservato nel 2020, che era stato alimentato anche da fattori di offerta di lavoro riconducibili agli accresciuti carichi di cura familiare.

Nei primi otto mesi del 2020 le donne avevano occupato solo un terzo delle posizioni di lavoro create (circa 108 mila su 327 mila); quest'anno la quota è salita al 43% (361.000 su 832.000), in linea con l'incidenza della forza lavoro femminile sul totale dell'occupazione. Anche i giovani sono stati favoriti dalla ripresa delle assunzioni.

Le dinamiche locali


La crescita della domanda di lavoro nei primi otto mesi del 2021 è stata eterogenea tra le regioni e i territori. In rapporto al numero di addetti le attivazioni nette sono aumentate in misura relativamente inferiore nel Centro Nord rispetto al Mezzogiorno: l'impatto del blocco dei licenziamenti sul saldo occupazionale è stato maggiore nel Sud e nelle Isole dove i contratti a tempo indeterminato venivano tradizionalmente interrotti con maggiore frequenza. Il Veneto è l'unica regione in cui la dinamica della domanda è stata meno favorevole che nel 2019, a causa delle gravi perdite registrate dal settore turistico in primavera, concentrate nella provincia di Venezia e in misura inferiore in quella di Verona. La crescita della Lombardia è attribuibile soprattutto alla provincia di Milano, mentre nelle altre località lombarde gli andamenti sono stati molto eterogenei: le difficoltà del comparto tessile e dell'abbigliamento hanno contribuito al peggioramento a Como, Varese e Pavia.



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