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08/09/2021

leisure

L'automazione del lavoro provoca strategia e governance

Ci sono migliaia di applicazioni, eppure il marketing è in continuo movimento

Quando qualcuno mi domanda quale sia il settore in cui la tecnologia ha fatto compiere un balzo in avanti importante rispetto al passato rispondo sempre che è il marketing.
Se la produzione ha potuto giovarsi dell'automazione, dei robot e la progettazione delle immagini 3D e dell'intelligenza artificiale, il marketing è certamente il settore su cui il digitale ha fatto la differenza.
La raccolta dei dati e la relativa rielaborazione ha permesso di conoscere meglio i clienti, ma anche di scoprire nuovi modi per raggiungerli, per seguirli e per farli diventare dei testimonial.
Il numero di applicazioni software dedicate al marketing è infinito e ogni giorno arrivano sul mercato novità. Quando nel 2014 il New York Times aveva provato a contarle, erano oltre 5000 le più note, oggi una stima fatta da Arstechnica parla di oltre 70000!
Sono numeri enormi e ognuna di queste soluzioni guadagna molto probabilmente abbastanza per sfamare i propri creatori. E poi vanno considerate le acquisizioni, integrazioni e via di seguito.
Ma perché c'è tanto interesse verso queste applicazioni? Perché si sta alzando l'asticella dell'automazione, della ricerca delle nicchie e soprattutto perché così le persone nelle aziende si possono concentrare sulle strategie e non sull'operatività.


Una macchina, che sia un algoritmo o un'intelligenza artificiale, farà sempre meglio di una persona nell'individuare un target e proporre la pubblicità sui social o nei motori di ricerca, rispetto a un professionista iperspecializzato, sia per il tempo a disposizione, che è di 8 ore e non 24 al giorno, sia per la prontezza nel rilevare le differenze.
Se si vuole proporre un prodotto/servizio in ogni parte del mondo, se non si dispone di una buona automazione, diventa estremamente costoso in termini di personale.
Ma non è il punto, perché quel che conta è l'efficienza.
Il marketing automatico è incredibilmente più efficiente e il proliferare di soluzioni è dovuto al fatto che si tratta di un mix tra strumenti di analisi dei dati e di applicazione di regole che permettano l'individuazione del cliente potenziale, la buyer persona.
In mezzo c'è di tutto, con le soluzioni più concrete o fantasiose.
Questo genere di approccio, comunque, si sta diffondendo anche in altri settori aziendali. Abbiamo visto come il digitale possa supportare le risorse umane a gestire lo smartworking, ma anche la formazione attraverso sistemi predittivi e automatizzati.

Lo stesso sta avvenendo per i CFO, dove gli strumenti di analisi si accordano con la raccolta dei dati in tempo reale, interni o esterni, per pianificare gli investimenti, o la logistica che spesso è già automatizzata ma ha imparato a perfezionarsi.
Si potrebbe quasi sostenere che l'automazione sia l'evoluzione del lavoro, ma in realtà è un lavoro di tuning e di ricerca continua, che corrisponde a una biforcazione delle attività di un'azienda. Da un lato la strategia e la tattica, attività di pensiero guardando al futuro, e dall'altra chi deve governare i processi, orientati al presente leggendo il passato.
In sostanza, le aziende hanno uno sguardo al futuro e al presente molto differenti, con management che deve riuscire a convivere senza perdersi nello strabismo tra futuro e presente.
I leader dovranno riuscire a far accordare la strategia e la governance per ottenere i migliori risultati e probabilmente una delle skill più importanti non sarà la capacità di ascolto, quanto quella di negoziazione.
Un piccolo cambio di paradigma che per qualche azienda che ha automatizzato molti processi di creazione e di produzione e vendita con la pandemia si sta trovando ad affrontare.



Nel settore della moda, giusto per fare un esempio, ma nel nostro Paese vale anche per la micro meccanica di precisione e per molti altri, il problema sta emergendo, non è più nascosto. Il board delle aziende si trova a dover affrontare sfide diverse rispetto al passato e i C-level devono adattarsi rapidamente.
Se prima bastavano i numeri in fondo alle righe di bilancio, oggi si deve porre attenzione alle novità, come l'ESG, la reputazione o il benessere dei dipendenti e vengono richieste competenze diverse. Prima basta saper far collaborare le persone, oggi serve un lavoro di "accordo", come per gli strumenti di un'orchestra.
Un'evoluzione importante, perché non è più la capacità di dirigere un'orchestra quella che è "in ballo", ma la capacità di saper allestire un intero spettacolo motivando e gestendo le complessità.
Nei prossimi anni capiremo se è solo una moda temporanea o una best practice definita.


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