La corsa nello spazio e la tecnologia - Punto e a capo - @gigibeltrame
Le azioni di Virgin Galactic e il supporto tecnologico nell'epoca del business
Il business si è sempre alimentato di due cose: investimenti e tecnologia.
La questione Virgin Galactic sta diventando un caso esemplare.
Infatti, dell'idea di portare nello spazio le persone, sebbene per breve tempo, si sono innamorati diversi business miliardari, anche perché la fase iniziale delle operations ha dei costi impossibili.
Ma non è il punto.
Per portare dei viaggiatori nello spazio servono investimenti e tanta tecnologia, sia a livello progettuale sia a livello costruttivo.

Ovviamente Branson non è l'unico ad avere avuto questa intuizione, c'è Bezos e ovviamente Musk, ma ognuno ha voluto declinare la "gita spaziale" in maniera diversa.
Branson ha scelto un viaggio di due ore e mezza per provare l'ebrezza dell'assenza di gravità e una vista mozzafiato (con buona pace dei terrapiattisti).
Bezos ha scelto pochi minuti.
Musk, che è l'unico dei tre che non volerà, pensa a un week-end.
Versioni diverse, costi diversi, prestazioni diverse.
Le azioni di Virgin Galactic ne hanno giovato, nel brevissimo, e così sperano tutti gli altri progetti.
Ma come si è arrivato a questo punto?
La tecnologia permette oggi di studiare dei modelli di velivoli attraverso simulazioni realizzate con intelligenza artificiale tali per cui la micro gravità, che è una cosa ben diversa dell'assenza di gravità, è facilmente raggiungibile.
Il volo di Richard Branson ha dimostrato che con una buona simulazione è possibile creare dei velivoli che portino in alto una navicella che possa poi procedere da sola e atterrare su una pista.
In fondo, è semplicemente un'evoluzione dello Space Shuttle, ma con caratteristiche differenti perché nel tempo sono stati perfezionati gli studi.
Un'impresa come quella di Branson, realizzata a cavallo tra gli anni 70 e 80 sarebbe costata, secondo stime, 300 volte di più, semplicemente in termini di ore uomo.