Lo smartworking aumenta il rischio della delocalizzazione?
Per continuare ad ottenere un vantaggio competitivo, le imprese saranno tentate di delocalizzare le attività di lavoro remoto verso Paesi dove il costo della manodopera è più basso, come è accaduto in passato per i servizi IT o i call center
E' stata la risposta di imprese e lavoratori ad una situazione di emergenza, ma dopo 18 mesi ha cambiato forse per sempre le modalità in cui si lavora.
Complice anche il fatto che il virus non è ancora stato completamente debellato.
Dall'inizio della pandemia infatti, il lavoro da remoto si è imposto come la nuova normalità. Quando la crisi sarà terminata, questo cambiamento culturale potrebbe permettere alle aziende delle economie avanzate di assumere talenti in modalità smartworking nei Paesi emergenti, riducendo il costo del lavoro. Coface stima che il numero totale di posti di lavoro in smartworking nelle economie a reddito elevato si aggira intorno ai 160 milioni, mentre il numero di lavoratori a distanza potenziali nelle economie a basso e medio reddito si avvicina ai 330 milioni.

Per le economie emergenti, queste potenziali delocalizzazioni virtuali potrebbero diventare un pilastro di sviluppo.
Per identificare i possibili protagonisti di questo fenomeno, Il sud-est asiatico resta una regione a forte potenziale, in particolare India e Indonesia, così come altri grandi emergenti tra cui Brasile e Polonia.
Questa tendenza potrebbe minacciare la stabilità politica nei Paesi avanzati e aggravando le pressioni economiche sui lavoratori.
La tentazione della delocalizzazione virtuale
Negli ultimi decenni, la delocalizzazione dell'attività industriale e lo sviluppo delle catene del valore mondiali sono stati uno dei principali motori di crescita della produttività.
Tuttavia, da molti anni ormai, questi benefici di produttività e rendimento sono diminuiti.
Per continuare ad ottenere un vantaggio competitivo, le imprese saranno tentate di delocalizzare le attività smartworking verso Paesi dove il costo della manodopera è più basso, come è accaduto in passato per i servizi IT o i call center. Coface stima che le imprese francesi risparmierebbero il 7% sul costo del lavoro se un impiego in smartworking su 4 fosse delocalizzato.
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