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07/07/2021

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Dati preziosi come l'aria. Il manifesto del mondo che verrà? Fuori i dati! Rompere i monopoli sulle informazioni per rilanciare il progresso

Occorrono regole di accesso, perché la concentrazione del potere dell'informazione è un bene per pochi, ma un male per l'innovazione, la cooperazione e per ciascuno di noi

Una soluzione possibile, controtendenza, con la quale promuovere al tempo stesso una tutela reale del valore dei dati e sfruttare a pieno, attraverso la loro circolazione e utilizzo, una crescita economica inimmaginabile. Tutto questo si potrà ottenere solo capovolgendo culturalmente e giuridicamente il dibattito in corso tra le sponde dell'Oceano in tema di tutela dei dati.
E' questo l'universo in cui si muove la riflessione di Thomas Ramge e Viktor Mayer-Schonberg nel loro recentissimo lavoro "Fuori i dati! Rompere i monopoli sulle informazioni per rilanciare il progresso", edito da Egea.
Gli autori, da tempo impegnati in un confronto a distanza con i decisori politici su come trasformare concettualmente l'idea di dato e del suo valore, non fanno mistero di ritenere che occorra rendere aperto l'accesso ai dati, alle informazioni e alla conoscenza se si vuole contrastare le asimmetrie di potere ed eliminare l'indebita posizione di dominio digitale basata sulle informazioni.
Abbiamo bisogno di un accesso ai dati molto più ampio per far avanzare il progresso scientifico, sociale ed economico al servizio di uno sviluppo sostenibile.

Occorrono regole di accesso, perché la concentrazione del potere dell'informazione è un bene per pochi, ma un male per l'innovazione, la cooperazione e per ciascuno di noi.
Il tema porta alla questione del potere delle informazioni. Spesso la discussione è unilaterale e difensiva, come se la risposta stesse nel continuare a mantenere le persone in uno stato di ignoranza piuttosto che nel responsabilizzarle. Il più delle volte, tuttavia, la questione del potere delle informazioni non viene nemmeno sollevata. Questo per tre ragioni: manca la comprensione della natura del potere, perché non rende giustizia al ruolo giocato dalle tecnologie dell'informazione e perché le risposte politiche agli squilibri di potere delle informazioni introdotti dalla tecnologia sono rare. Il potere delle piattaforme deriva dalla loro capacità di raccogliere e analizzare le informazioni digitali, di mantenerne il controllo esclusivo o di distribuirle se e quando fa loro comodo.
Negli ultimi vent'anni i legislatori delle democrazie occidentali hanno cercato di contenere il potere delle informazioni delle aziende digitali in ascesa adottando una regolamentazione rigorosa.

Che si trattasse di diritto del lavoro, diritto della protezione dei consumatori, diritto amministrativo, diritto d'autore, diritto dei media hanno stabilito un numero crescente di regole per limitare l'accesso ai dati a favore dei più grandi vincitori del capitalismo dei dati. Il Regolamento generale sulla protezione dei dati dell'Europa (GDPR), forse l'esempio più evidente, in definitiva era volto a ostacolare i giganti e i dati e a dare ai cittadini europei la sovranità sulle loro informazioni personali.
Ma, secondo gli Autori, le leggi europee sulla protezione dei dati di fatto hanno aiutato le piattaforme digitali a espandere il potere delle informazioni nelle loro mani e a creare le loro economie digitali centralmente pianificate. Il prezzo che paghiamo è la dipendenza individuale ed economica a dispetto - e in parte anche a causa - delle leggi sulla privacy, poiché la maggior parte della responsabilità di quando e come usare i dati viene fatta ricadere sull'individuo.
Occorre cambiare passo e registro, suggeriscono nel libro: i Paesi devono sviluppare una strategia attiva piuttosto che reattiva e difensiva nei confronti della concentrazione del potere delle informazioni.


Spetta al resto del mondo costringere i giganti dell'informazione, ovunque si trovino, a condividere la loro ricchezza di dati con gli altri. Dobbiamo aprire l'accesso alle informazioni a tutti: cittadini e scienziati, startup e aziende affermate, così come al settore pubblico e alle ONG.
La possibilità di una liberazione digitale è reale: strumenti informativi straordinari nelle mani di pochi potrebbero invece conferire potere a tutti coloro che hanno un po' di familiarità con la tecnologia dell'informazione.
L'Europa potrebbe reinventarsi come il continente più innovativo del mondo: poiché l'accesso ai dati sarebbe aperto e ampio, ci sarebbe abbondanza per tutti della risorsa più importante del mondo. Altre democrazie innovative potrebbero unirsi. E invece di perdere i loro migliori data scientist a vantaggio degli Stati Uniti, queste nazioni richiamerebbero i più brillanti e i migliori da tutto il mondo, attratti dalla diversità culturale, dalla democrazia, dalla coesione sociale e, non ultimo, dalle migliori condizioni di lavoro per chiunque cerchi di trasformare i dati in conoscenza.
È ora che l'Europa elabori questa strategia, perché né gli oligopoli di dati né il mercantilismo di dati semi-governativo prevalente in Cina sono compatibili con i valori e gli interessi europei.


Ma per raggiungere questo obiettivo dovremo dire addio al principio di minimizzazione dell'uso dei dati. Dobbiamo capire che un Regolamento generale sull'uso dei dati è necessario per la prosperità e la democrazia tanto quanto un Regolamento generale sulla protezione dei dati è necessario per proteggere i diritti individuali. Sono due facce della stessa medaglia.
Come bene digitale pubblicamente accessibile, i dati non scompaiono se sempre più persone li usano. Questo perché i dati si trasformano in valore solo quando vengono usati. E il loro valore aumenta a ogni uso aggiuntivo. È semplicemente assurdo lasciare che poche società ricche di dati limitino il valore e le intuizioni che la società può ottenere da essi.
I monopoli di dati sono un furto di progresso. L'uso dei dati è un servizio al bene comune. E tutti noi capiremo che il vantaggio dei dati emerge dal loro uso. Più spesso li usiamo e con gli scopi più diversi, maggiore sarà il valore economico e sociale che raccoglieremo. Il mondo prima percepirà e poi misurerà con precisione che, quando regna il libero accesso, i dati per tutti sono un bene per tutti.

Titolo: Fuori i dati! Rompere i monopoli sulle informazioni per rilanciare il progresso
Autori: Thomas Ramge e Viktor Mayer-Schonberg
Editore: Egea

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