La televisione conserva un ruolo molto importante, anche a livello di budget.
Un secondo elemento che emerge con chiarezza è che un progetto di Branded Entertainment ha un DNA transmediale, con oltre il 45% dei progetti pensato per lavorare su tutti i canali senza distinzione, con strategie di comunicazione interessanti.
Questa è sempre stata una caratteristica del Branded Entertainment che offre una grandissima capacità di amplificazione.
Un mercato che cresce, ma crescono anche le competenze?
La transmedialità ha un impatto importante sulla filiera, perché risulta ancora molto articolata e allargata, con specializzazioni sempre più spinte.
In sintesi posso dire che la progettualità coinvolge molti interlocutori, che vanno dall'agenzia creativa al centro media e che interagisce direttamente anche gli editori.
Non ci sono modelli consolidati, ma credo che sia cresciuta la disponibilità da parte di ogni attore della filiera a fare il proprio lavoro in maniera un pochino più mirata.
Sta crescendo il rispetto dei ruoli e delle competenze specifiche ed emerge una una strategia di comunicazione e di marketing, ma soprattutto di business e di obiettivi specifici e i brand possono trarne beneficio.
Uno sguardo al futuro.
Il Branded Entertainment non più visto come una possibilità tattica, ma proprio come un'opportunità strategica decisiva per la comunicazione. I brand devono iniziare a utilizzare questo ecosistema in maniera completa e non a pezzettini, diciamo proprio in modo strategico.
Le grandi aziende hanno certamente più opportunità , mentre le piccole fanno molta fatica ma hanno compreso l'importanza.
Le grandi e le piccole aziende sempre di più si stanno confrontando in uno scenario media che chiaramente sta cambiando.
Questa è una cosa che diciamo da sempre, ma è sempre in rapida e costante trasformazione.
Stiamo andando incontro a una frammentazione delle audience.
Se guardiamo alla televisione, nell'accezione della smart tv, resta il device principale, ma la diffusione del contenuto passa su tutti i tipi di device, su canali lineari tradizionali o via internet come Netflix, Youtube o Facebook.
Abbiamo un'amplificazione esponenziale della scelta per il consumatore e quest'ultimo è diventato sempre più consapevole.
Il potere del telecomando è diventato il potere degli schermi e delle piattaforme.
Nei mercati più evoluti come gli Stati Uniti, abbiamo visto un brand come Pepsi che a febbraio di quest'anno per una settimana ha realizzato un progetto in collaborazione con Fox per creare uno show in prime time di mezz'ora con un jackpot da 250mila euro.
Era un trivial game, ma chiaramente amplificato dalla possibilità di giocarlo tramite un'applicazione mobile e codici QR per giocare nel punto vendita.
Un esempio interessante di coinvolgimento.
I consumatori amano le forme di intrattenimento più ingaggiati e più appealing e le premia.
Non vuole essere costretto a guardare un contenuto e non ama che quel contenuto venga interrotto.
La ricerca di un coinvolgimento passionale ed emotivo sta impattando fortemente sull'industry.
I titoli di coda di fatto ne hanno fatto le spese con i bottoni salta all'episodio successivo, con una certa rivolta delle associazioni più strutturate.
E' un cambio culturale che vediamo emergere. Se vogliamo, possiamo collegarlo al gesto agli europei di calcio da parte di Cristiano Ronaldo che è sposta una bibita o di altri giocatori che hanno spostato altre tipologie di bibite.
Il messaggio è piuttosto chiaro: il prodotto è fuori luogo ed è un'interruzione alla comunicazione perché non ha nessun ruolo in quel momento.
Non è un posizionamento legato alla caratteristica del prodotto e quindi alla fine stride e si presta a questi gesti.
A mio avviso, i brand devono liberarsi dall'idea di dover necessariamente sempre far vedere il proprio prodotto, ma rendersi molto più interessanti attraverso le storie valoriali e le caratteristiche.
La materializzazione del prodotto fa fatica a colpire nel segno e questa è la dimostrazione che la comunicazione deve seguire la contemporaneità .
Il lusso vive ancora di presenza, ma è una questione di linguaggio e di tipologia di prodotto.
Tra i valori, quelli legati alla sostenibilità stanno emergendo?
Posso dire che il branded entertainment è sempre stato il modo principale di racconto di tematiche di questo tipo, perché sono argomenti che richiedono un certo periodo di tempo per venire comunicati, servono spiegazioni, narrazioni articolate e quindi spazi adeguati.
Questo tema sta diventando centrale nelle scelte dei consumatori, perché vengono preferite sempre più le aziende che hanno "buone pratiche" anche dal punto di vista della sostenibilità .
Anche in Italia inizia a essere un tema significativo e le aziende hanno bisogno di comunicare questi temi che sono estremamente delicati.
Infatti, la comunicazione non basta, bisogna che le azioni siano reali, concrete, tangibili e misurabili e in qualche modo anche verificabili da parte del mercato.
Le comunicazioni "fake" diventano dei veri e propri boomerang per le aziende.
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