Lavoro: come trovare un equilibrio nella remote collaboration
Emanuele Castellani (Cegos): ad oltre un anno dall'inizio della pandemia per i manager le soft skill sono sempre più utili per affrontare la quotidianità lavorativa
Nell'ultimo anno chi non ha avuto a che fare con colleghi via Zoom o Teams, a volte ininterrottamente per 8 ore al giorno?
Il lavoro da remoto è diventato tutto ad un tratto il mezzo fondamentale di business continuity, le dinamiche di team d'improvviso solo virtuali e la collaborazione a distanza essenziale.
"Sebbene per la maggior parte delle persone adattarsi a un modo di lavorare quasi del tutto nuovo non sia stato semplice, è anche vero che è avvenuto piuttosto rapidamente.
Ora, però, si apre la sfida della stabilizzazione di questa modalità, in un contesto generale che per le imprese resta ancora incerto.

Anzi, secondo un nuovo acronimo lo si potrebbe definire BANI (Brittle, Anxious, Non-linear, Incomprehensible): fragile, preoccupante, non lineare, incomprensibile", commenta Emanuele Castellani, CEO di Cegos Italy & Cegos Apac.
"Come affrontarlo, dunque? Occorre certamente trovare un nuovo equilibro, ma anche continuare a far leva sulle soft skill, soprattutto adottando pienamente la forma mentis dell'agire agile, che alimenta la remote collaboration, competenza ormai imprescindibile.
È necessario agire sul bisogno di prossimità degli individui tramite maggiore interazione, vicinanza e scambio, anche se necessariamente da remoto.
Le politiche di diversity e CSR poi, devono andare nella direzione dell'inclusione anche in un ambiente ibrido (in presenza o da remoto, sincrono o asincrono)".
Cegos Italia, parte del Gruppo Cegos tra i principali player del Learning & Development, suggerisce cinque ambiti di attenzione più uno per affrontare al meglio, dopo un anno di sperimentazione, la remote collaboration tra persone, spesso distanti non solo fisicamente, ma magari diverse anche per provenienza e background culturale: