Ripresa post-pandemia: imprese italiane positive sul futuro
Enrico Rovere (Duff & Phelps): le leve su cui puntare per la ripartenza risultano essere la digitalizzazione, il potenziamento delle filiere nazionali, la flessibilità dell'organizzazione e la valorizzazione dei giovani talenti
Nonostante il difficile anno appena trascorso abbia avuto un impatto molto significativo sul tessuto imprenditoriale e produttivo nazionale, a causa delle restrizioni introdotte per contenere la diffusione della pandemia di COVID-19, le aziende italiane guardano con un certo ottimismo al futuro.
E' ciò che emerge da una survey di Duff & Phelps, una divisione di Kroll, realizzata su un campione di aziende rappresentative dei principali settori produttivi italiani per analizzare lo scenario imprenditoriale nazionale dopo il lockdown e le prospettive di ripresa per i prossimi mesi e oltre.

Un ottimismo che è nei dati: il 39,1% degli intervistati ritiene infatti che già nel 2021 il giro d'affari ritornerà ai livelli pre-crisi, recuperando il gap causato dalla pandemia.
Per raggiungere questi obiettivi, secondo 1 imprenditore su 5, occorrerà puntare in modo massiccio sulla digitalizzazione, riconosciuta come una leva fondamentale per rendere più efficienti i processi, soddisfare le nuove esigenze dei consumatori emerse durante l'emergenza sanitaria e cogliere appieno le potenzialità della ripresa.
La survey ha fatto emergere come i mesi di lockdown forzato della primavera dello scorso anno abbiano lasciato un forte segno su attività e fatturato aziendali.
I due terzi del campione ha infatti riportato di aver registrato una contrazione del fatturato nel 2020, nella maggior parte dei casi tra il 10% e il 50%, ma risulta interessante notare che il 21% non ha segnalato impatti significativi sul giro d'affari e il 13% ha addirittura registrato una crescita dei ricavi.

Guardando al futuro, non mancano però gli spunti positivi: la percentuale più ampia - il 41,7% degli intervistati - prevede infatti un aumento del fatturato nei prossimi 6-12 mesi, mentre per il 21,7% i ricavi rimarranno stabili; il restante 36,6% prevede invece una diminuzione degli introiti.
Il senso di ottimismo lo si ritrova anche in relazione alla previsione su quando il fatturato ritornerà ai livelli pre-crisi: il 40% del campione ritiene che ciò accadrà nel 2022, ma per il 39,1% questo si verificherà già nel 2021.
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